Era il 21 novembre 2018 quando Il Giornale titolava: “Boicottato il film sulle foibe“ per parlare del caso di Red Land – Rosso Istria, un film di Maximiliano Hernando Bruno che raccontava la Seconda Guerra Mondiale in Istria e che ricostruiva la morte di Norma Cossetto, studentessa di Visinada che nel 1943 morì accanto alla foiba di Villa Surani. Per la distribuzione del film le forze politiche della destra italiana fecero un gran rumore.
L’articolo pubblicato sul Giornale faceva un elenco delle sale che in Italia avrebbero proiettato il film, con una punta di amarezza per la scarsità dei numeri riportati anche dalla pagina Facebook Venice Film, la casa di distribuzione.
Come faceva notare NeXt Quotidiano il 20 novembre, non ci si poteva aspettare numeri da cinepanettone dal momento che ogni distribuzione ha costi piuttosto elevati (vi invitiamo ad approfondire su Bari Inedita e Cinemecum). Come ricostruiva Wu Ming il 22 gennaio 2019 sulla base dei dati raccolti dalla Regione Veneto e dalla Regione Lazio, la produzione aveva presentato due richieste di finanziamento:
La casa di produzione Venice Film nelle due domande di finanziamento presentate alle Regione Veneto nel 2014 e alla Regione Lazio nel 2017 ha stimato i costi di realizzazione di Rosso Istria rispettivamente in 401.000 € e 645.000 €. Pochini per un kolossal, ma troppi per sperare di vederli tornare indietro.
Gli incassi di un mese di proiezione, riportati da The Numbers, roteavano intorno a una cifra di 140.000 euro, decisamente pochi se si pensa che in un mese di proiezione si può fare molto di più e se parliamo di almeno 30 sale. La stampa orientata a destra e le forze politiche di destra parlarono di boicottaggio, specie nella persona di Matteo Salvini che in un post pubblicato il 19 novembre 2018 scrisse: “Stanno facendo di tutto per boicottare Red Land – Rosso Istria”.
Non veniva reso noto, tuttavia, da quale parte o da quale realtà arrivasse il boicottaggio, e su questo aspetto Wu Ming fa notare che sulla pagina Facebook ufficiale del film, con un tono scandalistico, si parlava di “anomalie” nel feedback del pubblico che sui portali più accreditati commentava e votava il film. Per ovviare al boicottaggio, dunque, il team invitava tutti gli utenti a iscriversi a MyMovies e a votare il film:
E’ IN CORSO UN ATTACCO PER SCREDITARE IL FILM SUL SITO MYMOVIES!
Dopo aver stranamente censurato il giudizio del pubblico nei primi due giorni di programmazione del film, ieri c’è stata l’ennesima anomalia. Nel giro di qualche ora sono arrivati circa 80 voti tutti negativi per abbassare la media voto del film. Non possiamo dire se sia una cosa interna o esterna al sito ma in ogni caso è del tutto evidente il tentativo vergognoso di screditare il lavoro eccezionale artistico e tecnico fatto per il film in modo da influenzare le persone a scegliere altri film rispetto al nostro. Questo è dato dal successo di pubblico e di critica che sta avendo il film nonostante le poche sale ed in certi casi gli orari non di prima fascia…tutto questo evidentemente da fastidio. Invito tutti a VOTARE e commentare il film sul sito per contrastare questa infamia. Bastano due minuti, cliccate il link qui sotto e accedendo alla pagina del film, dopo cliccate su vota, vi sarà chiesto di inserire la vostra mail, dopo dovete confermare il voto tramite un messaggio che riceverete via mail. Infine basterà inserire una password e un nominativo di fantasia. CONDIVIDETE! CONDIVIDETE! E’ IMPORTANTE!
Ciò su cui si dovrebbe riflettere, in primo luogo, è che andare a vedere un film non significa che dopo la visione vi sia un giudizio positivo, e questo è quanto avevano riferito gli stessi parenti di Norma Cossetto nella persona di Licia, la sorella: “(Licia) Aveva voluto affidare le sue memorie a un libro. Dei suoi racconti nel film c’è poco, lei era stata molto precisa sui particolari che diventavano fondamentali per riandare a quei momenti e al cuore della sorella”, e ancora riferisce la parente Erminia Bernobi: “Il film? Lento con tante imprecisioni. Mi ha fatto male, ma non mi ha commossa”.
Continuava Giorgio Tessarolo: “Lento e troppe scene inutili, ridondanti. Manca completamente il nesso con l’esodo, che è la nostra vera tragedia”. Infine La Voce, che aveva appunto raccolto le testimonianze dei parenti che avevano assistito alla proiezione di Red Lands a Trieste, scrive:
Alla domanda se andrebbero a rivederlo, la risposta è no.
Ma è stato un bene produrlo?
La risposta è: basta che se ne parli.
Colpisce il dolore, che il film è riuscito a riportare a galla.
Lo fareste vedere ai ragazzi delle scuole.
Il no è unanime.
Non ci volle molto per iniziare a parlare di un film ottimo nelle intenzioni ma scarso nel risultato, come scriveva 1977 Magazine il 22 novembre 2018 descrivendo la pellicola con queste parole:
150 minuti interminabili. Il film è un mezzo disastro estetico che dalla sua ha, forse, solamente le ottime intenzioni. L’episodio storico di Rosso Istria meriterebbe palcoscenici di prima categoria, ma viene affossato dalla messa in scena da soap opera, dalla cattiva recitazione, dalla sciattezza della scrittura e dalla regia, decapitata da una fotografia degna della copertina di “Grand Hotel”. Gli interpreti, tra cui Selene Grandini, giovane meteora della tv pomeridiana, hanno come unico merito quello di figurare nei titoli di testa insieme Franco Nero.
Si sottolineava, per esempio, il grande nome di Franco Nero ridotto a un ruolo marginale, soffocato dall’interpretazione di Selene Gandini (Norma Cossetto) e Romeo Grebensek (capo croato). Come scriveva Sentieri di Cinema il 22 novembre 2018:
Tutto è un po’ confuso, e non siamo certi che chi non abbia un minimo di informazioni sui fatti capisca tutto quanto. Ma per tali motivi, questa storia avrebbe meritato un po’ di qualità cinematografica in più per diventare memoria del passato e monito per il futuro. Se non altro perché solo i grandi film interrogano davvero sulle pagine oscure o controverse della storia: gli altri, quelli che puntano solo alla pancia e non anche al cervello e agli occhi dello spettatore, lasciano sovente ognuno sulle proprie posizioni.
Il 21 gennaio 2019 Giorgia Meloni pubblicò un post su Facebook in cui annunciava la vittoria di Fratelli d’Italia sulla messa in onda in prima serata di Red Land su RaiTre, l’8 febbraio. Tuttavia, i primi a dissentire sulla notizia furono proprio i diretti interessati. Repubblica, in un articolo dell’1 febbraio 2019, riportava le dichiarazioni di Renzo Codarin, presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia:
La nostra è una storia d’Italia: vorremmo che tutti cercassero di divulgarla, ma non di strumentalizzarla. La mia associazione è apartitica, infatti sono in molti ad averci aiutato per questo film, non solo Fratelli d’Italia. I fondi che noi abbiamo messo per realizzarlo derivano anche dalla legge dello Stato 72 del 2001 che finanzia le attività che noi svolgiamo per divulgare la nostra storia.
In questo periodo ci sono state anche altre strumentalizzazioni su questo film, addirittura da parte di CasaPound a Trento. Mettono tutti il cappello su questa cosa. Ma è una storia che deve valere per tutti gli italiani, non solo per quelli di destra.
Con una piccola stilettata di accesa faziosità, del resto, si parlava di un film creato per banale propaganda, ma al di là della polemica macchiata di politichese si continuava a parlare di un film “davvero brutto”, ma anche “talmente boicottato da finire sulla TV pubblica in tempo record“.
Appurato che il film non fosse apprezzato in quanto risultato scadente anche agli occhi e al cuore dei diretti interessati, la sua scarsa distribuzione era dovuta indubbiamente a una questione onerosa. La Regione Veneto, infatti, aveva erogato 38.964,00 euro alla Venice Film, un contributo che aveva coperto il 70% delle spese ma che era risultato insufficiente, e infatti la casa di produzione aveva attivato un crowdfunding per poter proseguire i lavori.
Vi era, sostanzialmente, un grosso problema sui finanziamenti necessari alla realizzazione della pellicola.
Sostanzialmente si trattava di un film di scarsa qualità e con una grossa falla finanziaria, e tutti sappiamo che la distribuzione nelle sale ha dei costi per i quali è necessario disporre di un fondo consistente che faccia arrivare l’opera nella maggior parte dei cinema. Così non è stato, e dalla pubblicazione dell’articolo sul Giornale la voce “boicottaggio” cominciò a stuzzicare la pancia della politica e dell’elettorato, anche se la realtà era ben diversa.
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