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Alessio Feniello VS Carola Rackete: lui “processato e condannato”, lei “rilasciata senza processo”. “Zone interdette” a confronto

La mossa più maldestra dei mendicanti del web è quella del benaltrismo: quando un personaggio (divenuto) pubblico non piace ai loro schieramenti, questi diviene oggetto di una lapidazione web fatta di dettagli ricercati col lanternino, e quando il metro di paragone non si individua in Fabrizio Corona o nei Marò, la loro sonda si insinua nel mondo dei terremotati. Oggi i nostri lettori ci segnalano un meme di comparison tra il caso di Carola RacketeAlessio Feniello:

Alessio Feniello oltrepassa la “zona interdetta” e lascia dei fiori per il figlio morto a Rigopiano. Processato e condannato. Carola Rakete (!) oltrepassa la “zona interdetta” e fa sbarcare 46 clandestini. Rilasciata senza processo. Il confine tra giusto e sbagliato, a volte è chiaro.

Il caso di Alessio Feniello

18 gennaio 2017. La tragedia dell’hotel Rigopiano

Dalla tragedia dell’hotel Rigopiano (Farindola, Abruzzo) l’Italia intera è ancora tramortita dal dolore e dalla rabbia per quelle 29 vittime travolte dalla slavina provocata dalle scosse sismiche. Tra le vittime c’era Stefano Feniello, 28 anni e figlio di Alessio.

Il 21 maggio 2018 Alessio Feniello si era recato sul luogo della tragedia delimitato dai sigilli giudiziari e al Quotidiano.net aveva raccontato che, in effetti, una volta giunto sul posto del dolore aveva avuto una discussione con i carabinieri. Tuttavia, i militari lo avevano accompagnato verso il punto interessato, sul quale aveva lasciato dei fiori, per poi riaccompagnarlo all’uscita.

Tuttavia L’occhio di Salerno il 9 gennaio 2019 scriveva che i vigilantes dell’area avevano inoltrato la segnalazione alla Procura di Pescara, e per questo Alessio Feniello era stato condannato a due mesi di carcere convertiti in una multa di 4550 euro per aver violato i sigilli giudiziari. Straziato dal dolore e dalla notizia, Feniello aveva dichiarato che non avrebbe pagato un centesimo in uno sfogo pubblicato su Facebook l’8 gennaio 2019:

Cosa posso dire? Oggi mi hanno notificato questo!
Siccome mi sono recato a rigopiano a portare dei fiori dove hanno ucciso mio figlio Stefano Feniello, introducendomi secondo loro in un’area sottoposta a sequestro, pare che questo magistrato mi faccia una proposta: o paghi 4.550,00 euro, o ti fai due mesi di carcere. Io rispondo a questo magistrato che non pago un centesimo e, se necessario, mi sconto tre mesi di carcere.
Ma ti invito a fare i processi seri! Visto che sei pagato da noi contribuenti Italiani, non perdere tempo con le cose futili.
Adesso se vuoi fammi arrestare, fai pure.
Italiani è arrivata l’ora di ribellarsi!
Quelli che non hanno fatto niente per salvare 29 persone a Rigopiano, stanno tutti ancora a piede libero; io invece devo pagare…
Se sono colpevole. io non mi tiro indietro perché sono un uomo non una merda.
Dimenticavo: ma secondo voi io cosa ho da perdere?
Scusate fate arrivare questo messaggio al ministro Salvini vediamo cosa ne pensa

Il processo

Il processo non ha ancora avuto luogo, come dimostra un post pubblicato il 20 febbraio 2019 dallo stesso Alessio Feniello nel quale mostrava il decreto di giudizio immediato firmato dal gip di Pescara Elio Bongrazio. La prima udienza è fissata per il 26 settembre 2019.

Quando il mendicante del web parla di Alessio Feniello usa parole come “processato” e “condannato”, ma – come dimostra il documento pubblicato dallo stesso Feniello sul suo profilo – il processo non è ancora avvenuto, visto che è stato fissato per il 26 settembre.

Il paragone con Carola Rackete

Due casi completamente differenti

Per riassumere il caso di Carola Rackete e dunque della Sea Watch 3 vi invitiamo a visitare il nostro archivio, ma basterebbero poche righe per comprendere che le due vicende non possono essere messe a confronto.

Il caso di Carola Rackete interessava politiche internazionali, politiche sui migranti e politiche sulla sicurezza, e dopo il suo sbarco a Lampedusa il gip ha riconosciuto la sua non colpevolezza in quanto avrebbe “adempiuto al suo dovere salvando delle vite umane in mare”.

Due casi distanti anni luce, quindi, messi a paragone con la maldestra similitudine tra le zone interdette che però interessano contesti differenti, politiche differenti, leggi differenti e situazioni differenti. Il benaltrismo funziona proprio così: al caso che interessa maggiormente le cronache del momento ne viene affiancato un altro per suscitare indignazione, pur di stimolare la parte più sanguigna del web, che non si rende conto di essere soltanto una pedina dei mendicanti del web.

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