Editoriale

Arrestato Pavel Durov in Francia, fondatore di Telegram

È stato arrestato Pavel Durov in Francia: il fondatore di Telegram, 39 anni è stato arrestato all’aeroporto Le Bourget, nei pressi di Parigi. Pendono su di lui incriminazioni per diversi reati: terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili ed altro ancora, e tutti in sede di favoreggiamento.

Arrestato Pavel Durov in Francia, fondatore di Telegram

Secondo fonti riportate alla stampa “sulla sua piattaforma ha permesso che venissero commessi innumerevoli delitti e crimini e non ha fatto nulla per moderare o collaborare”

Arrestato Pavel Durov in Francia, fondatore di Telegram

Pavel Durov, eccentrico quarantenne russo nato a San Pietroburgo quando era ancora in URSS ha palesato le sue idee donando sperma per far concepire un centinaio di figli e dichiarando che il DNA dovrebbe essere Open Source.

Personaggio tanto istrionico quanto Elon Musk, ma al suo opposto polare così tanto da diventare simbolo del genio e sregolatezza come la sua controparte americana, Durov ha passato la giovinezza in Occidente, a Torino, tornando poi in Russia per diventare imprenditore del settore tecnologico.

Ha inzialmente creato VKontakte, ovvero VK, il “Facebook Russo”, iniziando un inquietante leit motiv della sua storia. Le sue creazioni, nate secondo la sua ideologia per portare libertà e informazione nel mondo sono diventate per vari motivi la fogna del resto di Internet, megafoni della propaganda di un Putin da cui è dovuto fuggire.

“Preferisco essere libero che prendere ordini da qualcuno”, dichiarò quando il Cremlino gli chiese nel 2014 di fornire dati relativi agli oppositori politici di Putin.

VK: Esempio di pagina con Pavel Durov

Aveva già avuto problemi col Cremlino negli anni precedenti: nel 2011 si rifiutò di rispondere alla polizia relativamente alla presenza di pagine di oppositori politici su VKontakte, nel 2012 rispose alla proposta della società Mail.ru, vicina al Cremlino, con uno sdegnoso dito medio.

Nel 2014 VKonktakte fu ufficialmente rilevata da oligarchi vicini a Putin e Durov fu incerimoniosamente sbattuto fuori, iniziando per VK una nuova nuova come il “facebook Russo”, asilo politico virtuale per bufalari di ogni risma pronti a ripetere narrazioni filorusse, antisemite e variamente bufalare senza controllo alcuno, un “covo di feccia e malvagità” pari solo alla taverna di Mos Eisley in Star Wars.

Durov si trasferì a Dubai, creando Telegram, alternativa opensource (in parte, il codice sorgente lato server è chiuso per motivi di sicurezza) ai sistemi di messaggistica come WhatsApp.

Proprio l’approccio libertario di Durov è stato la causa della sua attuale caduta.

“Muori da eroe, o vivi abbastanza a lungo per diventare il cattivo”

Diceva Harvey Dent, il “Due Facce” della saga cinematografica di Batman parlando del Cavaliere Mascherato (inizialmente amato dai cittadini, e poi odiato per la sua aura di mistero e il suo agire al di sopra della legge) e di se stesso (procuratore distrettuale diventato pericoloso criminale).

La politica di assoluta libertà di Durov che l’aveva portato ad abbandonare la Russia piuttosto che piegarsi a Putin attirò nel suo servizio una serie di utenti completamente sgraditi.

Pirati informatici, pedofili e spacciatori di contenuti sia reali che con AI a sfondo pedopornografico, formazioni di estrema destra bannate dagli altri social, gruppi dediti a diffondere revenge porn, scatti rubati di donne nell’intimità per punirle per relazioni interrotte, negli ultimi anni anche ottenuti con applicazioni che per mezzo dell’AI assemblano visi forniti dall’utente con corpi nudi passabilmente compatibili in atteggiamenti erotici e formazioni terroristiche hanno messo casa dentro Telegram.

Canali Telegram con liste di proscrizione, insulti e minacce, fonte Corriere di Bologna

Ricordiamo nel periodo della Pandemia la triste pagina dei canali Telegram, interessati dalla DIGOS, in cui gruppi di novax compilavano liste di proscrizione con inviti a compiere atti di violenza contro medici, politici e altri personaggi pubblici, e come anche da noi sono stati arrestate persone coinvolte in chat dell’orrore a sfondo suprematista, xenofobo e pedopornografico: spesso tutte le cose assieme.

Certo, Telegram “ha fatto anche cose buone”, rivelandosi un’arma a doppio taglio, consentendo ad esempio ai ribelli contro il regime Bielorusso di organizzarsi e, come nella visione originale di Durov, dare una casa a chi le dittature avrebbero voluto censurato.

Ma proprio il Cremlino nemico di Durov è finito a colonizzare Telegram, aprendo centinaia di canali da cui far partire la più massiccia campagna di disinformazione e guerra ibrida contro l’Occidente degli ultimi decenni.

Arriviamo così al mandto di arresto, in quella Francia in cui Durov ha una delle sue quattro cittadinanze.

Cosa comporta

In una mossa che oseremmo definire, e scusateci il termine brutale, “estrema ipocrisia” Medvedev ha accusato un presunto razzismo occidentale per l’arresto del concittadino, già perseguitato in patria, dichiarando che

“Ha ritenuto di avere i maggiori problemi in Russia e se n’è andato, ottenendo poi anche permessi di cittadinanza/residenza in altri Stati. Voleva essere un brillante ‘uomo di mondo’ che vive benissimo senza patria. ‘Ubi bene ibi patria!’ (Dove sto bene lì è la mia patria, ndr). Ha sbagliato i calcoli. Per tutti i nostri nemici comuni, ora è russo, e quindi imprevedibile e pericoloso. Di sangue diverso”

L’arresto di Durov, al momento cautelare, riapre il problema del confine tra censura e libertà di parola, aprendo il dibattito europeo su cosa fare degli infiniti canali di disinformazione, terrorismo, violenza e quant’altro.

Possiamo definire libertà di parola la proverbiale “libertà di entrare al cinema urlando ‘al fuoco! al fuoco’!” per vedere la gente morire e urlare schiacciandosi davanti alle porte di emergenza?

È indubbio che la responsabilità penale sia individuale, e quindi colpevoli sono chi diffondono i contenuti: ma se ladro è sia chi ruba che chi tiene il sacco, cosa comporta questo sulle responsabilità del gestore?

E soprattutto, dal punto di vista morale, quale dubbio ci pone il fatto che un uomo “colpevole” di amare la libertà più di ogni altra cosa ha visto per ben due volte le sue creazioni sfrattate e occupate da persone che la libertà la hanno, evidentemente, in odio e le le hanno usate per colpirla ripetutamente ai fianchi?

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