ALLARMISMO E CLICKBAIT Trovato arsenico nelle acque minerali italiane: la lista

di Luca Mastinu |

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ALLARMISMO E CLICKBAIT Trovato arsenico nelle acque minerali italiane: la lista Bufale.net

Ci segnalano un articolo pubblicato il 15 maggio 2017 sul sito Rimedi Naturali:

L’Arsenico è classificato dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro come elemento cancerogeno certo di classe 1, e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche, e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L’assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, è indicata, da una rilevante documentazione scientifica, anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

Una indagine realizzata nell’ambito del progetto Atlante Europeo dell’EuroGeoSurveys Geochemistry Expert Group (pubblicata nel maggio 2010 dalla rivista ‘Le Scienze’) ha permesso di conoscere tutti i dati relativi alla composizione delle acque minerali europee. Nel caso di quelle italiane è stato quindi possibile conoscere tra gli altri, anche il valore per litro del tanto discusso Arsenico. Ecco l’elenco delle principali acque minerali e loro contenuto in Arsenico (ricordando che per tutte le acque minerali italiane prese in esame, in nessuna è stato riscontrato un valore superiore ai 10 microgrammi per litro).

L’articolo prosegue con una tabella che vi riportiamo di seguito, con i valori evidenziati:

Infine l’articolo si chiude con un documento pdf che riporta le analisi complete di tutte le acque italiane. Una prima osservazione arriva da un commentatore che fa notare che in Italia la separazione della parte intera dalla parte decimale avviene con la virgola (WikipediaScuola Elettrica, YouMath). Dunque possiamo già ovviare al refuso grafico prendendo come esempio la stringa che riguarda l’Acqua Recoaro, che in maniera corretta indichiamo con 0,054 microgrammi di arsenico per litro (µg/l).

Fatta questa precisazione, notiamo una contraddizione tra il titolo e il contenuto dell’articolo. Se il titolo parla della presenza dell’arsenico con intento sensazionalistico, nel suo contenuto troviamo che «per tutte le acque minerali italiane prese in esame, in nessuna è stato riscontrato un valore superiore ai 10 microgrammi per litro». La risposta arriva infatti dalla stessa tabella – sia quella riportata, sia quella linkata del documento pdf – nella quale non compaiono valori superiori ai 10 µg/l. A tal proposito troviamo maggiori informazioni sul sito dell’Ordine dei Medici di Latina nell’articolo “Arsenico 13 domande – 13 risposte“. Per prima cosa viene fatta distinzione tra Arsenico (As) organico (non tossico) e inorganico (tossico), e a quest’ultimo l’uomo è maggiormente esposto attraverso l’assunzione di alimenti. Tra gli alimenti, ovviamente, è compresa l’acqua minerale. Al punto 5 viene fatto riferimento alla normativa sulla presenza di As nelle acque, il cui limite di concentrazione è tollerato fino ai 10 µg/l sia per l’uso umano (lavaggio, cottura) che per l’uso potabile (acqua imbottigliata). Lo scopo è ridurre al minimo l’esposizione. A tal proposito:

Le autorizzazioni per il riconoscimento delle acque minerali sono rilasciate dal Ministero della Sanità dopo un controllo della presenza di arsenico eliminando o imponendo azioni correttive per quelle che superano i 10 μg/l . Le ASL controllano con i laboratori ARPA sia le sorgenti (trimestralmente) che le linee d’imbottigliamento (mensilmente) oltre che controlli random nei punti di commercializzazione.

Al punto 8 leggiamo che il limite imposto dalla Commissione Europea (CE) sull’esposizione all’As dei bambini resta fermo ai 10 microgrammi per litro, mentre per gli adulti è tollerabile fino a un tetto massimo di 20. Al punto 7 viene precisato che i valori rispettati sui tetti massimi imposti dalla CE nella Direttiva 98/83 del 3 novembre 1998 (qui il documento) possono garantire un consumo in assoluta sicurezza per tutto l’arco della vita.

Tornando alla segnalazione pervenuta, l’articolo preso in esame cita uno studio riportato nel 2010 dalla rivista Le Scienze intitolato “Non solo arsenico. Lo stato delle acque italiane“. Al suo interno troviamo riferimento a una deroga richiesta dall’Italia alla Commissione Europea circa la concentrazione massima di arsenico nelle acque destinate al consumo. La CE non l’aveva concessa, e dunque sono rimasti i valori massimi che abbiamo riportato poc’anzi. Ancora, e per darci una risposta rassicurante, il 1° Dicembre 2010 la stessa rivista pubblicava l’articolo “Acqua di casa nostra” dal quale incipit si leggeva:

Buona, con poche eccezioni: è il risultato di uno studio che ha analizzato la qualità dell’acqua di rubinetto di tutta Italia.

.Ancora:

Uno studio condotto dagli autori ha analizzato campioni di acqua di rubinetto prelevati da 157 località suddivise per Regione, per un totale di 105 Province su 111, e rappresentativi dei consumi quotidiani.
Le concentrazioni dei diversi elementi nei campioni sono state confrontate con quelle riportate nel Decreto Legislativo 31/2001 (Direttiva Europea 98/83/CE), che definisce anche i criteri e i parametri analitici che un’acqua deve rispettare per essere definita potabile.
I risultati hanno mostrato che la qualità delle nostre acque di rubinetto è abbastanza buona, a eccezione di alcune anomalie da approfondire.

Esiste dunque un reale allarme sulla quantità di Arsenico presente nell’acqua minerale?  È dunque, l’Arsenico, una scoperta che insidia salute dei consumatori?

La risposta arriva direttamente dall’articolo preso in esame, ribadiamo: «[…] per tutte le acque minerali italiane prese in esame, in nessuna è stato riscontrato un valore superiore ai 10 microgrammi per litro». La presenza di Arsenico non è una scoperta, e in ogni caso è contenuto nelle nostre acque in una quantità di gran lunga inferiore al limite concesso dalla Commissione Europea. Parliamo di allarmismo, dunque, perché l’utenza media già grida alla strage imminente senza darsi pace. Parliamo di clickbait, infine, perché il rapporto tra titolo dell’articolo e contenuto si conclude con un nulla di fatto.

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