Ci segnalano i nostri contatti il seguente articolo, a puntello del precedente brano sui prelievi al Bancomat e relativo all’esperienza di un anonimo ex senatore.
Sono testimone della follia di questo tentativo governativo, avendo subìto un accertamento l’anno scorso. Ho impiegato vari mesi per tentare di giustificare i miei prelievi dal bancomat, ma la faccenda non è stata semplice in quanto mi si chiedeva conto di prelievi risalenti a ben cinque anni prima.
Per fortuna la contabilità del mio studio professionale era perfetta e quella personale era stata tenuta diligentemente ma, ovviamente, esposta alle approssimazioni del caso. Inizialmente mi è stata chiesta la giustificazione di prelievi oltre i 500 euro, ma quando sono riuscito fortunatamente a giustificare i 3/4 di quei prelievi, la soglia della richiesta si è abbassata a 100 euro. Al punto che un giorno, esasperato per non aver trovato alcuna pezza d’appoggio per un prelievo di 200 euro, chiamai in disparte il funzionario-inquisitore al quale, serissimo, confidai che quei 200 euro li avevo spesi a puttane e lo pregai, ad evitare una crisi del mio rapporto coniugale, di… sorvolare!
Per farla breve, poiché il funzionario non voleva riconoscere che con me aveva «bucato» e che, come gli avevo indicato, altri erano i veri evasori (che gli «algoritmi» dell’Agenzia non riescono ad individuare), chiesi un incontro con il Direttore dell’Agenzia. Il quale, una volta esaminato il mio reddito annuo e accortosi che non ero riuscito a giustificare circa 10mila euro in un anno, archiviò la faccenda in pochi minuti, con me convenendo che le norme (le loro norme, regole e metodi) spesso sono inutili o controproducenti.
Questa l’avventura di un ex senatore che, purtroppo, non si è mai potuto occupare di «fisco» ma solo, o quasi, di «giustizia».
Non poniamo dubbio alcuno sulla veridicità, ma il testo non corrisponde al titolo, ed il contenuto non sembra allarmistico.
La narrazione dell’anonimo è la seguente. A seguito di un accertamento il professionista giustifica diversi prelievi, tranne uno per il quale dichiara di aver usato quei soldi per prestazioni di natura non comprovabile e, nonostante tale incertezza comunque l’accertato, di seguito, agendo correttamente con un ricorso gerarchico:
chiesi un incontro con il Direttore dell’Agenzia. Il quale, una volta esaminato il mio reddito annuo e accortosi che non ero riuscito a giustificare circa 10mila euro in un anno, archiviò la faccenda in pochi minuti
La morale della storia di fatto prova il contrario dell’assunto: al cittadino infatti è sempre aperta la via del Ricorso Gerarchico, in proprio o con l’assistenza del proprio commercialista e, ove convinto di poter far valere le proprie ragioni, sarà ascoltato.
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