Ci segnalano di un articolo del Leggo dal titolo a dir poco scoraggiante (lo stesso riportato nel nostro), titolo che precede un articolo dai toni meno allarmistici (quasi a voler mettere le mani avanti). Abbiamo contattato il dr. Marco Micheli, colui che ha recentemente identificato nuovi dati sull’oggetto, e gli abbiamo fatto alcune domande riguardanti l’asteroide e i suoi movimenti. L’asteroide in questione, per precisare, è quello che è passato attorno l’8 Marzo di quest’anno (2016).
Chiedendo se sarà probabile che questo asteroide possa schiantarsi sulla Terra, il dr. Micheli rassicura che non ve ne sono. Dalle ultime analisi sono scaturiti nuovi dati che, inseriti nel modello, hanno determinato come questa possibilità non solo non potrà verificarsi per la data riportata sul sito, il 28 Settembre 2017, ma che ciò non avverrà neanche nel corso del prossimo secolo. Stando inoltre all’articolo del sito EarthSky, la prossima distanza minima probabilmente (non è certo) verrà raggiunta nuovamente non nel 2017 come precedentemente stimato, ma nel 2056. Ipotesi su cui lo stesso dr. Micheli è poco convinto:
“A seguito dei dati che ho individuato alcune settimane fa, gli stessi che hanno eliminato ogni possibilità di impatto, anche gli avvicinamenti futuri più probabili sono cambiati. In realtà, la traiettoria di questo asteroide, già poco nota ora, sarà sempre più imprecisa nel futuro, a meno che l’asteroide venga riosservato a breve. Quindi saranno possibili passaggi ravvicinati in futuro (ma non collisioni), ma sapere quando è praticamente impossibile.”
L’articolo del Leggo è stato pubblicato il 29 Febbraio 2016, ignorando gli aggiornamenti in merito all’oggetto rilasciati dalla stessa NASA sul loro sito il 25 Febbraio 2016.
Abbiamo chiesto al dr. Micheli cosa potevamo pensare delle probabilità espresse sull’articolo del Leggo e se ci potesse essere un reale motivo per preoccuparsi. Insomma, se fossero davvero affidabili.
“La possibilità di una collisione quest’anno non c’è mai stata. Quella del 2017 esisteva con quelle bassissime probabilità di 1 su 250 milioni fino a quando i dati che ho trovato sono stati inclusi nei calcoli. Con tali dati, ogni possibilità di impatto, nel 2017 o in qualunque altra data nel prossimo secolo, è stato completamente escluso.
Giusto come precisazione: in questo contesto, quando diciamo “completamente escluso”, intendiamo ad un livello di probabilità così piccolo che non è possibile calcolarlo. Nulla vieta che questo oggetto possa ancora avere qualche remotissima probabilità di impatto, ma saranno così trascurabili che le possibilità di un impatto di un altro oggetto, ad oggi ignoto, sono migliaia di volte maggiori.”
In sostanza, niente di cui avere realmente paura. Il cielo non ci cadrà sulla testa. O almeno, questo asteroide quasi certamente non ci cadrà.
Nell’articolo, vengono espresse delle misure sulle dimensioni dell’oggetto che, secondo il Leggo, girerebbe tra i 24 e i 52 metri. Un range del genere fa sorridere gli astronomi, considerando che è anche troppo preciso (tra i 20 e i 50 sarebbe stato più corretto, poiché indicherebbe maggiormente l’incertezza). Il dr. Micheli specifica quanto sia difficile stimare le dimensioni di un oggetto avendo così poco tempo per l’osservazione (soprattutto a quelle distanze):
“Il range, comunque, è approssimativamente quello e purtroppo non deriva da misurazioni, ma più che altro dalla loro assenza. Questo asteroide è stato osservato solo per pochi giorni nel 2013 e le osservazioni raccolte in quel periodo erano solo posizionali (dove stava nel cielo), corredate da un’approssimativa luminosità. Con questi dati si può solo estrapolare una dimensione molto approssimativa, perché non conosciamo ne il colore ne la composizione dell’oggetto (un oggetto bianco e piccolo avrebbe la stessa luminosità di uno nero e grande, se messi ad una data distanza). Da questo viene il range di diametri possibili indicato sopra.”.
Tanto per anticipare la probabile domanda, no, l’oggetto in questione non emana luce propria. Semplicemente si vede grazie alla luce solare riflessa dall’oggetto.
Dopo di che, gli abbiamo chiesto un parere sull’effettiva capacità distruttiva che potrebbe avere l’oggetto. Sul Leggo si parla addirittura di una forza sufficiente a radere al suolo una metropoli. Avevo chiesto, dopo averlo letto sull’articolo di EarthSky, se questo oggetto sarebbe potuto esplodere in aria, come accadde alla meteora di Čeljabinsk il 15 Febbraio 2013 (i cui danni maggiori furono dei vetri frantumati e i ricoveri più gravi in ospedale furono causati dai frammenti di vetro scagliati violentemente a seguito dell’onda d’urto).
“Fare una stima degli effetti a terra è difficile data l’incertezza enorme nel diametro, che determina un’incertezza di un fattore 10 nell’energia. Inoltre, non conoscendone la composizione (roccioso o metallico) e la densità, non è possibile prevederne il comportamento in atmosfera, ne l’eventuale esplosione in aria (come quello della Russia) o caduta a terra.”
In sintesi, non è nemmeno certo che ci arrivi intero al suolo, e non è certo l’esito di un eventuale impatto. Di fatti, il dr. Micheli mi suggerisce questo sito con cui è possibile calcolare l’esito di un eventuale impatto (danni ambientali, energia rilasciata etc.). Se volete provare con l’asteroide 2013 TX68, il dr. Micheli ci comunica che questo oggetto incontrerebbe la Terra ad una velocità di circa 15 km/s.
A leggere quanto ho appena riportato, ci si domanda come sia complesso il lavoro di enti come NASA e ESA. Purtroppo, diversamente da altre scienze (come la Botanica, la Zoologia, la Medicina etc…), questa branca dell’Astrofisica e dell’Astronomia non ha molto materiale su cui poter lavorare e quando un corpo celeste si dimostra favorevole ad un incontro “ravvicinato” (più del solito almeno, e parliamo comunque di distanze che superano il milione di km) non possono che esserne contenti. I più euforici sono di sicuro gli astrofili. Ma, in una era dove riusciamo a mandare satelliti su corpi del genere, è mai possibile che si trovino difficoltà di studio degli stessi, anche in merito alla traiettoria? Il problema sono sempre gli stessi denominatori comuni per tutti gli asteroidi: le distanze e il tempo utile di osservazione. Anche su questo aspetto, il dr. Micheli ci fa un esempio pratico:
“Le motivazioni per cui è spesso difficile determinare l’orbita di un asteroide sono diverse. Il caso di 2013 TX68 è il più semplice: per questo oggetto l’imprecisione attuale è solamente conseguenza della scarsità di osservazioni disponibili, raccolte solo durante pochi giorni due anni e mezzo fa. Con così pochi dati, su un arco temporale piccolo, non è possibile estrapolare la traiettoria con precisione. Immaginiamoci di osservare un aereo in cielo per 2 secondi: potremmo dire approssimativamente da che parte va, ma non sapremmo mai ricostruire esattamente la sua traiettoria e prevederne la destinazione. Se lo possiamo osservare per mezz’ora sarà molto più facile.
Ci sono poi altri motivi che influenzano la prevedibilità su scale temporali molto lunghe, ad esempio secoli o millenni, ma non entro in questi dettagli.”
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