Il cellulare a prova di intercettazioni venduto dalla polizia ai criminali sembra una di quelle storie di Topolino. Quelle in cui si scopre che Eta Beta ha fornito il cellulare usato da Gambadilegno per telefonare a Macchia Nera e tutto il sottobosco criminale del Calisota.
Ma è una storia tragicamente vera che dimostra una cosa: non esiste l’anonimato in rete. Quando esiste, è una pia illusione.
L’hanno scoperto i novax militanti inquisiti per essersi scambiati consigli su come portare armi in manifestazioni e minacce varie.
L’hanno scoperto i nopass convinti di poter comprare e vendere Green Pass tarocchi. E l’hanno scoperto diversi criminali, ottocento circa sparsi per sedici paesi.
Come ci ricorda l’analisi di Simon Parkin per The Guardian, i criminali un filo più intelligenti del livello “uso Telegram per postare prove dei miei reati perché tanto Telegram è sicuro e se gli sbirri mi chiedono la password chiamo milioni di difensori gratis” hanno sempre avuto il mito del cellulare a prova di intercettazioni.
Oggetto che non esiste, ma ci sono mezzi per rendere l’intercettazione più difficile.
Fino al 2018 i criminali si rivolgevano ad una compagnia che offriva dispositivi con sistemi di messaggistica criptati ed un “pedale dell’uomo morto” che formattava in remoto i dispositivi “fermi” per più di un certo tempo tempo.
Dopo l’arresto dei responsabili ed il blocco completo dei servizi, i criminali che prima usavano Phantom Secure hanno avuto bisogno di un altro dispositivo.
E qui entra in scena l’FBI.
Con l’aiuto di esperti reclutati tra i “pentiti”, hacker esperti passati dal crimine alla collaborazione, l’FBI ha ben pensato di creare un prodotto che piacesse al mondo del crimine.
Cellulari modificati in modo da non poter essere usati per le ordinarie telefonate e messaggistiche, ma collegati ad un servizio, An0m, che prometteva la massima sicurezza, tutte le caratteristiche dei suoi predecessori ed anche di più.
Cellulari difficilissimi da forzare, autoformattanti, impossibili o quasi da accendere agevolmente senza le password, connessi ad un network remoto con server proxy in qualche remoto stato canaglia che non avrebbe mai e poi mai acconsentito alle rogatorie.
Peccato che quell’immaginario stato canaglia era l’FBI ed ogni singolo messaggio mandato attraverso “il cellulare a prova di intercettazioni” finiva in copia alle autorità competenti.
L’FBI ha inondato il mercato esattamente come un consumato imprenditore avrebbe fatto con un prodotto di lusso: An0m era percepito infatti come l’iPhone Pro Max del crimine. Un prodotto esclusivo, ottenibile solamente su preordini e solo all’elite criminale con le “conoscenze giuste”.
Un prodotto il cui software non era ovviamente reperibile da nessuna parte: né sugli store Apple e Android (ovviamente), neppure sul Deep Web. Per averlo dovevi pagare, dovevi avere il device esclusivo ed entrare nella “famiglia”.
Famiglia che comprendeva boss e criminali famosissimi e ricercatissimi, diventati involontari testimonial dell’ultimo oggetto del desiderio.
Influencer involontari scelti dalle autorità per il loro carisma nel mondo criminale nelle cui mani far scivolare il cellulare famoso perché ne proponessero essi stessi vendita e acquisto.
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