Ci segnalano i nostri contatti il seguente messaggio inviato mediante WhatsApp:
Il Blue Whale è un ” gioco ” macabro, nato in Russia, che poi si è espanso in Brasile, Canada, Francia ed è arrivato anche da noi. Le persone che stanno dietro questo orrore, vengono chiamate Curatori. Le vittime prescelte, sono ragazzini dai 9 ai 17 anni. Il fine, è quello di fargli suicidare, manipolandoli psicologicamente. Questi mostri, fanno credere loro, che la vita è inutile. Li contattano attraverso i Social, e gli danno una serie di regole assurde da seguire. Il gioco dura 50 giorni, l’ ultimo dei quali, si devono suicidare, buttandosi da un palazzo. Il tutto viene ripreso da altri partecipanti e conoscenti del gioco, perché poi i video, vengono inviati. Durante il suicidio, il social della vittima, viene manovrato da queste persone. La prima vittima è stata fatta mettere sulle rotaie di un treno. La regola base, è di non parlarne con i famigliari e di non farsi scoprire. Il simbolo del gioco, è una Balena. Perché la Balena, a volte, si suicida buttandosi nella spiaggia. Le vittime ad oggi, solo in Russia, sono 157. Un altro ” gioco ” è quello di adescare bambine, mandandogli dei messaggi sulla posta, in cui le si incita a diventare come le Winx . Una sorta di ” fatine del fuoco “. Una bambina di 5 anni, è andata in cucina, ha acceso il gas e si è ustionata l’ 80% del corpo. Ho appena visto il servizio a Le Iene. Sono ancora attonita. Condividiamo ogni giorno di tutto. Fate si che questo, che è VERAMENTE IMPORTANTE, arrivi a chiunque. Non tutti guardano il programma, non tutti ne saranno a conoscenza. Pensiamoci noi. E soprattutto non pensiamo mai: “Tanto a me non capita”. A Livorno, a febbraio, un ragazzino si è buttato dal 12º piano. Probabilmente, vittima del Blue Whale. La maggior parte, erano tutti ragazzini attivi, sani e solari. Ma la mente umana, soprattutto quella di un bambino/adolescente, è facilmente manovrabile. Controllate le pagine a cui si iscrivono e se pubblicano balene o qualcosa di strano sui social. Purtroppo internet, è sotto questo punto di vista, una macchina infernale per questi mostri viventi. Non si può controllare tutto. Ma si può informare. CONDIVIDETE. INFORMATEVI. AIUTIAMOCI.
Tanti contenuti, tante cose… ma una forma purtroppo confusa, come sovente accade quando si cerca di usare uno strumento imperfetto come WhatsApp per condividere contenuti più grandi di esso.
Partiamo da una parola molto in voga in questi tempi molto duri sulla rete:
Il Post-Truth, la post-verità può essere definita la forma cancerogena del concetto filosofico dell’enunciazione performativa.
Nella teoria dell’enunciazione performativa, nel momento in cui pronunci determinate parole che diventano quasi sacramentali, esse modificano in modo irreversibile, o reversibile solo con altre simili “parole di potere” la realtà.
L’esempio cardine è l’atto di battezzare una nave: nel momento in cui darò un nome alla mia imbarcazione, avrò modificato la realtà in cui sono il proprietario di una nave anonima per creare una nuova realtà in cui la mia nave ha un nome.
Oppure il linguaggio del diritto e del divieto: nel momento in cui io dichiaro “In questo locale è proibito fumare”, modifico la realtà in modo che se prima i fumatori erano bene accetti, ora saranno costretti dal mio volere, incarnato nella mia parola, a fumare altrove.
La Post-Verità è la forma finale dell’enunciazione performativa: è la parola pronunciata a prescindere dalla sua iniziale verità che poi diventa verità a cagione del suo fascino perverso.
È già successo più volte di quante si immagini: conflitti e guerre anche sanguinose (basti pensare alla Guerra Civile Americana) si sono nutrite di post verità.
Nel campo delle bufale, la bufala antichissima dei “segni degli zingari sui muri che segnalano i furti” si è più volte incarnata in un “perverso gioco di società” dove i segnali artefatti sono stati usati per ordire crudeli beffe o lasciati da autentici ladri in vena di un’ultima beffa o di sviare le indagini.
Così è stato per il Blue Whale. Come ricordiamo nel primo articolo che dedicammo al riguardo, è una costruzione circolare, che riassumeremo così:
A questo punto siamo di fronte al proverbiale ouroboros, un osceno serpente che divora la sua stessa coda, una bufala che si fa Verbo e viene accettata dai soggetti a cui è stata offerta, donando loro stilemi e ritualità che aggravano il loro disagio.
In più, possiamo notare una forte componente dell’effetto Werther, la teoria per cui un suicidio che riceve risalto nei mass media può provocare e incitare una catena di suicidi in soggetti predisposti, con la differenza che questa volta non solo c’è l’effetto traino dei media, ma un’intera narrazione cui attingere.
Siamo al rischio finale del post-truth: impegnarsi a creare una narrativa il più abietta e feroce, il più crudele e perversa possibile, significa corteggiare pericolosamente gli istinti dei soggetti a cui è dedicata stimolandoli a superare in peggio l’immaginazione di un creatore virale.
Vi abbiamo già parlato di un concetto che, mutuando una parola dal gergo gamer, abbiamo ribattezzato griefing.
Ci sono tanti motivi per raccontare una bufala: l’avidità di un viralizzatore voglioso di soldi, click e visualizzazioni da convertire in altro denaro, l’interesse di chi vuole manipolare l’opinione pubblica, o semplicemente il desiderio di giocare un brutto tiro a qualcuno.
Il griefer (dal termine gamer usato per quel particolare tipo di giocatore che trae piacere dal rendere miserabili tutti gli altri giocatori rovinando la loro esperienza di gioco) è l’evoluzione finale e perversa dell’ultima tipologia di bufalaro.
Il griefer, un’entità deprecabile e censurabile, agisce con l’apposito scopo di diffondere bufale in grado di infliggere danni di natura economica, se non gravi danni e menomazioni fisiche, al suo pubblico.
Il griefer, sostanzialmente, ha il bisogno oseremmo dire patologico di ostentare la sua presunta superiorità morale e intellettuale diffondendo informazioni che, nelle mani di soggetti deboli, li espongono al ridicolo o al danno per poi ridere delle loro miserie e, sovente in commenti deprecabili, invocare la selezione naturale.
Ci sono griefers di tutti i tipi e di tutti i danni: abbiamo avuto in passato griefers suggerire un metodo “efficace” per costruire un caricabatterie wireless economico per cellulari, cosa che nella migliore delle ipotesi comporta un danno economico di pochi euro ed un cavetto USB non funzionante e nella peggiore comporta il rendere inutilizzabile un caricabatterie da 30 Euro circa, un metodo per “modificare” il proprio iPhone 7 munendolo di un jack per le cuffie, distruggendo in modo irreversibile un dispositivo dal costo di 800 Euro ed oltre, nonché griefers suggerire di versare acqua ghiacciata nell’olio bollente come metodo per ottenere delle patatine di qualità superiore, esponendo lo sfortunato utente al rischio di gravi ustioni e di provocare una deflagrazione di olio bollente in casa tale da poterlo menomare a vita e causare un incendio difficilmente estinguibile nella propria casa.
A quest’ultima categoria si rifà la beffa crudele nata sempre in Russia, nella quale anonimi viralizzatori, armati di Photoshop, hanno compilato una immagine macro non dissimile da quella dell’ultima crudele beffa da noi citate in cui si consigliava alle piccole spettatrici di WinX Club, una produzione animata Italiana arrivata in Russia, di dormire tenendo il gas dei fornelli della cucina di casa aperto dopo aver recitato particolari incantesimi per ottenere dei veri poteri magici.
Come purtroppo era prevedibile, essendo il target di WinX Club sostanzialmente composto da bambine in età scolare e prescolare, è accaduto che ci fosse almeno una piccola vittima, Sofia Ezhova, 5 anni, rimasta gravemente ustionata per essere venuta a conoscenza delle istruzioni diffuse dai griefers.
Naturalmente la Rainbow, ditta produttrice della serie animata, si è unita alla polizia locale in una campagna per sanzionare la condotta criminale dei griefers: tipologia umana contro la quale, come ricorderete, noi stessi ci siamo scagliati più volte.
Nonostante la forma dell’appello sia quantomeno imperfetta, non possiamo che condividere l’appello: le bufale ed il post-truth, uniti ad uno sviato e malcelato senso della libertà di parola su Internet vissuta come una licenza per delinquere e provocare danni anche seri alla salute ed alla libertà di persone (come nel caso tutt’ora da noi evidenziato in bacheca social del barista di Parma accusato di pedofilia), hanno reso Internet un posto pericoloso ed inadatto a chiunque, come i molto giovani, non abbia gli strumenti culturali necessari per difendersi da vere e proprie aggressioni.
Ma come ora è necessario anche il vostro aiuto: vigilate. Segnalate. Denunciate.
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