AIFA approva anakinra, baricitinib e sarilumab per la cura di COVID19: tempi, usi e perché il complotto sbaglia sempre
AIFA approva anakinra, baricitinib e sarilumab per la cura di COVID19: cosa che ha una serie di significati.
Cade in primo luogo il “Noncielodikono”: l’improbabile teoria del complotto per cui “AIFA sa che ci sono le medicine ma noncielodikono per vendere i vaccini” muore qui.
Se AIFA ed EMA avessero davvero intenzione di “nasconderci le medicine” di sicuro non le approverebbero dando rilevanza alla cosa.
E neppure possiamo dire che “le hanno approvate perché i novax su Telegram facevano casino”: quando qualcuno fa casino su Telegram tutto quello che succede solitamente è l’intervento delle autorità quando l’ha fatta grossa e sporca.
I test su anakinra, bactrinib e sarilumab duravano da mesi, perché la scienza funziona così. Non perché qualcuno si alza una mattina e urla cose sui social, ma perché una teoria va formulata, verificata, riprodotta e i risultati incrociati e verificati tra loro.
E parliamo, come avevamo già detto noi su Tocilizumab, di farmaci “host-directed”.
AIFA approva anakinra, baricitinib e sarilumab per la cura di COVID19: farmaci host directed
Come facemmo notare nell’articolo dell’epoca: siamo di fronte ad un problema.
Un virus completamente nuovo, che, specialmente in un corpo non vaccinato, quindi privo della risposta immunitaria “pre-programmata”, è qualcosa del tutto inedito.
Usammo all’epoca la metafora di “Esplorando il Corpo Umano”, serie in cui il sistema immunitario viene descritto come una serie di astronauti in navette volanti che assemblano sul posto gli anticorpi. Ovvero dei robottini programmati per stanare e sconfiggere un tipo di patogeno per volta.
Nel caso di COVID19 nessuno nel sistema immunitario ha visto qualcosa del genere, quindi va a finire che gli anticorpi colpiscono in giro, come in una rissa da bar, danneggiando anche l’organismo.
Questa è la c.d. “Tempesta di citochine” che i farmaci approvati vengono a limitare. L’anakinra ci riesce sorprendentemente bene, limitando e modulando la tempesta di chitochine senza limitare la risposta immunitaria in sé.
Sostanzialmente moderando l’attività dei “robottini” senza ridurne il numero o le capacità.
Naturalmente parliamo di farmaci estremamente efficaci nelle forme iperacute e gravi: se finisci in terapia intensiva o subintensiva, un farmaco che “tiene su” il corpo e lo aiuta a non danneggiarsi è utile.
Va da sé che paucisintomatici, asintomatici e malati non gravissimi sono ancora parzialmente scoperti, e solo il vaccino può evitare loro il rischio di ammalarsi e, negli ammalati ridurre la possibilità di aggravamento, entrambi di un ordine di grandezza.
Le “Big Pharma” non ci nascondono niente: parte seconda
Ora: se le “Big Pharma” avessero un grande complotto per nascondere i farmaci, non uscirebbero nuovi farmaci.
Non ci sarebbe neppure la discussione in corso su Monlupiravir, farmaco che riduce malattia e ospedalizzazioni del 50%.
Semplicemente i farmaci arrivano dopo essere stati testati, non perché “la gente fa casino sui social”.
I farmaci non sostituiscono i vaccini
L’umanità è piena di malattie che sono sia curabili che vaccinabili.
Prevenire è meglio che curare.
Ci laviamo coscienziosamente i denti perché perché è meglio spendere due minuti al lavandino dopo ogni pasto che farsi otturare le carie dal dentista.
Ci vacciniamo contro la varicella perché un “Varicella Party” da bambini ci lascia comunque col rischio di complicazioni, cicatrici e il Fuoco di S.Antonio in età adulta.
Ci vacciniamo perché non ammalarsi è sempre meglio che ammalarsi, e il complesso di complicazioni e postumi di COVID19 è così lungo da essere letteralmente considerato una malattia a sé, il Long COVID.
Infinite bufale novax spergiurano che una volta arrivati i farmaci, come per magia, i vaccini diventeranno illegali, non ci sarà più il Green Pass e tutti potranno correre per le strade in un gioioso COVID Party permanente.
Non è per niente così: infatti è notizia che proprio in questi ultimi due giorni EMA ha dato indicazioni sulla c.d. “Terza dose” per i fragili e possibilità di estensione agli over 18 su valutazione locale.
Ovviamente, lapalissiano, se fosse come dicono gli “amici” novax con l’arrivare dei primi farmaci nessuno si “sbatterebbe” a cercare nuovi vaccini e ed esaminare l’efficacia degli stessi.
Lo scenario più probabile è uno dove prevenzione e cura vanno a braccetto. Come è logico che sia.
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