Un nostro lettore ci segnala due articoli che riportano un episodio di svuotamento di cherosene sul Mar Ligure da parte di un airbus decollato da Malpensa e diretto a Tokyo, nel pomeriggio del 15 aprile. Le fonti di partenza sono Repubblica e IVG.
Secondo le fonti, l’airbus a330 era diretto a Tokyo ma mentre sorvolava il Trentino ha riscontrato un problema tecnico che lo ha costretto a tornare indietro. Prima di fare ritorno, però, scrive Repubblica:
Come previsto dalle procedure di sicurezza, ha effettuato un’operazione di fuel dumping, ovvero di svuotamento del serbatoio prima di un eventuale atterraggio di emergenza, a circa 70 chilometri al largo della costa ligure, all’incirca nello specchio acqueo conosciuto come santuario dei cetacei. Secondo le prime stime, in mare sarebbero finite circa 80 tonnellate di cherosene e l’operazione sarebbe durata una quarantina di minuti.
Il governatore della Liguria Giovanni Toti, appresa la notizia, si era adoperato per contattare il direttore marittimo Nicola Carlone:
Carlone aveva riferito che in quel momento – martedì 16 aprile alle 10:34 – non vi era evidenza di inquinamento. Alle 18:37 dello stesso giorno Toti comunicava che il Mar Ligure non era stato inquinato dallo scarico di carburante, ma che nella mattina di oggi 17 aprile la Capitaneria e Arpal avrebbero effettuato i controlli più approfonditi.
Il lettore che ci segnala le due fonti riportate in apertura – Repubblica e IGV – ci indica un approfondimento sul “fuel dumping”. Sul significato di “fuel dumping” troviamo una spiegazione molto semplice su Wikipedia:
Il fuel dumping è una manovra d’emergenza con la quale un aereo, in caso di necessità, può scaricare nell’atmosfera il combustibile in eccesso prima di effettuare un atterraggio. La manovra non viene effettuata in condizioni ordinarie e viene utilizzata esclusivamente in situazioni di reale pericolo.
In genere il fuel dumping viene effettuato immediatamente dopo il decollo nel caso l’aeroplano dovesse riatterrare qualora si fosse verificato un guasto che non permettesse di proseguire la manovra di decollo. A pieno carico, infatti, in caso di un atterraggio da effettuare immediatamente dopo il decollo, quando i serbatoi del cherosene sono ancora pressoché pieni e il peso eccessivo dell’apparecchio potrebbe causare un cedimento strutturale dei carrelli, si effettua la manovra del fuel dumping.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale, Greentumble ci spiega che prima di tutto il fuel dumping si verifica pochissimo in quanto le compagnie aeree prendono in considerazione l’ingente spreco di carburante dovuto all’operazione. In secondo luogo leggiamo che il carburante per aeromobili evapora molto in fretta. Nel 2008 il pilota Pietro Pallini scriveva che per evitare l’impatto ambientale, il velivolo che effettua le manovre di fuel dumping dovrà trovarsi a un’altezza di minimo tremila metri per consentire al cherosene liberato di vaporizzarsi prima di impattare sull’acqua.
I dati Arpal pervenuti nel pomeriggio di ieri 16 aprile hanno riportato che gran parte del materiale si sarebbe volatilizzato e che il velivolo aveva eseguito l’operazione a 6000 metri di altezza. Probabilmente solo lo 0,2% del materiale potrebbe aver toccato il suolo:
L’allarme è rientrato nelle prime ore del pomeriggio: né l’elicottero della Capitaneria di porto decollato da Sarzana né le immagini satellitari hanno rilevato presenza di carburante nell’area protetta.
Per il momento, quindi, non vi è stato alcun impatto ambientale e le manovre di fuel dumping sono state eseguite in modo corretto. Il santuario dei cetacei che interessava l’intervento è salvo, ma siamo sicuri che avremo dati più approfonditi nelle prossime ore.
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