“Bimbo di 5 mesi muore di trombosi diffusa” è l’epitome di come funziona la mentalità complottista novax.
Non basta “ripetere la stessa bufala 10, 100, 1000 volte perché diventi verità” (citando un apocrifo falsamente attribuito a Goebbels).
In un perverso telefono senza fini, ad ogni passaggio bisogna alzare l’asticella aggiungendo dettagli che nella bufala precedente non c’erano.
Partiamo quindi dalle basi: la “segnalazione al VAERS” da cui è tratto l’intero articolo le parole trombosi diffusa non le contiene neppure.
Parla, genericamente, di un lattante ospedalizzato con un “rash cutaneo” (vedasi VAERS ID – 1166062).
Abbiamo quindi una segnalazione, meramente temporale ed anche datata nel tempo, ritirata fuori solo ultimamente per motivi di cronaca, secondo cui il figlio di una donna vaccinata ha avuto un rash cutaneo ed è morto.
Il VAERS non contiene, e non può contenere nesso eziologico: il VAERS esiste per chiedere che altri se ne occupino. E non esistono ad oggi segnalazioni che quel “rash cutaneo” sia una “razione avversa.
No, affatto.
Ne avevamo già parlato in passato: come riporta Reuters, l’accesso al VAERS è puntellato di disclaimers che dichiarano i dati “incompleti, non accurati, legati a coincidenze e non verificabili”.
Accesso che nell’ultimo periodo, proprio a causa dell’uso scriteriato della comunità novax, è stato arricchito di ulteriori “forche caudine” che quei disclaimers te li sbattono in faccia a tre per volta.
E che i novax saltano a piè pari usando “aggregatori”, pagine esterne, “front-end” descritti come più facili da usare ma che tagliano proprio quei disclaimer.
Chiunque può segnalare casi presunti di morte o qualsiasi effetto collaterale “successivi” al vaccino.
Cosa che assume il valore giuridico, legale e medico di cose come “va a farsi il vaccino, viene investito da un autobus” e altri titoli del genere.
Quello che dà davvero certezza della correlazione sono le autopsie e gli studi successivi: e ad oggi secondo CDC
“Ad oggi, non sono stati evidenzianti in VAERS dati sulle cause di morte che indicano un problema di sicurezza coi vaccini COVID”
Parliamo quindi di un problema noto a molti colleghi.
Proprio perché il VAERS raccoglie segnalazioni, ma la verifica spetta ad altri, si entra in un circolo vizioso.
Il VAERS riceve segnalazioni basate sul principio di contiguità e non di causalità. Indici, ma non vincolanti, non scritti nel bronzo, bensì nella sabbia.
L’equivalente di “Ieri ho mangiato aragoste, il giorno dopo mi hanno trovato un neo maligno, incolperò l’aragosta perché l’ho mangiata ieri e non il luglio scorso passato a prendere la tintarella senza crema solare”.
La “controinformazione” prende di assalto il VAERS tirando vuori video virali, audio virali, testi virali, condivisioni virali in cui usa il VAERS come prova della sua teoria.
Non ci sono prove di nesso causale, ma come ricorda la direttrice dell’ufficio di Biostatistica ed Epidemiologia presso FDA, dottoressa Ellenberg, ci sono una serie di problemi.
Il VAERS non ha gruppi di controllo, come i test in “doppio cieco”.
Ci sono persone che segnalano eventi.
Persone che segnalano eventi, eventi che finiscono viralizzati, altre persone che leggono eventi e segnalano al VAERS cose che prima non avrebbero segnalato.
Il che non significa che il VAERS sia inutile: anzi.
Ma il concetto di utilità è una cosa relativa: se sei l’FDA, o l’ente che dovrà poi esaminare quelle segnalazioni, è utilissimo.
Al contrario, l’uso strumentale del VAERS è un’arma di diffusione bufale di massa.
Lo Skeptical Inquirer racconta una storia interessante (“Diving into the VAERS Dumpster: Fake News about Vaccine Injuries”. Skeptical Inquirer. 42 (6): 28–31.).
Un anestesiologo, deciso oppositore delle teorie novax (all’epoca concentrate sul provare l’inesistente correlazione tra vaccini e autismo ad ogni costo), decise di prendere il coraggio a due mani e dimostrare che il VAERS è un collettore di segnalazioni che poi vanno approfondite da altri enti, non una raccolta di prove.
Inoltrò così un quantomeno bizzarro rapporto, e ne ottenne pubblicazione, dichiarando che dopo l’iniezione del farmaco antinfluenzale stava cominciando a trasformarsi in una creatura dalla pelle verde, un “Gigante di Giada” dai muscoli possenti, il corpo indistruttibile animato dalla rabbia. In una parola, l’Incredibile Hulk.
E non è la prima volta che il ricorso alla “scienza ufficiale” per canali non ufficiali genera mostri: ricorderemo sempre con affetto lo studio, pubblicato su un paper predatorio per provarne la natura, che lega la diffusione della Pandemia alla diffusione dei Pokemon.
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