Un’affermazione attribuita all’Arcivescovo di Granada sta facendo il giro del web. Si tratta di parole che sarebbero state pronunciate da Francisco Javier Martínez sul tema dell’aborto, e secondo diverse segnalazioni (UAAR, Laici Libertari Anticlericali e OrticaLab) si tratterebbe di un’omelia registrata il 20 dicembre 2010.
L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR), nell’articolo riportato in apertura, ci indirizza a un documento ufficiale dell’Arcivescovado di Granada nel quale troviamo l’intera trascrizione dell’omelia incriminata. Il documento è un pdf che possiamo consultare a questo indirizzo.
Riassumendo, le fonti citate accusano l’Arcivescovo di aver paragonato l’aborto alle stragi genocide di Hitler e Stalin Francisco e di favorire lo stupro sulla donna che pratica l’aborto. Riprendiamo le frasi dal documento ufficiale:
Pocas imágenes en la historia más tristes que la que han ofrecido nuestros parlamentarios aplaudiendo lo que por fin se ha convertido en un derecho: matar a niños en el seno de la madre. ¿Y a eso lo llaman progreso? Se promulga una ley que pone a miles de profesionales (médicos, enfermeras) – sobre todo, a ellos – en situaciones muy similares a las que tuvieron que afrontar los médicos o los soldados bajo el régimen de Hitler o de Stalin, o en cualquiera de las dictaduras que existieron en el siglo XX y que realmente establecieron la legalidad de otros crímenes, menos repugnantes que el del aborto.
Abbiamo riportato in grassetto le parti che più ci interessano, e su Internet, in effetti, compaiono diverse interpretazioni. La notizia era stata ripresa in modo pacato da El Pais e su Life Site News troviamo chi rema contro le attribuzioni, ritenute falsate da chi è favore dell’aborto. Non è nostro interesse prendere una posizione sull’argomento, ciò che ci limitiamo a fare è contestualizzare le frasi estratte per precisare che si tratta di un errore.
Poche immagini, nella storia, sono più tristi di quelle presente dai nostri parlamentari che applaudono a ciò che è finalmente diventato un diritto: uccidere i bambini nel grembo materno. Questo è ciò che chiamano progresso? Si promuove una legge che mette migliaia di professionisti (medici, infermieri) – soprattutto loro – in situazioni molto simili a quelle che dovettero affrontare i medici o i soldati sotto il regime di Hitler o di Stalin, in una qualsiasi delle dittature che esistevano nel XX secolo che davvero stabilirono la legalità di altri crimini, certo meno disgustosi dell’aborto.
Cosa voleva dire l’arcivescovo? Considerando la posizione antiabortista della Chiesa, Martínez si chiede se davvero sia progresso approvare una legge che consenta l’aborto. A quel punto arriva la prima affermazione attribuita all’arcivescovo: come si può ben vedere, crea una sottile equazione tra l’aborto e i genocidi dei regimi totalitari, e nel farlo parla dal punto di vista dei sanitari che dovranno operare in questo senso: “Anch’essi (i medici e i soldati di Hitler e Stalin) dovevano obbedire a degli ordini, le dittature legalizzarono un crimine”.
La parte più delicata, tuttavia, è la seguente:
El mundo puede llamarlo estupidez. Yo le llamo valor. Pero matar a un niño indefenso, ¡y que lo haga su propia madre! Eso le da a los varones la licencia absoluta, sin límites, de abusar del cuerpo de la mujer, porque la tragedia se la traga ella, y se la traga como si fuera un derecho: el derecho a vivir toda la vida apesadumbrada por un crimen que siempre deja huellas en la conciencia y para el que ni los médicos ni los psiquiatras ni todas las técnicas conocen el remedio.
Nella traduzione leggiamo:
Il mondo può considerarlo stupido. Io lo chiamo coraggio. Eppure uccidi un bambino indifeso e lasci che sia sua madre a farlo! Ciò dà agli uomini il licenza assoluta, senza limiti, di abusare del corpo della donna, perché lei incassa la tragedia, e lei la vive come se fosse un diritto: il diritto di vivere una vita segnata da un crimine che lascia per sempre il segno nella coscienza e per la quale né i medici né gli psichiatri né altri esperti conoscono il rimedio.
Cosa voleva dire l’arcivescovo? No, non voleva favorire lo stupro sulle donne che praticano l’aborto. L’arcivescovo dice, e lo fa chiaramente, che la donna porterà per sempre quella colpa di aver ucciso un indifeso, mentre gli uomini avranno sempre la coscienza pulita anche quando abuseranno della donna, perché ora la legge consente l’aborto dunque non saranno costretti a diventare padri. Diceva un commentatore nel 2011:
L’arcivescovo dice: se la responsabilità della morte del bambino è della mamma, allora i violentatori possono fare quel che vogliono, e hanno le mani lavate… Il senso è questo, ossia il violentatore se ne lava le mani, tanto il bambino si può uccidere, violenza contro una donna si trasforma in violenza contro un bambino indifeso.
E ancora:
Un “maldestro” tentativo di paragonare l’atto dell’aborto (e la sua autorizzazione da parte delle leggi) all’acquisizione della licenza da parte degli uomini di un diritto di proprietà/abuso sui corpi delle donne.
Il video contenente le frasi attribuite è presente su YouTube:
L’Arcivescovo di Granada, dunque, incita gli uomini ad abusare delle donne che praticano l’aborto? No. Francisco Javier Martínez dice, nell’omelia, che legittimare l’aborto significa lasciare gli uomini liberi di considerare la donna un oggetto (dunque abusare e/o possederle liberamente), che da sola subirà lo strazio dell’intervento e della colpa.
Parliamo di disinformazione, quindi, perché dai documenti ufficiali e dal filmato è evidente che l’arcivescovo di Granada non volesse legittimare lo stupro sulle donne che scelgono l’aborto.
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