Categorie: Allarmismo

ALLARMISMO Arriva in Italia il verme che non muore: si rigenera da solo e stermina tutto – Bufale.net

Ci è stato segnalato un articolo del sito Libero Quotidiano in merito alla presenza, sul suolo italiano, di un verme piatto alieno (termine che non si riferisce ad “extraterrestre”) invasivo e che, stando a questo e anche ad altri siti (il Mattino, il Giornale, Il Resto del Carlino, Tiscali) sarebbe molto pericoloso per l’uomo. Abbiamo contattato direttamente il ricercatore citato negli articoli, Mattia Menchetti, biologo che si è occupato del caso assieme ad altri ricercatori, per fare i chiarimenti del caso.

Specie invasiva

Nel linguaggio scientifico, una specie che non appartiene ad uno specifico areale, ma che è stato introdotto, viene definita una specie alloctona e, talvolta, aliena. Quando, però, viene introdotta e presenta una qualche minaccia per l’ecosistema locale (perché si adatta all’ambiente o vi si trova favorito) viene detta invasiva. Questo è il caso del verme giapponese, il Diversibipalium multilineatum, arrivato in Italia attraverso vie non ancora del tutto chiarite (in genere attraverso il commercio di piante dall’estero, ma non sempre l’animale sopravvive al viaggio).
Una cosa che non viene riportata in nessuna delle testate nazionali è che si sta parlando di un caso risalente al 2014 (il 28 Settembre del 2014 ad essere più precisi) in un giardino di Bologna e si tratta di un unico caso registrato: da quel giorno, fino alla data di pubblicazione (risalente al 26 Gennaio 2016), vennero eseguite tutte le analisi di studio dei campioni prelevati di queste e anche altre specie aliene. Per adesso, l’unica cosa corretta è il numero degli esemplari ritrovati, ovvero 70, come riportato nello studio e confermato dallo stesso Mattia.

Dall’articolo de Il Resto Del Carlino (archivio).

Specimens: esemplari. Nello stesso studio, il numero è stato raccolto in una finestra temporale che va da Marzo del 2014 a Giugno del 2015.

Zoologia

Immagine dal sito della Treccani

Le Planarie sono comunemente dette vermi piatti per la loro peculiare anatomia: a differenza di altri vermi, in particolare appartenenti agli Annelida (tra cui il lombrico che conosciamo tutti), hanno una forma appiattita e non è suddiviso necessariamente a sezioni separate (gli organi, però, non sono segmentati e formano un continuum da sezione a sezione). Sono animali che stanno prevalentemente nel sottosuolo e fuoriescono dal suolo prevalentemente di notte (eventualmente anche nei giorni di pioggia particolarmente abbondanti), in quanto questi animali prediligono gli ambienti umidi. Per questo motivo, tra l’altro, non è assolutamente ragionevole prelevare il verme e metterlo in un contenitore con del terreno umido per arrestare la sua vitalità, anzi, così facendo lo si espone in un ambiente favorevole alla vita.

Dal sito del Libero Quotidiano (archivio). Lo stesso invito viene fatto nell’articolo de Il Mattino (archivio).

Danni ecologici

Una qualsiasi specie aliena invasiva è potenzialmente predisposta ad arrecare danni all’ecosistema nel quale viene a trovarsi. Nel caso del verme in questione, la predazione dei vermi che abitano il sottosuolo impoverirebbe l’areazione del terreno a seguito dello spostamento di quest’ultimo causato dal passaggio del verme. Senza contare i danni legati alla predazione di altri organismi e non solo le lumache, ma anche larve d’insetto.

Pericoli per l’uomo?

Al momento non esiste alcun ragionevole motivo per ritenere questi vermi direttamente pericolosi per l’uomo, ma indirettamente è un rischio per la possibile riduzione del verde cittadino con effetti sulla salute psico-fisica.

Tossicità

Gli articoli di alcune testate sono state abbastanza fuorvianti nel rappresentare questo aspetto. Come l’inizio dell’articolo de Il Giornale (archivio) parte subito col dire che il Diversibipalium multilineatum sia una specie velenosa. Come Mattia ha avuto modo di dichiarare nel video seguente, del canale ufficiale del sito Arezzo Notizie (link all’articolo correlato) nel Diversibipalium multilineatum non è stata dimostrata la presenza del veleno citato, la Tetrodotossina (TTX).
Il motivo per cui qualcuno può credere che anche il Diversibipalium possa essere velenoso è per il fatto che nello studio vengono citate altre due specie di planarie, il Bipalium adventitium e il Bipalium kewense, di cui è stata confermata la presenza della tossina all’interno dell’individuo e nelle loro uova (lo studio); i ricercatori hanno concluso che si tratta di una specie filogeneticamente vicina a queste due, ma non sempre vale la regola “Ce l’ha uno, ce l’ha anche l’altro.” ed infatti dovrà essere investigata la presenza del TTX anche nel Diversibipalium.

Immortale

Dulcis in fundo, l’aggettivo che forse ha suscitato più clamore, ovvero l’impossibilità di uccidere il verme schiacciandolo. Questo perché, per come hanno scritto alcuni giornali, questi vermi sarebbero dotati di una capacità al limite del sovrannaturale.

Dal sito di Tiscali (archivio).


Dall’articolo de Il Resto Del Carlino (archivio).


Scusate, non ho resistito.


Mi piacerebbe moltissimo entrare nel dettaglio del fenomeno, però mi limiterò ad una infarinatura. L’invito a non schiacciarle è valido ed è stato riportato il nome corretto di una particolare via di riproduzione asessuata, ovvero la Frammentazione, caratteristico anche nel Phylum dei Platelmiti (a cui appartengono anche le Planarie). Tuttavia, è esagerata la portata di questa modalità. In genere, più sono piccoli i pezzi e meno è probabile che da questi possa formarsi un individuo completo: dobbiamo considerare che questo sistema porta via risorse sia strutturali (per la ricostituzione dei tessuti) che energetiche (per far muovere le macchine molecolari che intervengono in questi processi). Nell’atto del schiacciarlo è probabile che vengano a generarsi dei pezzi davvero piccoli, ma potrebbero esserlo troppo per poter generare, dunque, un altro individuo, ma per via di questa caratteristica il verme potrebbe comunque non morire e riuscire a rigenerare le parti perdute, rimanendo al punto di partenza (e con l’esemplare ancora in circolazione).
Per concludere, non esiste motivo reale di temere per la propria incolumità in presenza di questo verme, ma rimane una potenziale minaccia per l’ambiente. In caso di avvistamento, come suggerisce Mattia Menchetti, occorre scattare una foto al verme piatto che reputate sospetto e inviatela a Mattia tramite uno dei seguenti contatti (il suo blog, indirizzo e-mail e Twitter) e, in ogni caso, non fatevi prendere dal panico:
www.mattiamenchetti.com
mattiamen@gmail.com
@Mattiamen

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