“Anonymous in guerra contro Putin, non contro la Russia”: questa la dichiarazione con cui Anonymous ha annunciato il secondo round della sua offensiva contro Putin.
Ci tiene infatti a precisare il collettivo di non aver assolutamente nulla contro il popolo Russo, anzi di essere convinto che il popolo sia il primo a rigettare quella che viene descritta come una guerra di aggressione. Teoria questa che sembra peraltro confermata e suffragata dalla cronaca.
Come ci riporta Rainews
“Abbiamo mandato offline i siti governativi – si legge sul profilo Twitter del collettivo – e girato le informazioni ai cittadini russi in modo che possano essere liberi dalla macchina della censura di Putin”. In un altro post Anonymous aggiunge: “Stiamo lavorando per garantire al meglio la connessione online del popolo ucraino” e c’è un messaggio anche per la parte russa: “Rispettiamo i russi che si stanno sollevando contro il proprio governo. Siete noi e siamo voi!”
Giusto sei ore fa il collettivo ha retwittato un lungo messaggio rivolto a “Mr. Putin”, il “Signor Putin” che riecheggia nei modi e nei toni adottati l’icona scena in cui V, il terrorista-liberatore del fumetto e film cinematografico “V for Vendetta” si rivolge all’oppressivo regime della Londra distopica in cui vive annunciando il suo programma di lotta
Annunciando di voler esporre “Ciò che Putin ha nascosto per anni”, “Ogni scheletro nell’armadio” e accusandolo pubblicamente di aver mancato nei suoi doveri morali e civici verso i Russi che desiderano la pace e gli Ucraini.
Ma non si tratta questa volta solo di una scenica e cinematografica minaccia: l’operazione “Bing Bang” ha comportato la messa offline di siti strategici, tra cui quello della difesa.
Un’operazione definita “laser”, chirurgica: attacchi mirati che non colpiscono la Rete destinata ai civili, ma l’apparato burocratico.
Nonostante il Cremlino neghi l’accaduto, i tweet dimostrano la presenza di un attacco DDoS, ma in questo caso è possibile che nessuno dei due menta.
Il sistema di mitigazione degli attacchi DDoS (reti di computer e bot che accedono contemporaneamente ad un sito mandandolo in sovraccarico) per i siti governativi russi agisce in maniera “autarchico-sovranista”, bloccando il traffico da e verso indirizzi esteri prima che il traffico locale.
È quindi possibile che il cittadino russo medio abbia continuato ad accedere ai portali del Cremlino mentre il resto del mondo aveva prova delle azioni di Anonymous.
L’attacco non si è fermato qui: si registrano canali russi hackerati per trasmettere musica Ucraina e informazioni sul conflitto.
Non solo il mondo degli hacker, ma anche il Web 2.0 “dei civili” ha preso netta posizione contro le decisioni di Putin.
Ricorderete la minaccia del Cremlino di oscurare parzialmente Facebook se Meta non avesse smesso di flaggare come “limitati” e “con violazioni” i portali di informazione usati per la macchina del consenso locale.
Meta ha annunciato che non intende arretrare nella sua lotta alla disinformazione, annunciando che il Cremlino ha limitato l’accesso in quanto la società “ha rifiutato di rinunciare al fact checking”, come richiesto dalle autorità di Mosca. “I cittadini russi stanno utilizzando le nostre app e vogliamo che continuino a far sentire le loro voci, che possano ancora condividere contenuti e organizzarsi”, ha scritto in una nota Nick Clegg, manager di Meta .
Il tentativo del Cremlino di controbattere l’offensiva del Web 2.0 si è spinto anche ad estendere l’oscuramento a Twitter, rinchiudendo la Russia in una sorta di bolla virtuale dove le tracce del montante dissenso vengono occultate al di là di un firewall.
Il CSIRT registra una serie di cyberattacchi russi in danno dell’Ucraina, molteplici e che letteralmente coprono tutte le caselle dal Phishing vecchio stile fino all’hacking.
In primo luogo, SMS falsificati che invitano i cittadini Ucraini a ritirare in massa i loro soldi dalle banche vaticinando blocchi e restrizioni all’accesso al contante. Se vi ricorda qualcosa è perché è la stessa tipologia di fake che abbiamo visto nella nostrana macchina della disinformazione antivaccinista.
Seguiti da attacchi DDoS a infrastrutture e servizi ucraini ostentatamente rivendicati e incitati su Forum (e anche qui la mente corre a chat dove azioni illegali diventano motivo di vanto…), azioni di “defacing” (siti sostituiti con proclami filorussi) e la diffusione di nuovi malware basati su programmi commerciali di partizionamento del disco con l’obiettivo di svuotare i dischi rigidi di computer in Ucraina.
Attacchi che non si limitano al territorio Ucraino: payload (file che contengono malware utile a infettare i computer per farne “botnet”, usando il loro traffico per scopi di hacking e disturbo) sono comparsi nelle note chat Discord (usata dai “gamer”) e Trello (usata dai lavoratori in smart working).
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