ANALISI IN CORSO Il 110 e lode? Non serve. Verso l’abolizione del valore legale delle lauree?
L’1 ottobre 2018 La tecnica della scuola ha pubblicato un articolo sul valore del 110 e lode o di qualsiasi altro voto di laurea, dunque dell’abolizione del valore legale del titolo di studio proposta dal Governo.
La Tecnica della Scuola fa riferimento a un articolo del Messaggero. L’atto 1031 ha come titolo “Divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici” e la prima firmataria è Maria Pallini, deputato del Movimento Cinque Stelle. Il testo del disegno di legge, depositato alla Camera il 31 luglio 2018, non è ancora disponibile (visita il link).
Tuttavia, le fonti parlano di alcuni precedenti: Umberto Bossi per primo – lo leggiamo anche su MiurIstruzione.it (sito non riconducibile al Ministero dell’Istruzione come riportato nel disclaimer) – avanzò la proposta, addirittura, sempre secondo le testate, dividendo in termini di valori gli Atenei del Nord e del Sud; ancora, nella precedente legislatura Carlo Sibilia, allora deputato e oggi sottosegretario dell’Interno, aveva presentato nel 2015 una proposta simile (qui il testo del documento) in due articoli:
1. Per l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni relativi ai profili professionali fino all’ottava qualifica funzionale non possono, in nessun caso, essere previsti requisiti e prescrizioni aventi ad oggetto il voto del relativo titolo di studio.
2. Entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge Il Governo provvede ad apportare le modifiche necessarie all’articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e successive modificazioni, al fine di adeguarlo a quanto disposto dal comma 1 del presente articolo.
Infine, lo stesso Beppe Grillo parlava di «Abolizione del valore legale dei titoli di studio» nel suo intervento al Teatro Smeraldo di Milano il 4 ottobre 2009, quando presentò il Movimento Cinque Stelle (qui la fonte) e Paolo Grimoldi nel 2008 propose l’abolizione del valore legale del titolo di studio (qui il documento).
Il 31 luglio 2018, quindi, Maria Pallini ha depositato alla Camera un nuovo disegno di legge in materia, ma il testo non è ancora disponibile in rete e pare che il primo organo di stampa ad aver riportato la notizia sia Il Messaggero, se consideriamo che tutte le altre testate – come l’agenzia Agenpress – lo riportano come fonte. Nell’attesa della pubblicazione del testo del disegno di legge consideriamo la nostra analisi ancora in corso.
La deputata Maria Pallini, in ogni caso, si è trovata a pubblicare un chiarimento sulla sua pagina Facebook, una volta venuta a conoscenza delle indiscrezioni giornalistiche pubblicate sul suo disegno di legge:
In seguito alla pubblicazione di numerosi articoli giornalistici che hanno creato non poca confusione sul tema, intendo precisare che la proposta di legge di cui sono firmataria ha come obiettivo consentire a tutti i laureati, indipendentemente dal voto di laurea, la possibilità di accedere ai concorsi pubblici.
È quindi strumentale fare riferimento a un presunto orientamento del Movimento 5 Stelle a favore dell’abolizione del valore legale del titolo di studio che non è per nulla contemplata nella proposta.
Si precisa, inoltre, che nella posizione del Movimento non esiste alcuna intenzione di vanificare la meritocrazia non riconoscendo il valore di un titolo di studio il cui conseguimento richiede molti sacrifici.
Per questo motivo, non si esclude e anzi si incoraggia la possibilità di introdurre in ciascun bando concorsuale l’attribuzione di un punteggio a seconda del voto ottenuto che concorra a definire la graduatoria di merito dei concorsi.
Secondo la Pallini, dunque, l’abolizione del valore legale del titolo di studio non è presente nella proposta. Saremo lieti di aggiornarvi in un prossimo articolo.
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