Ci segnalano pertanto il seguente messaggio WhatsApp:
ATTENZIONE RAGAZZI FATE GIRARE Stanno girando per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili e controlli vari per via dell’incendio di Pomezia dell’altro giorno. Non aprite, sono armati! Condividete e fate girare la voce!!!
con la seguente variante:
ATTENZIONE RAGAZZI FATE GIRARE Stanno girando per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili ed altre cazzate simili per via dell’incendio di Pomezia dell’altro giorno. Non aprite, sono armati! Condividete, copiate, scrivetelo a vostro modo, fate come vi pare ma fate girare la voce!
La differenza è praticamente solo nel linguaggio usato: semplice e bonario il primo, ruffiano, redatto con un gergo colloquiale da “gente semplice di strada” il secondo. Entrambi strumenti adatti ad un appello alle emozioni.
E la struttura è la stessa delle Urban Legends dei tempi andati.
Sostanzialmente, non esiste ad oggi nessun allarme dell’autorità che descrive l’esistenza di branchi di criminali armati che si fingono controllori. Come non esisteva un terzetto di ladre abilissime e bellissime, simili a versioni reali del trio del cartone animato Occhi di Gatto che si fingevano addette alla raccolta di firme per improbabili sindromi psicologiche (come “L’insicurezza”) per poi derubarti, come le due misteriose ladre/spie/agenti segrete/Mata Hari ritratte mentre osservavano i loro cellulari probabilmente stvano solo messaggiando e non stavano pianificando un colpo degno di Ocean Eleven e come il cugino/amico/zio maresciallo protagonista di molte bufale che annuncia attentati in realtà non è mai esistito.
Le Urban Legends nascono da un afflato educativo: sostanzialmente il viralizzatore vuole promuovere un concetto che lui ritiene intimamente giusto, ma non avendo strumenti razionali per esporre le sue ragioni in modo pervasivo e convincente, ricorre all’irrazionale, all’esagerazione, se non alla menzogna aperta.
Moltre Urban Legends del passato assolvevano a questo compito: quando col diffondersi dei cibili precotti e della cultura della donna come possibile componente della forza lavoro e non “angelo del focolare naturale”, furono le stesse massaie preoccupate di “educare” le loro figlie e nuore ai “valori di una volta” a diffondere le leggende metropolitane per cui i dadi da brodo erano fatti di grasso di topo ed i precotti di ogni oscenità inimmaginabile, per martellare il messaggio che la brava donna di casa avesse il dovere di spignattare e stare ai fornelli tutto il giorno.
Quando l’HIV fu identificato e suscitò i primi allarmi sociali, si diffusero le infinite varianti, anche immortalate da Elio e le Storie Tese, della Leggenda Metropolitana del tale che, rimorchiata una bella donna in discoteca, si svegliava poi da solo in camera con una scritta sullo specchio che recitava “Benvenuto nell’AIDS”.
In questo caso siamo di fronte allo stesso identico fenomeno.
È un elementare principio di cautela, qualora uno sconosciuto chiedesse di entrare in casa vostra in nome di un ente, chiedergli di accreditarsi esibendo un documento e declinando le proprie generalità e l’ente che l’ha inviato, lasciandolo fuori finché non avrete contattato l’ente stesso o ricevuto comunicazioni ufficiali in altro modo.
Così facendo, eviterete di entrare in contatto con truffatori ed altre persone inclini a sfruttare la vostra credulità.
Quello che va meno bene, è inventare una banda armata in stile bau bau che vive nell’armadio per incitare il pubblico ad obbedire ai precetti di sicurezza.
Perché bufale buone non ne esistono: ogni bufala abbassa il livello di attenzione, aprendo la strada a testi ben peggiori.
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