Arriva Windows 11: alla fine tanto tuonò che piovve.
Tra mille tentennamenti, e dopo un 2015 ormai lontano in cui l’idea del numero di versione sembrava superata, Microsoft ha resuscitato l’identificativo numerico.
L’idea a cui ci eravamo abituati era un Windows 10 come concetto eterno, con le sue “release maggiori” pronte ad introdurre modifiche anche sostanziose. Ma il tutto sotto il rassicurante ombrello di un logo e un marchio unico.
“Questo è Windows 10, andate sicuri”, il marketing spiegava ad un pubblico scioccato da un Windows 8 così distante da Windows 7. E pubblico che ha tirato un sospiro di sollievo vedendo le “tiles”, i quadratoni in stile App da cellulare, tornare a cedere il passo alle applicazioni. E nel rivedere il menù start, rivoluzione dei tempi di Windows 95 che non eravamo pronti ad abbandonare.
Windows 11 compie una piccola rivoluzione: spezza le certezze di chi ormai era convinto che Windows 10 non sarebbe mai “cambiato più di tanto”, ma conserva alcune decisioni aziendali di rilievo.
Il nuovo desktop di Windows 11 si presenta improntato alla produttività estrema e allo Smart Working. Sono stati aggiunti tools per allineare le molteplici finestre di cui uno smart worker abbisogna (documenti, email, videoconferenza…) e Teams è ora uno strumento integrato e preinstallato nel sistema.
Teams, diventato lo standard “de facto” per scolari e piccoli e medi lavoratori e imprese, è ora preinstallato.
La mente corre però ai tempi in cui Internet Explorer preinstallato portò in capo a Microsoft sanzioni e il bisogno di rendere palese la possibilità di usare altri sistemi: lezione da cui Microsoft ha fatto tesoro, unitamente alle criticità del Microsoft Store, riprogettandolo da zero e rendendolo più agevole anche per la concorrenza.
Gli sviluppatori potranno ora caricare le loro app scegliendo in autonomia modelli di pagamento e ottenendo così il 100% del denaro fornito dai potenziali clienti.
Estendendo anche l’offerta: TikTok ed Instagram debuttano sul nuovo Microsoft Store, e non è esclusa la presenza di molteplici alternative ai programmi già presenti.
Microsoft Store su Windows 11 si rinnova quindi con ampi spazi per la concorrenza, lasciando a se stessa il colpo grosso di XBox ed il supporto per i suoi pass gaming.
Una partnership con Amazon porterà le app Android già disponibili sui dispositivi Fire su tutti i computer compatibili, senza che l’utente debba fare nulla altro che cercarle in store.
Tradizionale e insieme innovativo, il menù Start rinuncia del tutto alle “Tiles” già odiate dai tempi di Windows 8 e si sposta al centro, riorganizzato con una somiglianza ai sistemi operativi di concorrenza.
I widgets, già apparsi con prepotenza nelle ultime major release di Windows 10, conquisteranno un posto preminente nell’esperienza di Windows 11.
Il supporto della modalità Chiaro/Scuro, già presente in macOS e Android, sarà in questa versione del tutto allineato alle capacità della concorrenza.
Il sistema degli update, spesso lento, “pesante” e farraginoso tanto da invogliare gli utenti a ignorarli, viene descritto essere più rapido ed efficiente.
E questa è la parte migliore: prendendo una pagina dal modello Apple, Windows 11 è un upgrade gratuito per tutti gli utenti di Windows 10.
E, generalmente, tutti i computer su cui Windows 10 gira decentemente (4Gb di Ram, processore da almeno un 1Ghz su core multipli) supporteranno Windows 11.
Per maggiori dubbi, come per ogni revisione maggiore di Windows 10, è disponibile un tool che fornirà un “pass” per il proprio dispositivo, o ne indicherà le debolezze.
Il computer che avete già comprato riceverà l’update “a ondate”, probabilmente da Ottobre in poi.
Come per i cellulari, Windows 10 proporrà l’aggiornamento solamente quando la configurazione in corso avrà tutto il necessario perché l’update vada a posto, e in ogni caso non per tutti i computer assieme.
Ma entro il 2022, tutti i computer di utenti che desiderano passare a Windows 11 potranno farlo dal menù update.
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