AGGIORNAMENTO La vera storia dei morti di troppo nel 2015 – Bufale.net
Vi ricordate dell’articolo 27 dicembre 2015 dal titolo “Morti di guerra in tempo di pace #68000morti” pubblicato dal Blog di Beppe Grillo, articolo che seguiva a ruota quello di Mario Giordano su LiberoQuotidiano? Ne avevamo parlato il giorno dopo in un nostro articolo spiegando il fatto che Grillo associava in maniera scorretta i “morti di troppo” all’inquinamento omettendo gli altri dati riportati nell’articolo “fonte” del 22 dicembre 2015 pubblicato dal sito Neodemos.info ed intitolato “68 mila morti in più nel 2015?“.
Al post di Beppe Grillo ci fu la replica del professor Gian Carlo Blangiardo (docente di demografia presso l’Università di Milano Bicocca), autore dell’articolo di Neodemos.info:
L’incremento delle morti c’è stato eccome. Ma di qui a imputare la causa solo all’inquinamento ce ne vuole.[…] Trovo quella di giocare con i numeri una orrenda pratica tra l’altro molto diffusa in politica. Il dovere di noi studiosi è informare in modo corretto perché chi ha il potere di intervenire per migliorare le cose, possa farlo. È un servizio sociale in piena regola. Se poi c’è chi manipola i dati ad arte per finalità partitiche davvero non so che dire. Questa non è ne resterà la prima e ultima volta. Io comunque vado avanti nel mio lavoro.
Le vere cause
In data 4 febbraio 2016 possiamo finalmente leggere le vere analisi e le vere cause di questi decessi di troppo. A divulgare i risultati di 2 studi è stata la rivista “Epidemiologia & Prevenzione” attraverso un articolo pubblicato nel sito LeScienze.it. Ve ne riportiamo le parti essenziali:
Avendo a disposizione i dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG), che comprende 32 città, i ricercatori hanno potuto studiare l’andamento della mortalità nelle diverse stagioni dell’anno, approfondendo così l’analisi rispetto a quanto reso possibile dalle sole statistiche Istat (quelle che hanno innescato il dibattito di fine anno e che, al momento, forniscono solo dati aggregati). E hanno confermato un incremento di mortalità per il 2015 con due picchi, nei primi tre mesi dell’anno e in luglio-agosto.
«L’analisi stagionale della mortalità in 32 città evidenzia per gli ultra 65enni un incremento significativo dei decessi nel 2015 sia nel periodo invernale (+13%, prevalentemente nella popolazione +85 anni, per patologie respiratorie) sia in quello estivo (+10%, anche nelle fasce d’età più giovani)» dichiara Paola Michelozzi, del Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio, prima firmataria dell’articolo.
«Per quanto riguarda le ragioni sottostanti al fenomeno», continua Michelozzi, «fattori meteorologici (basse ed elevate temperature) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), sono le concause dell’eccesso osservato e spiegano la variabilità stagionale e inter-annuale della mortalità, soprattutto nella popolazione molto anziana».
Pool di suscettibili e “Morti di guerra”
Vi ricordate la citazione “Morti di guerra”? In qualche modo, come riportato nell’articolo di “Epidemiologia & Prevenzione” e nell’editoriale “Una strage o solo un dato statistico? Il surplus di decessi nel 2015“, si parla proprio di Prima guerra mondiale.
La Prima guerra mondiale, tanto evocata dai giornali nelle scorse settimane, ha davvero a che fare con l’eccesso di morti del 2015, ma in un modo totalmente diverso da quanto prospettato. Si tratta infatti di un fenomeno demografico che, partendo dalla marcata denatalità registrata negli anni 1917-1920, si riflette oggi in un aumento del 40% degli ultranovantenni, ossia soggetti ad alto rischio di morte. E’ evidente che, se c’è un 40% in più di soggetti a rischio di manifestare un evento, cioè il decesso, ci si deve anche aspettare che ci sia un 40% in più di eventi, cioè di decessi.
Ecco il grafico in cui si illustra il ‘buco demografico’ provocato dalla denatalità causata dall’evento bellico che influenza la mortalità dei nostri giorni:
L’inquinamento
L’articolo di “Epidemiologia & Prevenzione” parla anche di inquinamento:
Ciò non toglie che, oltre il calore, i virus influenzali e la composizione della popolazione vi possano essere altre cause di decessi in eccesso. Per esempio, si legge ancora sulla rivista degli epidemiologi, anche l’aria inquinata contribuisce a incrementare i decessi e i ricoveri prevenibili. Come si apprende da uno studio condotto da M. Renzi et al. che indaga su «Inquinamento atmosferico ed effetti sulla salute a Roma nel mese di dicembre 2015», in cui si stima che in 31 giorni nella capitale si siano verificati 26 decessi, 20 ricoveri ospedalieri e 30 accessi al Pronto Soccorso in più dovuti all’aria inquinata.
Ecco cosa scrivevamo nel nostro articolo:
Che l’inquinamento sia un problema ne siamo tutti consapevoli, ma per associare i 68 mila morti in più bisogna farlo attraverso dati certi, non tramite articoli “prova” in cui non viene nemmeno citato il problema e in cui vengono poste domande a cui lo stesso Blangiardo non è in grado di rispondere al momento.
In un recente articolo di Marco Cattaneo su LeScienze.it spiega che l’inquinamento è sicuramente una causa di morti premature in Italia, ma non recente e non è causa scatenante (come riportato sopra) delle “morti di troppo” registrate:
Lo smog (come si legge qui, per esempio) è sicuramente una causa di morti premature in cui l’Italia si distingue, non da quest’anno. Ma escluderei che lo smog di queste settimane possa aver provocato l’aumento di decessi registrato tra gennaio e agosto. In genere le cause precedono gli effetti. Inoltre anche la crisi, e il calo qualitativo e quantitativo delle prestazioni sanitarie potrebbero essere (POTREBBERO) tra le concause di questo fenomeno (però, annotatevelo, questi fattori dovrebbero dare luogo a variazioni ragionevolmente omogenee nel tempo, e così non è). Insieme all’invecchiamento generale della popolazione.
[…]
In conclusione, a spiegare i 45.000 decessi di troppo dei primi otto mesi dell’anno ci sono diversi indizi per chiamare in causa almeno due fattori specifici: il calo delle vaccinazioni antinfluenzali e un’ondata di caldo dalle conseguenze mai abbastanza sottolineate. In più ci sono fattori strutturali come l’imprevista (quella sì) riduzione della mortalità negli anni 2013 e 2014 e una possibile fluttuazione statistica di notevole entità almeno rispetto agli anni immediatamente precedenti. Senza chiamare in causa lo smog di queste settimane (che pure forse avrà un suo impatto e lo vedremo a tempo debito), la crisi, la riforma Fornero, la spocchia di Renzi (che pure qualche vittima deve averla fatta, chiamiamolo «fuoco amico»…), le cavallette.
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