ANALISI IN CORSO La morte di Ibrahim Manneh

In questi giorni una triste vicenda è passata di bacheca in bacheca, sollevando un dibattito serio e necessario sulla storia di Ibrahim Manneh, ivoriano di 24 anni e residente in Italia dal 2010, deceduto lunedì 10 luglio 2017 a Napoli presso l’ospedale Loreto Mare. Le prime informazioni sono arrivate dagli attivisti dell’ex OPG Je so’ Pazzo che alle 3:03 di martedì 11 luglio pubblicavano un post su Facebook per raccontare la tragica cronistoria del ragazzo, con un’odissea avente origine alle ore 12 di domenica 9 luglio. Il post riporta in allegato le foto della denuncia presentata dagli attivisti presso la Questura di Napoli:

Per facilitare la lettura riportiamo il testo integrale:

URGENTE: UN RAGAZZO DI 24 ANNI È MORTO IERI A NAPOLI, UCCISO DAL RAZZISMO E DALLA MALA SANITÀ! NELLA FOTO LA DENUNCIA CHE ABBIAMO APPENA PRESENTATO IN QUESTURA, PIU’ SOTTO LA CRONACA DETTAGLIATA DEI FATTI!
OGGI ORE 10:30 CONFERENZA STAMPA AL LORETO MARE!

MERCOLEDI ORE 16 CORTEO DA PIAZZA GARIBALDI!!!

Purtroppo dobbiamo comunicare una notizia terribile, che ci tocca da vicino.
Ibrahim Manneh, 24 anni, di nazionalità ivoriana, uno dei tanti ragazzi che assistiamo allo sportello legale dell’Ex OPG, è morto oggi al Loreto Mare, pare per una peritonite.
Ibrahim ha iniziato ad accusare i dolori domenica, si è subito recato in ospedale dove è stato trattato con superficialità e rimandato a casa. Nelle ore successive ha chiesto più volte soccorso: i suoi amici hanno invano chiamato un’ambulanza, sono stati rifiutati da un taxi, sono stati allontanati dai Carabinieri, alla fine hanno dovuto portare il loro amico sulle spalle fino alla guardia medica più vicina… Poche ore dopo l’arrivo al Loreto Mare Ibrahim è morto.
Suo fratello e gli amici non hanno potuto ricevere informazioni per quasi 10 ore!
E una volta scoperta la morte di Ibrahim, non hanno potuto vedere il corpo né parlare con i medici…
Insomma, siamo davanti a un caso palese di omissione di soccorso e di malasanità!

Ibrahim era un ragazzo gentile, era in Italia dal 2010, parlava 5 lingue, quando veniva allo sportello dava una mano a tradurre le informazioni ad altri rifugiati e ai ragazzi appena arrivati nei CAS.

Non si può morire così a 24 anni, non è giusto quello che è successo!
Questa morte non deve essere coperta dal silenzio, ci uniamo al grido di dolore della famiglia e degli amici e pretendiamo verità e giustizia per Ibrahim!
Per questo invitiamo tutti alla conferenza stampa che si terrà oggi alle ore 10:30 davanti al Loreto Mare!

***

QUESTA LA CRONACA DEI FATTI:

Domenica 9 Luglio 2017

H 12: Ibrahim lamenta forti dolori all’addome e si reca al Loreto Mare dove, senza che sia fatta alcuna analisi e, in seguito a un’iniezione, viene rimandato a casa, sebbene le sue condizioni fossero molto gravi.
Una volta a casa, si aggrava e sopraggiungono dei forti dolori articolari. Resta a casa per tutto il giorno, aspettando che le “cure” mediche riservategli facessero effetto.

H 22:30: le condizioni di Ibrahim peggiorano in maniera definitiva e il ragazzo chiama in aiuto suo fratello e alcuni amici. E, mentre loro fanno di tutto per aiutarlo, l’odissea che attraverserà prima di morire è una lunga e cruenta storia di razzismo, pregiudizi e disumanità.
I ragazzi decidono di portarlo in farmacia, e così si rivolgono alla prima farmacia di turno aperta a Piazza Garibaldi. Il farmacista non apre nemmeno la porta, ma rendendosi conto della gravità della situazione, chiama ripetute volte un’ambulanza che non giungerà mai.
Ibrahim è riverso a terra e i suoi amici chiedono aiuto ad una pattuglia dei Carabinieri che si trovava sul posto, ma questi gli intimano di allontanarsi, sebbene fosse palese la gravità della situazione: Ibrahim era a terra e chiedeva aiuto.
Dopo più di un’ora di attesa, gli amici di Ibrahim, si rivolgono dunque a un tassista a Piazza Mancini, lo stazionamento più vicino. Il tassista chiede dieci euro per la corsa fino all’ospedale più vicino, i ragazzi rispondono che i soldi non sono un problema, ma che è necessario sbrigarsi. Ma a quel punto il tassista si rifiuta di accompagnarli perché «non ha l’autorizzazione della Polizia». Perché per accompagnare un “negro” in ospedale bisogna avere l’autorizzazione delle forze dell’ordine.
I ragazzi si rivolgono dunque ad una seconda farmacia di turno in zona: il farmacista, senza alcuna visita medica, gli suggerisce di acquistare farmaci per un importo di 15 euro. In seguito all’assunzione di tali farmaci, i ragazzi si recano a casa. Ibrahim comincia a vomitare.

H 24: veniamo contattati dagli amici di Ibrahim che ci chiedono di essere aiutati, in seguito alle ripetute omissioni di soccorso che fino a questo punto si sono succedute.
A nostra volta, chiamiamo un’ambulanza, chiedendo di recarsi presso l’abitazione del ragazzo. Dal 118 ci dicono che non possono inviare il mezzo di soccorso “per un ragazzo che vomita” nonostante fosse stato precisato che Ibrahim non era in condizioni di muoversi e recarsi in ospedale. Ci forniscono così i contatti della Guardia Medica. Ci confermano che non può essere inviata nessuna ambulanza per un caso simile e che il ragazzo deve essere portato a Piazza Nazionale per poter essere visitato.
Così, di peso, i suoi amici trascinano il ragazzo, in stato di incoscienza, verso Piazza Nazionale. Nel tragitto, per una seconda volta, incontrano una volante dei Carabinieri, chiedono nuovamente aiuto, ma la volante li evita e rifiuta di soccorrerli.
Una volta raggiunta la Guardia Medica, il medico di turno visita Ibrahim e immediatamente si rende conto delle gravissime condizioni in cui versa il ventiquattrenne. Viene così chiamata, ancora una volta, un’ambulanza che, a questo punto, arriva in maniera celere.

Lunedì10 luglio

H 2:30: Ibrahim arriva, infine, in ospedale. Viene trasportato in sala operatoria. A questo punto, nessuno, neanche suo fratello sa più niente di Ibrahim.

H 11: solo dopo un’intera notte passata ad attendere notizie di suo fratello e senza averlo più visto, Bakary apprende della morte di Ibrahim.

H 21:30: Nonostante fosse morto parecchie ore prima, a causa, pare, di una perforazione all’addome, senza che si facesse nemmeno in tempo ad operarlo (a quanto hanno dichiarato in serata i medici presenti nella struttura), le persone a lui vicine non erano state informate su nulla. Perché in sala operatoria, dove in mattinata avrebbero potuto salvarlo, Ibrahim ci è arrivato troppo tardi.
A suo fratello e ad i suoi amici, fino alla sera, non era stato detto niente. E, adesso, ancora aspettano di sapere la verità, di sapere cosa sia successo dalle 2:30 in poi.

H 22:30: Nel frattempo, insieme ai familiari e agli amici, decidiamo di denunciare questa situazione vergognosa. Dopo aver scritto il deposto e raccolto le testimonianze di quanti ieri notte sono stati vicini a Ibrahim, decidiamo di depositarlo al posto di guardia dell’ospedale. Ma il posto di guardia è stato dismesso, quindi ci rechiamo in Questura. Lì i funzionari si rifiutano di accogliere la denuncia, sostenendo che deve essere depositata a Loreto Mare.

H 23: Una volta che la notizia si è diffusa, nell’arco della giornata, gli amici di Ibrahim sono accorsi sul posto. A causa della loro presenza davanti al Loreto Mare, la direzione dell’ospedale decide di allertare la Polizia. Arrivano immediatamente, questa volta, per intimidire i ragazzi e intimarli ad andarsene.
Contestualmente, torniamo sul posto per poter sporgere denuncia presso il suddetto e fantomatico drappello giudiziario.
I poliziotti accorsi sul luogo, con atteggiamento aggressivo, identificano il nostro avvocato e, testuali parole: «Dovete farli andare tutti quanti a casa, altrimenti interveniamo noi, poi non vogliamo sapere niente di video e reato di tortura».
E aggiungono: «La denuncia deve essere depositata presso la Questura Centrale, li abbiamo informati, vi stanno aspettando».
Nonostante fossero presenti dieci poliziotti e potessero accogliere in loco la denuncia sul luogo, non è stato possibile farlo.

L’omicidio colposo di Ibrahim, causato da una serie di assurde ed evitabili cause, è stato denunciato così presso la Questura, allungando i tempi di una già macchinosa giustizia, in una situazione in cui la giustizia è stata già vilipesa e offesa e che è costata la vita di un ragazzo di 24 anni.

Chiediamo giustizia e verità per Ibrahim!
Non si può morire così, di razzismo, fra atroci dolori, pur avendo tutta la vita davanti.

MARTEDI’ 11 Luglio 2017, H 10:30 CONFERENZA STAMPA PRESSO IL LORETO MARE

Alle 11:13 la stessa pagina ha pubblicato un video in cui venivano raccolte le testimonianze di quanti erano stati vicini a Ibrahim fino agli istanti prima della sua morte. Il video è stato girato durante un presidio di fronte all’ospedale Loreto Mare:

Lo stesso giorno, alle 13:55, il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha pubblicato un post (riportato anche sul Fatto Quotidiano) sulla pagina Facebook Luigi de Magistris – Sindaco per Napoli:

La notizia è rimbalzata, in seguito, sulle testate nazionali. Lo stesso 11 luglio Francesca Fornario ha pubblicato un articolo sul blog del Fatto Quotidiano. Il testo ripercorre il calvario di Ibrahim Manneh che in principio viene presentato come Marco per sottolineare la voce razzista che grida dietro la vicenda. Il testo è circolato, con un copia-incolla di solidarietà, tra le bacheche di Facebook. Ancora, l’11 luglio il Corriere del Mezzogiorno ha riportato la stessa vicenda, riportando le parole di rabbia degli amici di Ibrahim presenti di fronte all’ospedale.

Il dibattito è più che acceso, in quanto tra le fonti consultate si parla di razzismo malasanità.

Il 12 luglio Repubblica riporta:

Gli attivisti del centro sociale “Ex Opg occupato” di via Imbriani hanno denunciato il caso sul web e in piazza: “Si tratta di malasanità e razzismo” ha accusato Chiara Capretti. Ma dall’ospedale trapela che il ragazzo “si è allontanato volontariamente prima di essere visitato al pronto soccorso”.

[…]

Il 24enne ha lamentato dolori addominali e vomito ma dal referto risulta che dopo l’attesa “si è allontanato arbitrariamente prima di effettuare la visita”

Intanto, la cartella clinica è stata sequestrata. La querela è stata presentata da Kemo, che tra domenica e lunedì aveva tentato in tutti i modi di salvare la vita a Ibrahim. Un corteo improvvisato è partito da piazza Garibaldi facendo registrare alcuni momenti di tensione, per poi concludersi presso la sede della Cgil. In quel momento ha preso la parola Saverio, attivista dell’ex-OPG:

Sulla vicenda si è espresso anche Jamal Qaddorah (Repubblica), responsabile delle politiche dell’immigrazione della Cgil: «Se accertato è un fatto gravissimo, dovranno spiegare tutto questo».

Intanto mercoledì 12 luglio ha avuto luogo il corteo “Verità E Giustizia Per Ibrahim“, partito alle ore 16 da piazza Garibaldi con destinazione piazza Plebiscito, organizzato dai membri dell’ex OPG Je So’ Pazzo. L’obbiettivo era raggiungere il Palazzo della Prefettura e chiedere la verità sul caso di Ibrahim Manneh. Poche ore dopo, in un video pubblicato sulla pagina dell’ex OPG, viene riportato che all’incontro con il vice Prefetto – risoltosi in più di un’ora – erano presenti alcuni attivisti e gli amici di Ibrahim con la famiglia e che le richieste di indagine e approfondimento sulle responsabilità da attribuire alla morte del ragazzo sono state presentate:

Il collettivo ha indetto una campagna di raccolta di adesioni per sottoscrivere la richiesta di giustizia per Ibrahim Manneh sul proprio sito ufficiale.

Perché, dunque parlare di analisi in corso?

La vicenda è reale. Ibrahim Manneh ha percorso un lungo e straziante calvario iniziato alle ore 12 di domenica 9 luglio e terminato alle prime ore del mattino di lunedì 10 luglio. Dalle 2:30 del mattino – ora in cui il ragazzo è stato ricevuto all’ospedale Loreto Mare – nessuno ha più avuto notizie di Ibrahim fino alla tarda serata di lunedì 10 luglio: resta dunque un vuoto informativo sulle dinamiche della morte del ragazzo. I sanitari sostengono che Ibrahim sia morto per una perforazione dell’addome e che non ci fosse stato il tempo di operarlo.

Andando a ritroso, in un primo tentativo di ingresso al Pronto Soccorso – alle ore 12 di domenica 9 luglio – Ibrahim sarebbe stato trattenuto per pochi istanti, durante i quali gli sarebbe stata somministrata un’iniezione. Il ragazzo è stato dunque rimandato a casa. Repubblica riporta che dai referti risulta che l’ivoriano si sia allontanato dal Loreto Mare prima di essere visitato. Dei referti – per il momento – non vi è altro riscontro in rete. Tutto il resto è la storia di una corsa disperata contro il tempo, terminata con la tragica morte di Ibrahim Manneh.

Gli attivisti del centro sociale, gli amici di Ibrahim e la sua famiglia hanno chiesto la verità sulle ore che hanno separato il ricovero del ragazzo dalla tragica notizia della sua morte, arrivata diverse ore dopo. Le responsabilità e le dinamiche che hanno cagionato la morte di Ibrahim non sono ancora note. Per questo parliamo di analisi in corso. La tragedia si è consumata, ma sulle ore in cui Ibrahim è stato assistito dai sanitari non vi sono, al momento, alcune notizie.

EDIT 24 luglio 2018

La cronistoria delle ultime ore di vita di Ibrahim Manneh è stata raccontata in un video-fumetto pubblicato sulla pagina ufficiale degli attivisti dell’ex OPG occupato Je so’ pazzo:

Intanto, il collettivo continua a inaugurare iniziative per ricordare la tragica storia, ma noi siamo qui per parlare di nuovo di analisi in corso. Non esistono risposte, ancora, sulle dinamiche dell’assistenza dei sanitari una volta giunto all’ospedale. Il collettivo, infatti, chiede ancora giustizia.

Nell’attesa di ulteriori sviluppi su indagini e attribuzioni di responsabilità vi rimandiamo a un prossimo articolo. Ibrahim Manneh è morto il 10 luglio 2017 dopo infinite ore trascorse a cercare soccorso.

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