Ci segnalano un articolo del Messaggero.it (archivio) che parla del possibile arrivo di una particolare specie marina nei nostri mari, sottolineando la pericolosità per l’uomo e definendola “medusa killer”. L’articolo, uscito il 27 Febbraio 2016, avrebbe richiesto un articolo di sole “Precisazioni”, però altri siti hanno rilanciato la stessa informazione con toni più allarmistici, come l’articolo del sito AttivoTv (archivio) che riporta nel titolo l’allarmante frase “non toccatela, morireste in pochi istanti“.
La creatura di cui parliamo è la Physalia physalis, specie appartenente all’ordine dei Sifonofori. Questa specie è una colonia galleggiante, costituita da 4 tipi di individui (detti zooidi) che differiscono per funzioni (la Pneumatofora, la sacca contenente gas che permette il galleggiamento, i Dattilozoidi urticanti, utilizzati per catturare le prede, i Gastrozoidi che ingeriscono le prede, i Gonozoidi adibiti alla riproduzione sessuale). Nel gruppo dei Cnidari le colonie sono comuni (es. i Coralli), ma queste hanno la peculiarità di galleggiare sull’acqua. La lunghezza dei tentacoli di cui è dotata, però, è piuttosto enfatizzata dal Messaggero: difatti, la lunghezza media dei tentacoli si aggira intorno ai 10 metri, solo alcuni individui possono presentare tentacoli lunghi fino a 50 metri; in pratica, i 50 metri sono casi eccezionali, in linea di massima sono lunghi sui 10 metri se completamente estesi, ma una volta contratti sono di pochi centimetri. Il veleno viene trasmesso dai tentacoli per mezzo dei nematocisti (o cnidocisti, situate nei cnidociti), organelli cellulari specializzati per la difesa e la predazione: quando i tentacoli toccano una preda o un aggressore, il veleno contenuto nella vescicola (cnidocisti) viene iniettato attraverso un filamento cavo che viene estroflesso. La potenza del veleno contenuto varia da specie a specie. In Physalia physalis è possibile trovarne, in minor numero, anche sulla vescica galleggiante.
La Physalia physalis è una specie oceanica che vive nelle fasce Subtropicali e Tropicali dell’Oceano Pacifico, Indiano e Atlantico ed è in grado di sopravvivere anche più a nord, fino alle latitudini della Baia di Fundy. Non avendo organi deputati alla locomozione, questa specie viene spinta in determinate direzioni a seconda del flusso dei venti, delle correnti oceaniche e delle maree. E’ una specie che vive in pieno oceano e solo in presenza di forti venti è possibile trovarlo in prossimità delle coste, se non anche spiaggiata.
Questa specie è sempre stata presente nel Mar Mediterraneo (attraversa lo Stretto di Gibilterra, sfruttando le correnti marine e del vento favorevoli), ma non è ancora certo se sia effettivamente in grado di riprodursi in questo mare. Tuttavia, il caso del 2010 suscitò parecchio scalpore nella comunità scientifica con l’incursione di un grande numero di colonie nel Mediterraneo.
Assieme alla Physalia utriculus, questa specie è responsabile di circa 10.000 punture all’uomo ogni estate lungo le coste occidentali dell’Australia. Il veleno è in grado di procurare dolori per 2-3 giorni, grazie alla capacità di viaggiare per il sistema linfatico (intensità e durata dipendono comunque dall’ammontare di veleno iniettato) e le punture lasciano una piaga rossa sulla zona colpita, quasi fosse una frustata. Questi sono gli effetti più comuni, ma possono esserci dei casi in cui il veleno può provocare febbre, interferenze con il sistema cardio-polmonare e shock anafilattico. Risulta, però, essere raramente letale, in genere questa eventualità è data da fattori di salute preesistenti nell’individuo (e dunque l’individuo deve essere predisposto). Nel Mediterraneo è noto un solo caso di fatalità: nell’Agosto 2010, una donna di 69 anni morì a Villaputzu (Cagliari) a causa dello shock anafilattico provocato dal veleno. Nel 2012, Roland Singh, 58 anni, è deceduto in Sud Africa a causa della puntura di questa specie, un altro caso di fatalità risale al 1987 lungo le coste della Florida. Si tratta di casi isolati, poiché la casistica è lungi da affermare un reale rischio di morte per colpa di questa specie: uno studio, svoltosi ad Aquitaine (Francia) tra il 2008 e il 2012, ha contato un totale di 1039 casi di puntura da parte di Physalia physalis, nessuno mortale: la probabilità di morire per colpa di una puntura da parte della Caravella portoghese è bassissima.
Il Messaggero, come anche AttivoTv, danno per scontato che rincontreremo questo Sifonoforo questa estate e ci danno questo avviso/allarme. Ma sarà davvero così? Abbiamo contattato il dr. Ferdinando Boero, professore di Zoologia e Biologia marina all’Università del Salento e a capo del progetto di avvistamento ‘Occhio alla medusa‘, non solo per chiedere informazioni in merito a questa specie, ma anche per chiedere se esiste o meno la certezza di poterlo trovare lungo le coste italiane questa estate e la sua risposta è stata:
“E’ come chiedere se ad Agosto ci sarà bel tempo o pioverà. Esiste un meteorologo che sia in grado di rispondere? Non credo.”
Insomma, non è certo. In ogni caso, nella possibilità di avvistamento, è il caso di non toccarle. Se possibile, scattate una fotografia ed inviarla all’indirizzo email del dr. Boero che troverete scritta nella locandina del progetto (con tanto di immagini per aiutare nell’eventuale identificazione), con l’accortezza di indicare dove è stato trovato l’esemplare (se possibile anche il numero di colonie).
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