Un articolo pubblicato su Linkiesta il 20 aprile 2018 ci viene segnalato dai nostri lettori:
Serve più acqua: e la Cina si affida alle scie chimiche per provocare la pioggia
Pechino porta avanti un progetto per far precipitare diverse tonnellate di acqua nella regione del Tibet, con cui potrà irrigare terreni anche in zone molto più lontane
In Cina c’è sempre più bisogno di acqua. Non potendo estrarla più di tanto da fiumi e laghi, ha deciso di farla cadere dal cielo, bombardando le nuvole del Tibet con vapori e soluzioni mirate. Non saranno scie chimiche, ma quasi.
Il progetto, che mira a produrre (anzi, provocare) almeno 10 miliardi di tonnellate di acqua piovana lungo la piana del Tibet, consiste nel collocare una serie di camini a ioduro di argento, un composto molto utile per creare legami, e soffiare dei vapori nel cielo in concomitanza con le nubi provenienti dall’Oceano Indiano.
Se lo ioduro fa il suo dovere, una volta raggiunte le nuvole, si mescola con il vapore sospeso in aria, si cristallizza e provoca una reazione a catena che porta alla precipitazione. Insomma, fa piovere, cosa che da sole queste nuvole, vista la particolare struttura geografica del luogo, non farebbero.
A dirla tutta, anche se in passato (ma non con questa grandezza) hanno già generato la pioggia sul Tibet, non è detto che il piano funzioni alla perfezione. I cinesi ci sperano, tanto che hanno deciso di collegare i camini con una rete internet che permette di controllarli da lontano, metterli in contatto con i satelliti che studiano i movimenti delle nubi e, infine, di coordinarne le diverse attività, in modo da emettere più ioduro di argento nel momento in cui passano più nuvole.
Il risultato sarebbe una decina di miliardi di pioggia in più, da impiegare in diversi progetti di irrigazione, compensando con le precipitazioni l’acqua che, a valle, estraggono dal fiume Yangtze e dal fiume Giallo per rendere fertili i deserti del bacino del Tarim.
Per trasparenza, ci sentiamo già di spiegare il motivo della nostra scelta di apporre il tag Acchiappaclick alla nostra analisi. Parliamo essenzialmente del titolo scelto da Linkiesta per presentare la notizia: si parla di scie chimiche (consulta le notizie dal nostro archivio), ma dal primo capoverso specificano che non si saranno scie chimiche, ma quasi. La realtà è più complessa e meglio definita, considerando che si tratta di un progetto non ancora realizzato e che le scie chimiche siano un argomento ancora dibattuto e sostenuto dalle teorie cospirazioniste. Un titolo del genere, dunque, serve ad attirare lettori stimolando la percezione di un complotto.
Il testo riporta come fonte una pubblicazione del sito Popular Science dell’11 aprile. In apertura, Popular Science (PopSci) spiega che, per ovviare alla carenza di acqua dell’intero Paese, la Cina sta costruendo decine di migliaia di rainmakers per far cadere dieci miliardi di tonnellate di pioggia sui monti Tibetani. Per rendere possibile questo artificio si ricorrerà a fornaci di ioduro d’argento realizzate dalla China Aerospace Science and Technology Corporation e distribuite sulle montagne dell’Himalaya. Si parla, in pratica, di Cloud Seeding.
Per meglio comprendere il significato di cloud seeding (letteralmente: inseminazione delle nuvole) possiamo scomodare un caso dell’Idaho di cui parla la rivista Focus in un articolo del 24 gennaio:
Disseminare particelle nelle nubi per fare piovere o nevicare, a comando: quando si parla di cloud seeding, la difficoltà di effettuare studi scientifici efficaci – ripetibili anche fuori dal laboratorio, nelle incostanti condizioni meteo del Pianeta – apre la strada a scontate discussioni su complottismi, con gli “urlatori da tastiera” pronti a chiamare in causa presunti complotti (appunto) ed esperimenti più o meno nascosti di ingegneria del clima.
Il Tibet, tra l’altro, risulta essere la più importante riserva d’acqua dell’Asia e per questo è stata scelta un’area di circa 1,6 milioni di metri quadrati – tre volte la superficie della Spagna – per l’installazione di fornaci dentro le quali un combustibile viene usato per produrre ioduro d’argento, che servirà come agente inseminatore di nuvole che si presenta con una struttura cristallina simile a quella della neve.
Il South China Morning Post spiega:
The chambers stand on steep mountain ridges facing the moist monsoon from south Asia. As wind hits the mountain, it produces an upward draft and sweeps the particles into the clouds to induce rain and snow.
Le “camere” si ergono su ripide creste montuose che incontrano il monsone umido dell’Asia meridionale. Quando il vento colpisce la montagna, produce una corrente verso l’alto e spazza le particelle nelle nuvole per causare pioggia e neve.
Rispetto ai precedenti, questo progetto si rivela ambizioso in quanto – riporta The Economist – secondo il Wyoming Weather Modification Pilot Programme a favorire la riuscita del progetto devono presentarsi condizioni di vento favorevoli. Per la costruzione delle fornaci è stata impiegata la tecnologia dei motori a razzo militari, necessaria per bruciare il combustibile in scarse condizioni di ossigeno, considerando un’altitudine di 5000 metri.
Il sistema verrà controllato con una rete di velivoli e droni, e anche in remoto tramite un’app per smartphone. Il costo del network che controllerà il sistema delle fornaci sarà di 8.000 dollari per unità e il combustibile utilizzato – secondo il South China Morning Post rilascia solamente vapori e anidride carbonica, per un minore impatto ambientale.
Un progetto del genere esisteva già nel 2016 e portava il nome di Sky River. Era stato presentato dai ricercatori dell’Università di Tsinghua e oggi Lei Fanpei, presidente della società aerospaziale, intende integrare il progetto Sky River con il progetto di modifica del clima sulle montagne del Tibet. L’accordo tra Fanpei e Qiu Yong, presidente della Tsinghua, è ancora in forma confidenziale per alcune informazioni sensibili che le autorità ancora non ritengono utile diffondere.
Tuttavia, il cloud seeding e le scie chimiche sono cose differenti. Una guida interessante al dibattito sulle scie chimiche lo offre la redazione di Wired in un articolo del 2016. Parlare di scie chimiche in un titolo che apre una notizia sul cloud seeding è una leggerezza dietro la quale potrebbe nascondersi una strategia acchiappaclick.
Laddove infatti il misterioso ed evanescente fenomeno delle scie chimiche, come tutte le teorie del complotto, è derivato da immaginari quanto improbabili fenomeni fisici privi di fondamento, il cloud seeding è invece il tentativo di riprodurre un fenomeno perfettamente naturale e che si verifica da quando esiste il Pianeta Terra.
La pioggia ha origine dalla condensazione del vapor acqueo contenuto nell’atmosfera terrestre intorno a nuclei di condensazione costituiti da granuli di pulviscolo, da ioni o da particelle di sostanze igroscopiche (cloruri, composti azotati e solforosi, cristalli di ghiaccio ecc.).
Il cloud seeding si prefigge di aumentare le sostanze igroscopiche in una determinata zona sperando siano sufficienti a costituire idonea condensazione per scatenare una pioggia, laddove le scie chimiche stesse avrebbero un numero potenzialmente illimitato e non comprovato di spiegazioni e motivazioni, diverso per ogni preponente della teoria.
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