Ci segnalano il seguente articolo, targato ilnotiziario24:
Nelle ultime ore si sta sempre più diffondendo la notizia secondo cui la polizia brasiliana starebbe uccidendo bambini e adolescenti per “ripulire” le città in vista delle Olimpiadi di Agosto 2016. Secondo il Comitato Onu sui diritti dell’ infanzia infatti i rastrellamenti si starebbero verificando soprattutto nelle grandi metropoli come Rio de Janeiro.
Come ha dichiarato il vice-presidente del Comitato, Renate Winter: ”esiste un’ondata di ‘pulizia’ che mira alle Olimpiadi per presentare al mondo una città senza questi problemi”. Per l’ Onu esiste infatti una “violenza generalizzata” da parte della polizia, soprattutto contro i più poveri che vivono nelle favelas.
L’ Onu sta inoltre cercando di intervenire in merito alla questione chiedendo al governo brasiliano di approvare nel più breve tempo possibile leggi che proibiscano la detenzione arbitraria di bambini per strada.
In realtà le ultime ore sono un eterno giorno della marmotta che, nello stile del famoso film Ricomincio da capo si situano in un momento a caso dal 10 ottobre del 2015, data riportata nella fonte ANSA ad oggi.
Fonte ANSA dalla quale apprendiamo due ulteriori elementi:
Per l’Onu esiste una ”violenza generalizzata” da parte della polizia, specialmente contro i ‘meninos de rua’ e quelli che vivono nelle ‘favelas’. ”Siamo seriamente preoccupati”, hanno dichiarato i membri del Comitato, che chiedono anche al governo brasiliano l’approvazione immediata di leggi che proibiscano la detenzione arbitraria dei bambini di strada.
E la risposta data all’epoca dalle autorità locali:
La risposta delle autorità locali è stata affidata alla segreteria di Pubblica sicurezza. Attraverso una nota viene osservato che quello di Rio è il secondo Stato brasiliano ad aver ridotto maggiormente il tasso di omicidi di bambini e adolescenti tra il 2000 e il 2013, secondo quando illustrato dall’ultima Mappa della violenza realizzata su richiesta del governo federale.
Il punto di partenza di queste indagini va da ricercarsi nei risultati delle analisi di associazioni indipendenti, riportate dall’ONU, che tengono di conto la complessa situazione delle favelas, tra crimine e repressione violenta.
È stato quindi fatto qualcosa: forse non abbastanza, data la precaria esistenza nelle favelas, e dato il fatto che, alla fine, è sempre il bambino, soggetto debole per eccellenza, a pagare.
Ciò che è davvero cambiato in questo ultimo anno è l’inizio di una petizione su change.org, che terminerà a fine luglio, per sollecitare nuovi interventi contro la repressione violenta nelle favelas, che sovente vede proprio i più piccoli come vittime collaterali e in favore del progetto Witness not Accomplices, iniziativa del Movimento per l’Infanzia tesa a destinare ai bambini delle favelas e delle zone degradate parte dei proventi olimpionici in beneficienza.
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