Ci segnalano un’immagine in libera circolazione su Facebook:
Il post originario è del 20 maggio 2016, ma esiste sempre una viralità che rilancia il messaggio per farlo passare di bacheca in bacheca. La domanda nasce spontanea: perché chiedere la condivisione su Facebook senza prima – o esclusivamente – fare regolare denuncia alle autorità?
Ciò che sappiamo circa l’attendibilità di questo post è pari a zero. Abbiamo solamente le parole riportate e l’immagine allegata. La foto mostra un uomo. In buona percentuale possiamo affermare che si tratti di un disabile con evidenti difficoltà a deambulare, con un cappello proteso quasi ad attendere qualche offerta. Attenzione: parliamo di ciò che vediamo, non di ciò che sappiamo. Potrebbe essere un individuo che finge? Sì. Potrebbe essere un disabile che non finge? Sì. Potrebbe. Tutto si riduce all’ipotesi. Potrebbe essere un italiano? Sì. Potrebbe essere un rom? Sì. Potrebbe essere di tutto. Potrebbe.
Può una foto del genere mostrare un folle molestatore di animali? Sì. Può essere il contrario? Sì.
Non abbiamo informazioni, solo una foto con una didascalia. Una foto con didascalia non fa informazione. Si parla di Bari, ma non vengono date altre indicazioni. La foto, dunque, mostra un uomo poggiato su un supporto con un berretto proteso. Nient’altro. Il tutto tende quasi a delegittimare gli appelli diffusi negli scorsi giorni: il caso di Alfredo Mascheroni, accusato dal web di pedofilia e vittima di rappresaglie virtuali e fisiche che hanno seriamente messo in pericolo la sua incolumità, è il più rappresentativo dei nostri tempi. Per fermare il fango social riversatogli contro avevamo pubblicato un articolo e una guida utile. Attaccare una persona in seguito a un’informazione appresa su Facebook è un atto incosciente e che può avere terribili conseguenze. No, non solo per l’interessato.
L’immagine da noi analizzata non è che un una foto con didascalia. Si cade un po’ nella trappola degli africani al videopoker, quando un semplice scatto di persone di fronte a una macchinetta aveva sollevato i commenti più facili e scontati. Il post di oggi tira in ballo la violenza sugli animali, atto feroce che secondo l’autore è messo in atto dal personaggio ritratto. A tal proposito interviene il sito Il Patto Tradito, che nell’articolo “Difendere gli animali senza diffondere bufale” scrive:
La diffusione di fake news serve soltanto a ingannare i lettori senza fornire contenuti. Gli animali sono molto usati per confezionare fake news: parlarne e mostrare foto garantisce una grande diffusione dei post, purtroppo anche quando contengono notizie false, distorte oppure creano disinformazione.
Proprio per colpa della tendenza a far uso di immagini e/o fake news con al centro gli animali con il solo scopo di acquisire like e condivisioni, il blog All4Animals si è più volte trovato a smentire notizie divenute virali sui social network. Un esempio era quella sul cane Palla, divenuto famoso per un edema che gli aveva gonfiato il muso. Ricoverato in una Clinica Veterinaria di Oristano, venne dato per morto da un blog di Altervista che aveva palesemente bisogno di visitatori, ma All4Animals aveva pubblicato la smentita in un articolo dedicato.
Rom, Bari, violenza su animali, fate girare. Il post dice questo. Il post dice nulla.
Per questo motivo consideriamo la nostra analisi ancora in corso. Non abbiamo notizie. Vi invitiamo – ed è un appello accorato – a evitare la condivisione di post del genere, se non vi sono riferimenti a fonti attendibili.
Saremo lieti di aggiornarvi in un prossimo articolo.
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