Arrivano le pagelle europee della bufala, ovvero l’analisi del Network Europeo per gli Standard sul contrasto alle Fake News (EFCSN) relativa all’opera di contrasto alle bufale sui social.
Ovviamente scriviamo questo articolo con la supervisione dei moderatori che si occupano di X, perché questo report conferma l’impressione che avevamo già avuto dopo l’era Musk: col passaggio da Twitter a X il social dell’ex uccelletto è diventato una vera e propria “terra di frontiera” delle Fake News, con un punteggio-stroncatura pari solamente a Telegram e YouTube, che perlomeno ha l'”attenuante” di non essere nato come social e pagarne lo scotto.
Il report analizza tre elementi: rapporti coi fact checker, integrazione con gli strumenti di fact checking, accesso alle informazioni per i fact checker.
Facebook riscontra ottimi risultati nei primi due e una sufficienza “tirata via” nel terzo: ottima copertura per il fact checking, un programma che consente di marchiare le notizie sospette fornendo agli utenti immediatamente link di contesto per comprenderle, qualche intoppo nella comunicazione delle segnalazioni, ma “ci stanno lavorando”.
X è diventato l’equivalente virtuale di osservare il disastro ferroviario più lento del pianeta.
Bocciato sotto ogni punto di vista, accusato da EFCSN di non prendere il contrasto alle fake news sul serio, abbiamo già visto come abbia abdicato apparentemente anche solo ad un servizio di segnalazioni.
Nessun contatto con organizzazioni di fact checking europee indipendenti, nessun cambiamento dopo l’era Musk, un problema coi troll che anziché risolversi si è incrementato esponenzialmente con account di disinformazione certificati dalla spunta blu anziché sanzionati e per finire la foglia di fico delle Community Notes.
Lasciare il fact checking all’Open Source stile Wikipedia ha reso un servizio utilissimo una sorta di bolgia infernale (che essendo iscritti vediamo noi stessi) dove ogni post sospetto e flaggato viene assistito da una serie di confusionari contributi “votati dal pubblico” che hanno eguale possibilità di aggiungere informazioni di contesto utili o aggiungerne di nocive e dannose.
Peggio di X solo Telegram, il preferito da gruppi di disinformazione filorussa e novax.
E questo è per capire il livello.
YouTube viene sconfitto dalla sua ipetrofia: ogni giorno viene inondato di video, di cui molti a contenuto disinformativo-complottista, e si lamenta come i programmi di Partnership non riescano a coinvolgere fact checkers europei. La legge dei grandi numeri porta YouTube ad amplificare il problema visto con TikTok e altri microblogging con video.
Ci vuole pochissimo a creare un video di disinformazione, molto poco a renderlo virale, troppo tempo per sottoporlo a fact checking.
Per il resto delle pagelle potrete consultare il portale dell’EFCSN, che renderà possibile scaricare una copia puntuale del Report.
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