Ci sono alcuni termini che nell’epoca dei social vengono utilizzati talvolta in modo improprio, come avvenuto in queste ore con il presunto caso di “body shaming” per una battuta di Selvaggia Lucarelli su Giorgia Meloni. Il noto personaggio televisivo, che non molto tempo fa ha avuto i suoi problemi anche con Matteo Salvini, secondo alcuni approfondimenti che abbiamo condiviso su Bufale, è finita dunque nuovamente nell’occhio del ciclone oggi 9 febbrai per un post social. Ricostruiamo la vicenda ed approfondiamola.
Il contenuto social tanto discusso è ancora disponibile su Facebook e tutti lo possono consultare. In occasione di una recente apparizione televisiva di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia ha sfoggiato una tipologia di trucco molto particolare. Aspetto che evidentemente ha catturato l’attenzione di Selvaggia Lucarelli. La sua, fondamentalmente, è una battuta puramente ‘stilistica’: “La Meloni ha rispolverato la trousse Deborah dell’85“.
Immediati i commenti da parte di coloro che hanno preso le difese di Giorgia Meloni, evidenziando quanto un post del genere, giunto da un’altra donna, faccia ancora più male. Nel giro di pochi minuti, qualcuno ha iniziato ad utilizzare anche la parola “body shaming” per accusare Selvaggia Lucarelli, ignorando tuttavia il vero significato dell’espressione. Non è un caso che la stessa giornalista abbia successivamente replicato:
“Volevo dire che parlare di bodyshaming per una battuta su un ombretto è da bodysceme/i incurabili. Studiate, leggete, informatevi e non dimenticate di sorridere, perché fare i finti indignati per le ca**ate è quasi peggio del glitter sulle palpebre“.
In effetti, parlare di “body shaming” non è appropriato in questo caso. Su Wikipedia, trovate qualche nozione extra sul significato della suddetta espressione e, in pochi secondi, si capisce chiaramente che possa essere associata ad offese per un preciso difetto fisico (ad esempio, quando la persona derisa è sovrappeso). Quella di Selvaggia Lucarelli, su Giorgia Meloni, resta una battuta, che può piacere o meno, ma non un’offesa categorizzabile con termini talvolta richiamati troppo frettolosamente dalla lingua inglese.
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