La pagina Popolo italiano (archive.is) ha pubblicato il 4 luglio 2017 questa foto:
Ma che figura ci facciamo con Francia e Spagna che ce li lasciano tutti a noi questi pagatori delle nostre pensioni?
La foto risale al 2015, quando in Sardegna gli ospiti di un centro di accoglienza di Valledoria (Sassari) hanno protestato per alcuni disagi riportati dall’articolo de La Nuova Sardegna:
SASSARI. Hanno cacciato via lo staff e la direzione del centro che li ospita, e si sono barricati all’interno della struttura in segno di protesta. È la rivolta partita giovedì sera di cui si sono resi protagonisti i 94 migranti ospitati in un centro di Valledoria. Cibo scadente, pocket money in ritardo e disagi continui: sono soltanto alcune delle lamentele avanzate dai profughi, ospitati all’interno dell’ex casa di riposo “Cristo Re” di via IV Novembre, oggi gestita dalla coop romana “Le Tre fontane”.
Ieri mattina, il primo cittadino, Tore Terzitta, insieme ad altri colleghi della giunta comunale, hanno effettuato un sopralluogo nella struttura per verificare la situazione di persona. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Tenenza di Valledoria: i militari hanno riportato la calma placando le ire degli ospiti, senza ricorrere alla loro identificazione. Il direttore del centro ha segnalato il fatto alla Prefettura e ha sedato la protesta disponendo il pagamento in contanti a tutti i migranti.
La protesta. I toni accesi della piccola rivolta dei migranti, che contestano la qualità e la tipologia dei pasti, si fanno infuocati quando si parla del pocket money, la paghetta giornaliera da 2,50, sulla cui corresponsione lamentano tempi messicani. Che la loro permanenza nel centro di Valledoria fosse problematica lo testimoniamo le cronache recenti – a giugno scorso ci fu una protesta simile – ma ora rischia di diventare un inferno. «Vogliamo parlare con qualcuno della Prefettura – spiegano i giovani – perché qui non ci ascoltano. Il cibo è sempre uguale e spesso arriva acido».
Hanno cercato di farlo capire anche agli abitanti, organizzando un sit-in davanti all’ingresso dell’ex casa di riposo che li ospita.
E per tradurre lo striscione che hanno esibito, non è necessario essere mediatori culturali: «è abbastanza, è abbastanza. Un mese non abbiamo i nostri soldi. Siamo stanci e mangiare no buono».
L’impegno della direzione a liquidare il pocket money ha cadenza quindicinale. I migranti lo hanno preso in parola, tanto è vero che il primo ottobre hanno fatto barricate per averlo: «Ogni volta – spiegano – rinviano dicendo domani, domani, lunedì: ma poi se non protestiamo non risolviamo mai niente».
Faccia a faccia. L’apice della protesta si è raggiunto ieri mattina, durante un faccia a faccia avvenuto fra i migranti e la direzione del centro. Scrivania accerchiata, urla, schiamazzi e animi esasperati dei profughi sono contenuti in un video che immortala l’approccio della direzione rispetto alle richieste: immobile e silenziosa mentre incassa gli sfoghi.
In seguito, la foto è stata utilizzata da diverse altre testate che si riferiscono però ad altri casi: come quello della protesta nella caserma di Montello a Milano (NewNotizie), o di quella a Camparada (Monza) riportata a Seregno Tv, che la definisce una foto di repertorio. Nel caso di Popolo italiano, la foto è stata utilizzata come al solito senza fonte e senza contesto, con una metodologia ormai nota e riconosciuta per chi fa dell’odio verso i migranti il proprio cavallo di battaglia.
Noi non neghiamo mai i fatti, però restituire il contesto di una foto spesso e volentieri fa la differenza. Utilizzare una foto decontestualizzata per ottenere like facili e aumentare una polemica sterile perché basata essenzialmente sul nulla (mancando per l’appunto un contesto di riferimento) non è corretto né sul piano etico né sul piano di una corretta informazione, soprattutto quando la si utilizza in riferimento ad un altro tipo di polemica che questi giorni è molto calda.
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