Ci segnalano un post pubblicato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini il 7 settembre, ancora sull’argomento Diciotti:
NON NE SENTIRETE PARLARE NEI TELEGIORNALI, DIFFONDIAMO IN RETE!
Alcuni immigrati che erano sulla Diciotti sono stati rintracciati a Roma: RIFIUTANO l’aiuto e PRETENDONO di circolare senza documenti e senza rendere conto di nulla.
Così, abbiamo la conferma che la storia degli “scheletrini che scappano dalla guerra” è una farsa. Mentre è pura fantasia l’ipotesi che io li abbia sequestrati: gli unici sequestrati sono gli italiani, vittime dell’immigrazione clandestina. Immigrazione che continueremo a combattere.
Salvini si riferisce a un episodio della mattina del 7 settembre, quando la Digos aveva prelevato 16 migranti a Roma, vicino alla stazione Tiburtina, durante un presidio dell’Associazione No-Profit Baobab Experience. Lo riportava Adnkronos in un articolo in cui raccoglieva la testimonianza di Andrea Costa, uno degli attivisti.
Si parla, in sostanza, della sequenza di notizie che interessano l’allontanamento spontaneo di alcuni migranti dal centro di accoglienza di Rocca di Papa, di cui abbiamo ricostruito i punti salienti in questo articolo e di cui si sono occupati anche i colleghi di Butac. I ragazzi avevano raggiunto il campo informale Baobab Experience. La mattina del 7 settembre si trovavano in piazzale Maslax, a Tiburtina, per fare la fila nell’attesa di essere visitati dallo staff sanitario di Medici senza Frontiere (lo riporta Repubblica), quando sul posto erano giunti – come scrivevano gli stessi attivisti sulla pagina Facebook – «quattro blindati, un bus e sette macchine della Digos»:
OPERAZIONE DI POLIZIA AL PRESIDIO DI PIAZZALE MASLAX: BLINDATI E DIGOS ALLA RICERCA DI DONNE, UOMINI E BAMBINI CHE ERANO SULLA #DICIOTTI
Poco fa, mentre seguivamo le notizie provenienti dallo sgombero di via Raffaele Costi, 4 blindati, un bus e sette macchine della digos, sono arrivate al nostro presidio.
Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 16 ragazzi sul bus mentre questi erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici Senza Frontiere.
La polizia ha confermato di essere alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti.
I sedici ragazzi ora sono all’ufficio immigrazione di via Patini insieme ad operatori legali e avvocati che impediranno l’operazione illegale che si vuole mettere in atto: costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa.In tutto questo, ancora non si sa se questi ragazzi erano effettivamente sulla nave, in quanto la polizia ha costretto a far salire sul bus le prime persone che si è trovata davanti.
***
Sì: donne, uomini, bambini e minori non accompagnati migranti della nave Diciotti sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience.
Non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando né di fuggitivi né di ricercati.
Come i migranti della Diciotti e i tanti salvati in mare, come quelli delle imbarcazioni di fortuna che riescono ad arrivare sulle nostre coste, ne abbiamo incontrati a decine di migliaia negli ultimi tre anni.
Sono migranti “in transito”, l’Italia non è la loro meta ma una tappa del loro viaggio verso il ricongiungimento con parenti e la speranza di una vita migliore. Scappano da guerre, dittature, terrorismo, cambiamenti climatici, fame e povertà; partono a malincuore, sapendo di dover affrontare un viaggio rischioso, fatto di violenza, privazioni, torture e spesso morte.Non abbiamo ritenuto rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli.
Proteggerli dalle dittature dalle quali fuggono, proteggerli dai media e dalla narrazione tossica con la quale spesso viene rappresentata la migrazione, proteggerli dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti alimentate ad arte da chi vuole costruire consenso su una ingiustificata paura e proteggerli per garantire loro quello di cui ogni essere umano dovrebbe poter godere: la libertà di movimento.
Le storie, i racconti e gli sguardi, dei migranti della Diciotti sono uguali a tanti altri che abbiamo già visto; l’incredulità e la rabbia di fronte ad una legislazione italiana ed europea non all’altezza e profondamente ingiusta è loro come nostra. Ci sentiamo, assieme a tante donne e tanti uomini in Italia ed in Europa, loro complici e, assieme a loro, crediamo che la costruzione di un futuro migliore per tutte e tutti non possa che passare da atti di solidarietà concreta.
Se una cosa abbiamo imparato in questi anni è che le persone migranti, costrette ad abbandonare la loro terra e il loro paese, non chiedono aiuto ma chiedono rispetto.
Riconoscerli come esseri umani e rispettarli dovrebbe essere un dovere di tutti noi.In tigrino, la lingua Eritrea “Buon viaggio” si dice “Selam Mengadì”: è un augurio che abbiamo sentito migliaia di volte, esattamente vuol dire “che sia un viaggio di pace”. È quello che auguriamo ai migranti e a tutte/i noi, perché sulla Diciotti c’eravamo tutti e il viaggio non è finito.
I ragazzi prelevati hanno trascorso la giornata nell’Ufficio Immigrazione della Questura di via Patini, a Tor Sapienza, dove sono stati nuovamente identificati. Alcuni di essi sono poi tornati nella tendopoli di Baobab Experience. C’è da precisare, però, che Corriere e Repubblica parlano di 17 migranti – non 16 – prelevati dalla Digos, 16 dei quali erano quelli sbarcati dalla Diciotti, mentre il diciassettesimo era un siriano di 65 anni che chiedeva l’accesso alla procedura per l’asilo politico.
Il Fatto Quotidiano, sulla vicenda, scrive:
Resta il fatto, a quanto viene spiegato da fonti interne alla Divisione Stranieri, che pur avendo inizialmente ricevuto lo “status di irregolari”, la certificata nazionalità eritrea permette ai migranti di essere automaticamente “rifugiati politici” e dunque di poter circolare liberamente, specie dopo aver mostrato l’intenzione (concreta) di andare via dall’Italia.
Dopo la giornata trascorsa in Questura, dunque, gli eritrei della Diciotti sono stati tutti rilasciati.
Per quanto riguarda le affermazioni circa i migranti che “rifiutano l’aiuto e pretendono di circolare senza documenti” risponde don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italia, che ricorda che quasi nessuno vuole rimanere in Italia. Lo sostiene all’agenzia Ansa e anche ai microfoni Rai:
Sono andati via volontariamente senza venir meno alle procedure dettate dal protocollo. Gli eritrei lo fanno spesso perché vogliono raggiungere i parenti o amici in paesi del nord Europa evitando i tempi lunghi del ricollocamento. Non sono prigionieri e se chiedono di andare via non possiamo trattenerli.
Come già ribadito a più riprese, anche dall’attivista Andrea Costa come riferisce La Presse, «queste persone non sono dei clandestini e non hanno nessuna intenzione di richiedere asilo nel nostro Paese. Per loro l’Italia è solo una tappa del loro lungo viaggio. Questa è una realtà con cui bisogna fare i conti». Non si tratta, dunque, di persone in odore di anarchia votati al bighellonare senza identità per l’Italia perché, come appunto precisano alcuni addetti ai lavori – dal direttore della Caritas agli attivisti di Baobab Experience – gli eritrei della Diciotti (e non solo) non intendono fermarsi in Italia, bensì sono in transito per raggiungere i Paesi in cui risiedono i loro famigliari.
Gli stessi sottosegretari all’Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni, hanno affermato che: «per la legge, queste persone hanno libertà di movimento e quindi non sono sottoposte alla sorveglianza dello Stato». Parlare di rifiuto e di persone che pretendono di restare in Italia “senza dare conto di nulla” è una strategia acchiappalike per offrire al pubblico una prospettiva distorta dei fatti.
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