Ci avete chiesto di verificare la notizia riguardante la possibilità di “requisizione” da parte dei Prefetti di proprietà private per l’accoglienza dei profughi. Il tutto sarebbe partito da una circolare a firma del direttore del Dipartimento Immigrazione del Viminale Mario Morcone e rivolta ai Prefetti.
Secondo quanto riportato da varie testate giornalistiche servirebbero subito 6500 posti per accogliere i profughi e, secondo quanto sarebbe riportato nella circolare del Viminale, anche con “provvedimenti di occupazione d’urgenza e requisizione“.
Non è la prima volta che si lancia l’allarme in merito alla possibilità di requisizione delle proprietà private per darle a disposizione dei profughi (attenzione, si parla di profughi, non di immigrati in generale). Tuttavia in passato si rivelarono delle vere e proprie “bufale” (o “rumor”, come disse Affaritaliani.it) come quella di Brescia dello scorso agosto 2014 (“Vogliono dare le case sfitte ai profughi“), senza dimenticare quella che coinvolse l’attuale Sindaco di Padova Bitonci che, in piena campagna elettorale e contro l’avversario Ivo Rossi, pubblicò sulla sua pagina Facebook una falsa lettera della Prefettura in merito alle seconde case sfitte:
Abbiamo convenuto con il ministero degli Interni di attendere lo svolgimento delle elezioni per la disposizione di seconde case non abitate nella disponibilità di richiedenti protezione internazionale in arrivo nel territorio del Comune. Tale disposizione non dovrà essere differita oltre il 30 giugno stante l’invio in brevissimo tempo in questo Comune di 50 migranti
Nella falsa lettera della Prefettura c’era la firma del prefetto Patrizia Impresa, anch’essa falsa, oltre al timbro del comune di Padova. Un’ora dopo la pubblicazione la Prefettura dichiarò il documento come falso, annunciando provvedimenti. Bitonci, mezz’ora dopo la smentita della Prefettura, si difese così:
Ho inviato un’interrogazione parlamentare per il ministro Alfano a proposito del presunto documento della Prefettura che è stato diffuso sui social media. Auspico si tratti di un falso: ho interessato direttamente il ministero per non avere dubbi…
Intanto la notizia era già stata ampiamente diffusa nel Web e in piena campagna elettorale.
Visti questi precedenti abbiamo atteso qualche novità a riguardo, ma essendo passato abbastanza tempo e non essendoci stata alcuna smentita da parte del Viminale, è giusto porre le dovute precisazioni e cercare di placare inutili allarmismi.
Abbiamo cercato la suddetta circolare, al fine di leggerla e analizzarla, ma al momento non è ne consultabile ne rintracciabile. Ci atterremo a quanto viene riportato dalle testate giornalistiche.
Leggiamo quanto riportato dal Corriere.it:
La circolare firmata dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, prevede che Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia e Campania mettano a disposizione 700 posti, 300 la Puglia, 250 il Lazio e le Marche mentre altri 1.500 vanno divisi nel resto d’Italia. La Lombardia ha già fatto sapere che ci sono problemi dovuti all’organizzazione dell’Expo, dal Veneto non arrivano risposte chiare nonostante il ministero dell’Interno abbia più volte evidenziato la necessità di avere una «distribuzione sull’intero territorio anche per evitare problemi di ordine pubblico», in particolare «una suddivisione equa delle responsabilità di tutti i capoluoghi di provincia senza esclusioni ed eccezioni», naturalmente in proporzione rispetto al numero degli abitanti. Per questo nella circolare non si esclude la possibilità che i prefetti ricorrano a misure drastiche pur di reperire strutture disponibili. Perché, come viene specificato nel provvedimento trasmesso ieri, «è indispensabile trovare soluzioni per una civile accoglienza ai gruppi di migranti e richiedenti asilo».
Tende e caserme
Intanto ci si attrezza in vista dell’estate non escludendo di poter sistemare gli stranieri all’interno delle caserme. Le procedure per dare inizio ai lavori di ristrutturazione sono state avviate, se la situazione dovesse peggiorare non è però escluso di far ricorso alle tende. Del resto le informazioni raccolte dai poliziotti della direzione centrale confermano che sulle coste libiche ci sono centinaia di migliaia di persone, molte già ammassate nei campi profughi e dunque in balia dei trafficanti.
Non rassicura il fatto che a marzo le partenze siano diminuite perché negli ultimi giorni c’è stata un’impennata che fa temere il peggio. E questo convince gli alti funzionari del Viminale a procedere con procedura d’urgenza invitando i prefetti «in situazioni di particolare necessità a ricorrere a forme di contrattazione diretta, per un tempo limitato alla predisposizione degli atti di gara», pur di trovare luoghi dove sistemare i profughi».
Le “misure drastiche” sono da intendere come tali, ossia da tenere in considerazione nel caso non si trovassero soluzioni tramite le normali procedure e quelle “straordinarie” come l’eventuale sistemazione all’interno delle caserme o del ricorso alle tende.
Qualcuno ha sollevato un’eventuale incostituzionalità in merito alla requisizione delle abitazioni private. Cosa dice la Costituzione in merito? Riportiamo l’articolo 42:
Art. 42. COSTITUZIONE ITALIANA
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.
Come potete ben vedere, la Costituzione italiana prevede ne la possibilità, salvo indennizzo, addirittura di espropriare una proprietà privata per “motivi d’interesse generale”.
Nel caso specifico, alla citata circolare del Viminale, non si parla di espropriazione ma di requisizione. È un potere che la legge italiana conferisce ai Sindaci e ai Prefetti e può riguardare immobili sfitti o abbandonati da alcuni anni.
Dobbiamo, quindi, citare l’articolo 835 del Codice Civile:
ARTICOLO 835 CODICE CIVILE
Requisizioni
Quando ricorrono gravi e urgenti necessità pubbliche, militari o civili, può essere disposta la requisizione dei beni mobili o immobili . Al proprietario è dovuta una giusta indennità.
Le norme relative alle requisizioni sono determinate da leggi speciali.
All’articolo 835 segue l’articolo 836:
Per le cause indicate dall’articolo precedente l’autorità amministrativa, nei limiti e con le forme stabiliti da leggi speciali, può sottoporre a particolari vincoli od obblighi [Cost. 44] di carattere temporaneo le aziende commerciali e agricole.
Non si tratta di un’espropriazione, quindi non è una sottrazione definitiva ma soltanto temporanea con un termine prefissato. Inoltre, l’immobile deve tornare in possesso del legittimo proprietario nelle medesime condizioni in cui è stato requisito.
Il potere della requisizione venne utilizzato già in passato, specialmente per l’alloggio temporaneo dei senzatetto in caso di pubblici disastri (come avvenne in seguito al terremoto in Abruzzo). In questo caso verrebbe utilizzata, se necessario, per l’accoglienza dei profughi.
È possibile, inoltre, presentare ricorso e richiedere ulteriori risarcimenti. Un esempio è quello riguardante la requisizione immediata da parte di un Comune siciliano, con ordinanza del 6 febbraio 1999, di un edificio di proprietà di una S.p.A. per un periodo di 12 mesi, edificio adibito in forma temporanea ai nuclei familiari in situazione di grave disagio abitativo e in attesa della concessione del contributo alloggiativo. L’S.p.A. impugnò dinanzi al TAR l’ordinanza del Comune per presunte carenze dei requisiti di necessità e urgenza, chiedendone l’annullamento e il risarcimento dei danni subiti.
Non creiamo inutili allarmismi, e in particolare quelli di un improbabile “requisizione” di una vostra seconda casa sfitta o appartamento sfitto. Le Prefetture, se costrette, andranno alla ricerca di luoghi dove possano essere gestite le accoglienze senza dover disperdere “un immigrato qua e uno dall’altra parte”, ma soprattutto saranno presi in considerazione immobili pubblici abbandonati come scuole, caserme, tendopoli e container lasciati dalle emergenze passate e strutture commerciali inutilizzate, o addirittura alberghi “abbandonati” (bisogna dimenticare i di albergatori in crisi che si son resi in passato disponibili).
Per fare un ulteriore esempio, è praticamente impossibile che requisiscano un’abitazione sfitta a Sud di Milano, un’altra a Nord di Milano e l’altra a Cinisello Balsamo, distanti tra di loro e di fatto impossibili da gestire. Si può presumere che verranno tenuti in considerazione complessi più grandi e atti a ospitare gruppi di profughi.
Vi ricordiamo sempre la nostra guida utile per comprendere come funziona il sistema legato all’accoglienza dei profughi, soprattutto in merito ai famosi “35 euro al giorno“:
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