Bufala

“Alla faccia di chi va a lavorare per mille euro al mese”: Raffaella Parvolo e il Reddito di Cittadinanza

Ci viene segnalato il seguente post Facebook, “alla faccia di chi va a lavorare per mille euro al mese”, proveniente dall’account del noto personaggio Raffaella Parvolo.

“Alla faccia di chi va a lavorare per mille euro al mese”

La didascalia è costruita per essere del tutto indinniante, derisiva e suscitare le reazioni che, nei commenti, sono indubitabilmente arrivate

Alla faccia di chi va’ a’ lavorare x mille euro al mese,pulire i bagni,raccogliere le arance nei campi come fanno i sicilianesi, o guidare le pecore x i campi come fanno i sardegnoli. X noi oggi è un giorno Santo, siamo diventati dei turisti x sempre. Guardate il mio compagno che felice che è, ci è arrivato il reddito di cittadinanza. Ora potremmo andare in ferie e comprarci una casa nuova. Grazie 5 stelle,noi vi voteremmo sempre. Baci sparsi dalla donna più seguita e amata d’italia.

Come ricordato da Nextquotidiano, i commentatori si sono divisi tra chi è caduto con tutte le scarpe nella provocazione e chi ha deciso di cavalcarla per entrare a far parte della narrazione.

Abbiamo così commenti come:

Lo dite a Me? Siamo una famiglia di forestali e falsi invalidi da 7 generazioni. Il reddito di cittadinanza è da dilettanti

cui fanno da contraltare repliche del calibro di:

Ma xk nn vai a lavorare che ti possa venire una paralisi cadozza sei più brutta della morte

Ma in realtà siamo di fronte ad una provocazione.

Come ottenere indinniazione facile: il trolling al tempo del Web 2.0

L’indinniazione è la parente gentista, popolana e somarista dell’indignazione. Laddove il sentimento dell’indignazione viene provato dinanzi ad un torto subito o patito da altri nella nostra sfera di conoscenza, l’indinniazione invece nasce dal trolling.

Trolling è un altro nome molto noto a chi conosce la storia dell’informatica. Chi lo compie viene definito troll, come il mostro nordico armato di clava, ma in realtà il trolling deriva il suo nome dal nome inglese della pesca con la mosca.

Per chi non conoscesse neppure la pesca, si tratta di un genere di pesca che si compie agitando nell’acqua particolari esche che ne galleggiano appena a pelo. I pesci, avvicinandosi, le confonderanno con succulenti insetti di lago, larve o altre prede vive e con avidità ingoieranno sia l’esca che l’amo ad esso collegato, restando intrappolati.

Il trolling funziona allo stesso modo: una succulenta esca viene agitata davanti al Popolo della Rete, baitando (altro termine semi-inglese che deriva da to bait, usare un’esca) così diversi individui che vengono letteralmente catturati e gettati nella Rete.

Per eseguire un trolling perfetto bisogna avere un’esca perfetta: sovente tale esca viene costituita da un personaggio ed un tema caldo.

Come la Parvolo in “Alla faccia di chi va a lavorare per mille euro al mese” ha ottenuto entrambi

Raffaella Parvolo, di suo, ha già creato negli anni uno scanzonato personaggio che bene si presta al trolling.

Ha costruito infatti negli anni la scanzonata immagine di una donna comune ma vanesia che suscita indignazione con un’ostentata vanità che la porta a lodarsi costantemente ed in modo esasperato, descrivendosi come una Vamp, pari se non superiore ai VIP per bellezza. La sua carriera nel mondo della pesca degli indinniati comincia anni fa, quando apparì come sosia ufficiale di Raffaella Fico, gestore del suo stesso ufficio stampa, scegliendo accuratamente i contenuti in modo da attirare attenzione.

Il primo elemento è quindi presente: abbiamo un personaggio ubiquo nella Rete, e che tutti riconoscono ed accomunano al lusso ed allo sfarzo del “famoso che non ha bisogno di lavorare per vivere”.

Il secondo elemento, il tema caldo, nasce dal Reddito di Cittadinanza, che abbiamo visto in passato una narrativa filogovernativa vuole come viatico per salvare gli umili ed i poveri dalla miseria in modo Dickensiano.

A questo punto, interviene il trolling: il personaggio-Parvolo, autodescrittosi come donna che “vive il sogno”, ottenendo lussi ed inviti VIP al di sopra di ogni possibilità (quindi, agli occhi del villico medio, immeritevole di tale emolumento descritto come balsamo per sconfiggere la miseria), esibisce fiera le famose Tessere del Reddito di Cittadinanza, ringraziando nello stesso modo sfrontato con cui ha costruito il suo personaggio il partito di Governo per averla resa una “turista per sempre”, consentendole di vivere i lussi e gli sfarzi per cui sarà invidiata.

Come si vede, il cortocircuito emotivo ha funzionato: nell’Italia dove si è proposto più volte la delazione anonima come mezzo per stanare l’evasione, dove trenta secondi dopo l’apertura del RdC sono partite le cacce agli immeritevoli, l’immagine di un personaggio che ottiene tale emolumento per il lusso deridendo i “nuovi poveri” è stata l’equivalente del gettare un prosciutto in pasto ai piranha.

Dove il trolling non ha funzionato

Purtroppo il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, e la fretta fa sempre i gattini ciechi: una serie di elementi in questo trolling hanno reso l’esca meno appetibile per i lettori più scafati.

In primo luogo, lo stesso di Maio ha fatto grande pubblicità al fatto che le tessere del Reddito di Cittadinanza siano del tutto anonime e scarsamente distinguibili da una PostePay: ma non del tutto indistinguibili, solo indistinguibili ad uno scrutinio rapido e casuale.

Ecco la foto della famigerata “Tessera numero 1”

La “tessera numero uno” del Reddito di Cittadinanza

Evidentemente, la Tessera del Reddito di Cittadinanza è una Mastercard anonima, con lo stesso schema cromatico di una PostePay, senza serigrafie particolari, e coi colori di un BancoPosta invertito.

Laddove le moderne schede BancoPosta hanno il corpo blu ed una bandella gialla, le tessere del Reddito di Cittadinanza hanno i colori invertiti.

Le tessere esibite dalla Parvolo e dal suo compagno sono normali PostePay serigrafate, del circuito VISA.

Inoltre, noi abbiamo censurato i dati sensibili: ma la Parvolo no. Compiendo un grave errore, dato che sulla tessera del suo compagno è visibile, in chiaro, il suo nome, dettaglio che sulle reali tessere del RdC non può comparire.

Ironicamente, come è stato fatto notare dai commentatori, il fatto di non aver censurato le tessere rende possibile ai malitenzionati un attacco di tipo brute force sulle schede, delle quali il popolo della Rete ora conosce numero, scadenza e nome dei proprietari. Si raccomanda pertanto agli interessati di prendere i dovuti provvedimenti, evitando così che un malintenzionato ottenga il codice di sicurezza, composto da sole tre cifre, provando le possibili combinazioni con un computer.

Una beffa insomma, compiuta con scanzonata leggerezza e una serie di errori che non hanno intaccato la sua capacità di indignare.

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