Nella giornata di ieri, 27 aprile 2015, Rita Katz dal suo account Twitter pubblica delle foto con delle presunte lettere firmate ISIS con scritte del tipo “Siamo nelle vostre strade. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell’ora zero“.
Ecco il tweet e le foto pubblicate da Rita Katz ieri 27 aprile 2015 alle ore 19:46:
In alcuni casi le foto sono addirittura vecchie dell’anno scorso. Per esempio la foto del Colosseo è stata fatta l’anno scorso e pubblicata dall’account Twitter Abdul-Malek (@truthsMaster) il 20 giugno 2014. L’account in questione è attualmente sospeso, come possiamo vedere se andiamo al link del tweet contenente l’immagine. Abbiamo comunque uno screenshot che venne riportato all’epoca dai media internazionali:
Lo stesso account Twitter pubblicò foto di altri Paesi, tra cui Olanda e Svizzera.
Le foto erano già diffuse online, soprattutto su Twitter, come possiamo vedere i tweet dei giornalisti Harald Doornbos e Sakir Khader del 24 aprile 2015 (tweet 1 e tweet 2), ma non ricevettero tanta attenzione. Ci pensa la Katz e tutti ne parlano. Perché la Katz la pubblica ora? Arriva così in ritardo il servizio SITE (Search for International Terrorist Entities) di cui è co-fondatrice? Poi agenzie come l’Ansa pubblicano la foto “targata SITE” senza verificare che la foto è vecchia di quasi un anno.
Quello del sito SITE, inoltre, è un servizio di analisi a pagamento esplicitamente dichiarato “for profit“. Leggiamo cosa scrive il The New Yorker nell’articolo “Jihad privata” del 26 maggio 2006:
Katz conceded that her group doesn’t check the scientific accuracy of each manual, or the legitimacy of every threat—although she tries to make sure that the Web site that a particular item appears on has produced credible threats in the past, and that the threat seems serious. And, she said, vetting isn’t her role. “I’m telling people what terrorists are thinking,” Katz says. “Wouldn’t you rather know that they’re thinking about the Alaska pipeline, even if this manual wouldn’t work?”
Insomma, la Katz ammette che il suo gruppo non controlla la legittimità di ogni minaccia. Non è di certo una garanzia, i servizi della Katz vanno presi di conseguenza con le pinze.
Inoltre:
One afternoon early last fall, Katz came across a new thread. It was about her. A jihadi had posted a link to the SITE Institute’s Web site. “The SITE is lurking,” he wrote. Its people were on the boards, using false names and acting as spies. He urged his brothers to ferret them out and expel them.
But another poster responded that SITE might be providing a valuable service. He wrote, “They translate the statements into English on our behalf, and they do not analyze them. Why do we not grab the opportunity?” Eventually, a moderator on the site weighed in: “All right, men, do not argue. We will carry out an election, and then we will see if we should keep them or expel them—what do you think? I am a democratic operative, don’t you think?” He ended with a smiley-face emoticon. By the time attention shifted to a new thread, opinion was running fifty-fifty as to whether SITE was, on balance, good for jihad.
Praticamente, un giorno la Katz si imbatte in una discussione dove parlano di SITE e degli infiltrati da espellere. In seguito interviene un utente, il quale ritiene che SITE sia davvero utile al loro scopo siccome traducono in inglese i loro messaggi. Di fatto la Katz e SITE sono diventati, involontariamente, un mezzo utile per la diffusione del terrore mediatico.
Visto che le informazioni fornite da SITE non vengono controllate, e la foto del Colosseo ne è una prova, chi ha fotografato e diffuso queste cartoline potrebbe anche essere un “troll” che si diverte a fare scherzi di pessimo gusto (e in rete ne circolano davvero tanti). Secondo quanto riportato dall’account Twitter di Fabio Chiusi, giornalista che scrive su Wired.it, le foto sarebbero state pubblicate dallo stesso account Twitter.
Ricordiamo l’immagine da noi pubblicata nella nostra pagina Facebook:
Tornando alle cartoline, i Servizi di sicurezza italiani rassicurano i cittadini, i quali vengono tra le altre cose già allarmati inutilmente da catene whatsapp come quello delle metropolitane e il 1° maggio di cui abbiamo già parlato in precedenza. In merito a queste cartoline si tratterebbe, per i Servizi italiani, di “propaganda della parola” e “guerra psicologica“.
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