Belpietro è diventato direttore dell’Unità, il giornale fondato da Gramsci! è l’allarme che ci state rimbalzando nella nostra cassetta delle lettere da ore.
Ed è un appello quasi del tutto infondato, o quantomeno da precisare.
I fan delle pubblicazioni saranno infatti a conoscenza del concetto di ashcan copy: dicesi ashcan il numero speciale di una testata, da non intendersi per la vendita, creato a bella posta per non far scadere i diritti.
In molte legislazioni, compresa quella Italiana, semplicamente non puoi tenere occupato il nome di una testata all’infinito.
Ad esempio, in Italia l’art. 7 della legge sulla stampa prevede che l’efficacia della registrazione di una testata giornalistica cessa qualora, entro sei mesi dalla data di essa, il periodico non sia stato pubblicato, ovvero si sia verificata nella pubblicazione una interruzione di oltre un anno.
Così, in tutte le giurisizioni in cui periodici sono sottoposti ad interruzione, nasce il concetto di ashcan copy: un numero speciale estemporaneo, da pubblicarsi apposta per non far scadere i diritti, o addirittura da rivendere inter nos tra creativi ed autori come oggetto di collezionismo.
Ecco che quindi Belpietro è diventato direttore dell’Unità: ma solo per un numero.
Sostanzialmente, all’editore Pessina serviva un Ashcan da pubblicare presto, ed un direttore di testata che si assumesse l’onere di farlo.
Ed ecco che al soccorso interviene non un piccolo hobbit a cui dobbiamo la Salvezza della Contea, ma Maurizio Belpetro, che si confida così ai microfoni di Repubblica
Sentito da Repubblica, Belpietro conferma: “Ieri sera l’editore Pessina mi ha chiamato – ci spiega – chiedendomi semplicemente se potevo firmare il numero e io ho accettato. In tempo di crisi di giornali mi è sembrato giusto salvare una testata, che altrimenti rischia di sparire. Di certo non ho nessuna intenzione di fare il direttore dell’Unità, testata di cui peraltro non condivido molte delle cose che vengono pubblicate”.
Si può essere avversari acidi ed acrimoniosi, quel genere di avversario che non si risparmia accuse, colpi bassi e gongolamenti sui social di fronte a chiusure, incidenti ed altro, e si può essere avversari cortesi che preferiscono affrontare un avversario ancora in grado di battersi.
Belpietro è diventato direttore dell’Unità per il tempo di un Ashcan, decidendo quindi essere un avversario in grado di concedere l’onore delle armi e non un gongolante livoroso.
Ma il mondo è molto più complesso di come appare, e comunque la Redazione dell’Unità ha ancora una domanda: perché proprio Belpietro?
E la domanda viene affidata ad un comunicato
“Maurizio Belpietro direttore de l’Unità. L’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci è arrivato questo pomeriggio all’improvviso e senza alcuna comunicazione al Comitato di redazione da parte dell’amministratore delegato Guido Stefanelli quando in redazione era in chiusura il numero speciale realizzato per evitare la decadenza della testata. Si tratta di un gesto gravissimo, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci e sopravvissuto al fascismo, in mano ad un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana e più volte alla guida di giornali di proprietà di Silvio Berlusconi che a l’Unità e ai partiti della sinistra non hanno mai risparmiato insulti e campagne d’odio. Il giornale sarà domani in edicola con la firma di Maurizio Belpietro ma non con quella di Umberto de Giovannangeli che, componente del comitato di redazione chiamato a lavorare a questo numero speciale, avendo saputo del cambio di direzione soltanto pochi minuti prima che il giornale andasse in stampa ha deciso di ritirarla in segno di protesta”.
“Da mesi la redazione è impegnata in un estenuante confronto con la proprietà nel tentativo di riportare il giornale in edicola – continua il comunicato del cdr – anche a costo di pesanti sacrifici, e mai una simile evenienza è stata prospettata al comitato di redazione e alla Federazione Nazionale della Stampa. È evidente che da ora in poi e su queste basi non c’è alcuna possibilità di trattare oltre e che i giornalisti de l’Unità tuteleranno la propria professionalità e la propria storia in tutte le sedi possibili. La notizia della nomina di Maurizio Belpietro alla direzione de l’Unità è soltanto l’ultimo tassello di una storia iniziata nel 2015 quando la Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina ha riportato in edicola il giornale, e culminata nel giugno 2017 con la chiusura dopo mesi di attacchi ai diritti dei lavoratori e alle norme contrattuali. Adesso, però, crediamo sia arrivato il momento di dire basta a questo scempio: faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità ma chiediamo ai vertici dei partiti della sinistra, al mondo della cultura, ai sindacati e a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione libera e democratica di mobilitarsi al fianco della redazione per difendere un patrimonio culturale e professionale comune”.
Critica si registra anche la voce di Zanda, ma come ricorda AGI, al momento non ci sono altre alternative.
Grazie a questo provvido, o improvvido ashcan, l’Unità avrà ancora almeno un anno di vita davanti, nel quale speriamo a nome della pluralità di informazione, bene necessario in una democrazia che si voglia dire tale, che venga trovata una soluzione.
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