Belluno: condannato per razzismo dopo aver insultato sergente di origini marocchine
Ci sono notizie di cui vi diamo aggiornamenti con viva soddisfazione. In un clima in cui le parole di odio sembrano renderti forte, quando alla fine chi odia viene punito e chi è vittima viene rassicurato e rafforzato nei suoi propositi siamo sempre felici.
Del resto, non annoveriamo certo Odiare ti Costa tra le pagine amiche per hobby, no?
La nostra storia comincia con un post di questo portale del sette Novembre, che vi invitiamo a rileggere. Ma se ci tenete, possiamo riassumerlo.
La nostra storia comincia col maggiore degli Alpini Karim Akalay Bensellam, italiano di origini marocchine vittima di continui attacchi a sfondo razzista.
Bisogna, del resto, capire che se un sergente decide di aggredire con continue diffamazioni neppure troppo occulte un proprio superiore, la punizione è alle porte, eppure
Lo sa bene il maggiore degli alpini Karim Akalay Bensellam, trentaseienne di origini marocchine che oggi si troverà davanti ai giudici del Tribunale militare di Verona dove è in corso un processo per razzismo nei suoi confronti. Sul banco degli imputati un sergente in servizio a Belluno, accusato di avere a lungo diffamato Bensellam «alla presenza di numerosi militari», scrive il giudice Antonio Bonafiglia nel rinviarlo a giudizio. Le frasi contestate girano un po’ tutte intorno allo stesso concetto: «Sto marocchino di m…». Con sfumature varie: «Non è degno di stare nell’esercito italiano», «ha rubato un posto in Accademia a un italiano», «pezzo di m… sto meschino», e avanti così, per circa tre anni.
E continua purtroppo con la blogosfera di stampo nazional-tastieristo-sovranista pronta a correre in difesa dell’anonimo sergente sovrano, con chiose deprecabili del livello di
Si stanno infiltrando. Si stanno prendendo la nostra terra. E se ti opponi ti condannano per ‘razzismo’.
E vorremmo vedere questi difensori dell’indifendibile ora che la condanna è arrivata. Confidiamo mettendo a tacere anche illazioni come quelle dianzi evidenziate
La giustizia militare ha riconosciuto l’aggravante del razzismo: è per la prima volta in Italia. Il Tribunale militare di Verona ha inflitto una pena di un anno e sei mesi di per diffamazione militare continuata pluriaggravata dalla discriminazione etnica al sergente degli Alpini […]
”Giustizia è stata fatta. Si tratta di una sentenza che farà cultura giuridica, la prima con l’aggravante della legge Mancino applicata in ambito militare”, commenta il legale del maggiore, Massimiliano Strampelli.
Secondo il Fatto Quotidiano, cui rimandiamo per la lettura completa.
Del resto, è evidente che siamo in una vera e propria emergenza Odio, ma è anche vero che la parte sana della società finalmente a questa si ribella.
Non si tratta di censura, ma di ordine e logica.
Non esiste un diritto ad odiare, non esiste un diritto ad insultare, non esiste un diritto a discriminare.
Beninteso, siamo al primo grado, ci sarà sicuramente un appello. È nel diritto delle parti, come è diritto di chi ritiene di essere vittima di discriminazione di tutelarsi.
Come è diritto di tutti chiedere un linguaggio sempre civile e conferente. Come è diritto di tutti combattere ogni forma di discriminazione.
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