Autentiche le giustificazioni di Armando Testa sugli errori di Opentomeraviglia, ma è bufera
In tanti ci hanno segnalato il post relativo ad una pagina che sarebbe stata acquistata dalla Armando Testa, agenzia incaricata di gestire la campagna di comunicazione per Opentomeraviglia. L’iniziativa del governo, concepita per il rilancio del turismo in Italia, è stata caratterizzata da moltissimi errori, senza dimenticare le polemiche relative agli investimenti che ci sarebbero dietro l’intero progetto. Tra chiarimenti e considerazioni varie, in effetti, ci sono un po’ di cose da dire.
Confermata l’autenticità delle giustificazioni di Armando Testa sugli errori commessi con Opentomeraviglia, ma le polemiche aumentano
Altro capitolo, forse quello finale in questa fase, a proposito di Opentomeraviglia dopo gli aggiornamenti degli ultimi giorni. Andiamo con ordine, perché il merito principale della pagina acquistata dalla Armando Testa sul Corriere è quello di precisare il discorso sui 9 milioni di euro. Al contrario di quanto riportato da alcune testate e da tanti utenti nell’ultima settimana, non si tratta del compenso per l’agenzia, ma dell’intero budget per spingere la pianificazione della campagna in alcuni Paesi stranieri.
L’autenticità dell’iniziativa della Armando Testa è confermata anche dallo specifico articolo pubblicato dal Corriere, insieme alla grafica che sta circolando sui social. Proprio su Facebook, va detto, non mancano commenti negativi in merito: “Un’agenzia di comunicazione che compra la pagina di un giornale per spiegare una campagna pubblicitaria commissionata dalla Santanchè“.
Per il resto, le critiche principali riservate alla Armando Testa oggi si focalizzano sul mancato mea culpa per alcuni errori che restano e sono oggettivi. Insomma, la nota ufficiale pubblicata tramite il noto quotidiano per specificare alcuni aspetti della campagna Opentomeraviglia non convince gli utenti. Questione di mancanza di umiltà per qualcuno, mentre per altri il discorso del “purché se ne parli” che traspare dal messaggio non è sufficiente per spiegare alcuni errori. Al netto del fatto che il prodotto non fosse “finito” a detta della fonte.
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