Ci è stata segnalata la condivisione di questo articolo de Il Giornale da parte della pagina Facebook Taxi Pet. L’articolo riporta fatti di cronaca vera su cui faremo degli approfondimenti e delle precisazioni, terminando poi con un post di stampo allarmismo.
Iniziamo sottolineando che l’articolo ben specifica che i casi di cui tratta stanno, purtroppo, avvenendo nel Regno Unito, riportando come fonte (senza linkarlo) il Daily Mirror e il loro articolo del 19 Dicembre 2015. Ecco cosa riporta il Giornale:
Non accenna a diminuire nel Regno Unito l’epidemia di Alabama rot, la malattia che colpisce alcune razze di cani e che viene definita “mangia-carne” per la sua capacità di causare lesioni e ulcere cutanee sugli animali.
Secondo il Daily Mirror, che ha raccolto dati dei servizi veterinari, “alcune dozzine” di cani sono morti negli ultimi mesi, per una malattia che fece la sua comparsa la prima volta negli Stati Uniti negli anni Ottanta, colpendo soprattutto i levrieri, e che la medicina veterinaria non ha ancora capito come curare.
Solitamente, gli animali affetti, prevalentemente labrador e cocker spaniel, muoiono per problemi ai reni, in genere anche a soli tre o quattro giorni dalla comparsa dei sintomi, con un tasso di mortalità pari al 90%. Nel Regno Unito sono stati intanto confermati alcuni focolai nelle città di Abbeyfield, Staffs, Chandlers Ford, Hants, Bolton, Lancs e anche Londra, con un aumento dei casi che si è registrato a partire da ottobre di quest’anno. Il primo caso in Gran Bretagna fu registrato nel 2012 e secondo il Mirror le morti accertate finora sono state almeno 60. In linguaggio scientifico italiano il morbo è noto come «malattia glomerulare reale e cutanea idiopatica»
Sostanzialmente, Il Giornale non ha riportato errori considerevoli, ci limitiamo dunque a fare qualche approfondimento.
Il Mirror non è nuovo sull’argomento, o quantomeno l’articolo di riferimento linkato su: tra gli articoli più vecchi sul tema, troviamo questo del 24 Marzo 2015, a cui fa riferimento il sito della Forestry Commision (e dove si possono trovare alcune informazioni su come agire in caso che si sospetti tale malattia sul proprio cane); in questo articolo viene detto come ci siano stati 30 casi di decessi avvenuti a causa della malattia, sottolineando come questi 30 individui appartenessero a diverse razze canine, tranne che i levrieri (in seguito un approfondimento sulla malattia e perché sottolineiamo le razze). Il 30 Aprile 2015 il Mirror riporta come ci siano stati 46 casi accertati a partire dal Dicembre del 2013, specificando tuttavia che la diffusione della malattia ha coinvolto 16 regioni, tra cui il Kent, Londra, Hampshire, Greater Manchester e il Dorset. Dopo così tanto tempo si pensava che la cosa si fosse mantenuta stabile o attenuata, ma purtroppo dei nuovi casi registrati e riportati sempre sul Mirror il 18 Dicembre 2015 hanno di nuovo alzato il livello di allerta nel Regno Unito, portando ad un totale dei casi registrati a 60: a dirlo è anche l’IBTimes Uk che riporta 55 casi di decesso verificati e gli ultimi 5 anno portato a quel valore.
La malattia è piuttosto grave, ma con un lasso temporale di 3 anni con “appena” una sessantina di casi accertati non è ancora sufficiente per poter parlare di epidemia vera e propria, anche se nel Regno Unito i possessori di cani vengono avvertiti affinché, nell’eventualità che si manifestino i primi sintomi, possano prendere i dovuti accorgimenti per tempo e lo possano portare dal veterinario nella possibilità che possa eventualmente sopravvivere.
Purtroppo su questa malattia non è ancora disponibile una bibliografia adeguata per rispondere a tutte le domande che vi saranno sicuramente venute in mente leggendo questo (o altri) articoli che ne parlano. Perfino la pagina di Wikipedia alla voce “Alabama rot” non dice molto. Proveremo a riassumere quel poco che si sa.
L’Alabama rot ha visto la prima comparsa negli Stati Uniti intorno agli anni 80 e venne riscontrata in esemplari di Levrieri Inglesi e ciò a portato a supporre che colpisse prevalentemente questa razza. Tale considerazione è stata rivista a partire dal 2012 quando fece la sua comparsa in Inghilterra, infettando una gamma di razze leggermente più ampio di quanto si pensasse. Le cause della malattia non sono ancora chiare, soprattutto in merito alla scarsa casistica registrata, ma è dell’idea che a generare i problemi possa essere l’Escherichia coli (o un suo ceppo), o per meglio dire una tossina prodotta da questo batterio. Qua una mappa dei casi riportati, tra cui quelli accertati e non identificati, deceduti accertati e non identificati (nel senso che non è chiaro se sia stata effettivamente la Alabama rot ad aver stroncato la vita dell’individuo), così come anche i superstiti in entrambi i casi.
Nello specifico, questa è una malattia idiopatica (ovvero le cui cause non sono note) e viene chiamata anche Vasculopatia Glomerulare Cutanea e Renale (CRGV, Cutaneous and Renal Glomerular Vasculopathy). Nella sintomatologia compaiono lesioni alla cute all’altezza delle zampe, sul torace e l’addome e può manifestarsi nel 25% una insufficienza renale che porta alla morte l’individuo. Ancora non sono state comprese le modalità di trasmissione della malattia, ne tanto meno si riesca a trasmettere da cane a cane. Non esiste un vaccino, ma un rapido trattamento potrebbe riuscire a far sopravvivere l’individuo con il minor danno possibile.
Come detto in precedenza, il Giornale ha ben specificato che si tratta di una malattia che si sta manifestando nel Regno Unito, ma ecco come la pagina facebook condivide tale notizia:
Condivide la notizia invitando all’attenzione dell’utenza italiana, in un paese dove non si sono verificati casi di Alabama rot, con una frase che, invece, sembra avvertire del contrario.
Dobbiamo precisare che Taxi Pet è un servizio che si occupa di trasporto di animali anche all’estero e che, stando al loro sito, le mete predilette dalla loro utenza (non solo quella animale) sarebbero Londra e Parigi. Avendo la prima come meta preferenziale, hanno fatto bene ad avvertire la propria utenza della possibilità di esporre il cane ad un eventuale pericolo, tuttavia il modo con cui è stato condiviso l’articolo può dare alito ad inutile allarmismo. Difatti, tra i primi commenti, si possono leggere post piuttosto preoccupati e richiedenti della situazione in Italia.
Come detto, fino ad oggi non sono stati registrati casi in Italia, ma, attualmente, solo negli U.S.A. e nel Regno Unito. Non c’è motivo dunque di allarmarsi, ma tenete d’occhio la situazione a Londra se decidete di recarvici in viaggio con il vostro amico a 4 zampe, magari dando un’occhiata sui pdf che il sito Forestry Commision ha messo a disposizione sull’argomento per l’utenza (inclusi, in alcuni, i numeri di telefono e gli indirizzi e-mail per richiedere assistenza qualora l’animale possa presentare dei sintomi sospetti).
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