Arrivare pronti al V-Day: il Piano Vaccini sempre più vicino
Non a caso si è scelto il termine V-Day, che echeggia con il 9 Maggio 1945, giorno che commemora la resa della Germania Nazista alle Nazioni Alleate.
Il momento in cui fu chiaro che la guerra sarebbe finita, anche se ci sarebbero voluti ulteriori mesi e molto altro sangue versato prima che si arrivasse al due settembre, esattamente come la via per la sconfitta del COVID19 è più breve e forse meno accidentata ma ancora da scrivere, ed ancora contrassegnata da dure battaglie e rinunce prima che l’offensiva risolva la situazione.
Non dobbiamo pensare che quest’inverno il COVID19 capitolerà: ma il 2021 sarà un anno decisivo, e partirà tutto dal V-Day.
Di che si tratta? Cos’è il V-Day?
Vi avevamo parlato della pronuncia dell’EMA sul primo vaccino in lista, il vaccino Pfizer-BionTech, inizialmente prevista per il 29 dicembre. E vi avevamo parlato del primo Piano Vaccini, inizialmente previsto per il mese dopo, con le prime dosi distribuite il 29 Gennaio.
In pochi giorni però molte cose sono cambiate: Pfizer-Biontech ha superato lo scoglio della FDA a pieni voti, presentando risultati tali da eccedere le più rosee aspettative di ogni agenzia di certificazione.
Il che significa che, come per FDA, anche l’autorizzazione di EMA ed altre agenzie regolatorie (vedi AIFA) saranno sostanzialmente un atto dovuto o quasi. O quantomeno è come la promozione di uno scolaro che ha sempre avuto ottimi voti per tutto il ciclo scolastico: a meno che di una tragicomica scena muta o assai poco probabili problemi dell’ultimo minuto, la sua promozione sarà certa e le lodi già pronte.
Anche Moderna si è piazzata in decisa pole position, ed Astrazeneca se non è sul filo di cotone ci è quasi. Il che significa che abbiamo letteralmente il vaccino Pfizer in prima linea e rinforzi alle spalle pronti ad intervenire.
Nessuna sorpresa scoprire che la riunione dell’EMA è anticipata al 21 Dicembre per il vaccino Pfizer-BionTech e che l’Europa intende istituire un V-Day, un giorno della vaccinazione ufficiale ed unitario in tutta Europa per dare l’avvio simbolico alla campagna vaccinale.
Simbolico perché nel V-Day saranno vaccinati solo un ristretto numero di persone, araldi della vaccinazione da venire.
E per il resto della popolazione?
In questi giorni sarà comunicato un elenco dei soggetti a rischio che riceveranno per primi il vaccino: medici e residenti delle RSA ed entro il 18 bisognerà comunicare chi tra loro avrà dato la disponibilità al vaccino.
A cerchi concentrici, con l’estendersi delle dosi, si estenderà la vaccinazione agli over 80, agli anziani, al personale scolastico, ai pazienti con comorbidità e man mano alle categorie più a rischio per poi provvedere al completamento della campagna vaccinale.
Se tutto va come sperato, se non vi sono intoppi e confidando che presto Moderna e Astrazeneca possano unirsi alla distribuzione vaccinale unitamente alle altre compagnie che hanno vaccini pronti alla rolling review, Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Cts rassicura:
«Compatibilmente con la disponibilità di dosi vaccinali è lecito pensare che entro la fine dell’estate offriremo il vaccino a tutti i residenti del nostro Paese».
O quantomeno, abbastanza per mettere in sicurezza le fasce più a rischio e muovere i primi passi verso il ritorno alla normalità.
Le incognite: l’infodemia e la conservazione/distribuzione
Come detto, la previsione di Locatelli sia pur lecita si basa sul fatto che al V-Day segua una macchina organizzativa perfetta ed oliata, che non vi siano intoppi e che l’infodemia non alzi la testa scoraggiando le campagne vaccinali sul nascere.
Il V-Day serve proprio a questo: come in passato la vaccinazione di Elvis Presley funse da volano per sciogliere nella popolazione le riserve sul vaccino Antipolio e stroncare il terribile morbo, un evento simbolico dove rappresentati della popolazione, della medicina e della vita sociale e politica della nazione scioglierà le riserve residue per tutti.
Quanto alla distribuzione Pfizer ha già annunciato la consegna negli Stati Europei a tre giorni massimo dall’autorizzazione EMA, mediante appositi contenitori refrigerati atti a fungere, alla bisogna, da stoccaggio di emergenza.
Per la prima fase sono già assegnate 1.874.323 dosi di vaccino, distribuite così: Lazio 356.824, Lombardia 308.494, Emilia Romagna 177.186, Campania 150.366, Veneto 146.743, Piemonte 131.430, Sicilia 111.449, Liguria 72.171, Calabria 58.068, Friuli Venezia Giulia 56.713, Toscana 51.621,
Puglia 49.302, Sardegna 40.050, Marche 39.334, Abruzzo 34.748, Provincia di Bolzano 26.190, Provincia di Trento 20.653, Umbria 16.285, Basilicata 11.425, Molise 10.853, Valle d’Aosta 4.419.
Naturalmente tutte del vaccino Pfizer-BionTech, seguite da altre 10 milioni di dosi entro marzo in arrivo da Pfizer e Moderna
A cominciare dalla fase due, i luoghi deputati alla vaccinazione saranno estesi ad ospedali, ambulatori e sanità militare, con mobilitazione massiccia di personale sanitario e specializzandi.
Obbligo o volontarietà?
Il vaccino sarà assolutamente volontario, con alcuni caveat.
Ad esempio secondo la FNOMCeO la vaccinazione sia un diritto che un dovere deontologico:
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), parlando con l’agenzia Dire, ha dichiarato: «Vaccinarsi per gli operatori sanitari, specie per coloro che sono più esposti al rischio di contrarre il virus, non è solo un interesse per la salute personale, ma anche un dovere deontologico per non diventare veicolo d’infezione»
Medici ed operatori sanitari devono vaccinarsi, e devono essere inseriti nelle categorie preferenziali perché sono coloro tra tutti più a stretto contatto con la malattia ed a rischio di contrarre forme gravi del morbo a prescindere dal loro stato di salute, se non altro per la continua esposizione.
Ma sono anche coloro che sono deontologicamente tenuti, nel rispetto della loro professione, a mantenere la salute pubblica e dei pazienti a loro affidati.
Come ai tempi della Legge Lorenzin, il Sole 24 Ore ci ricorda che l’apertura di un obbligo vaccinale potrebbe essere quantomeno discusso, se non erga omnes, per l’accesso a professioni similarmente a stretto contatto col pubblico, come l’insegnamento e il lavoro nelle forze di polizia, o il citato personale delle RSA.
L’obbligatorietà diviene sempre possibile, ma non praticata e non si ritiene particolarmente praticabile: come nel passato, la campagna vaccinale dovrà passare dal contrasto all’infodemia più che dall’obbligo, fermo restante la deontologia delle categorie professionali più a rischio.
E, suggerisce timidamente il Sole 24 Ore, anche l’accesso a stadi, cinema e teatri potrebbe, in fallimento di ogni altra misura basata sulla moral suasion, essere limitato in caso di mancata vaccinazione, un po’ come oggi è impossibile ottenere i visti per viaggiare verso e da determinati paesi senza aver prima effettuato le vaccinazioni di rito.
Ma personalmente chi vi scrive ritiene che non si profilano obblighi, ma nuovi Elvis Presley a disposizione del pubblico.
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