Ci vuole un attimo in Italia e ti ritrovi dritto in campagna elettorale: praticamente non fai in tempo ad andare alle urne, ma neppure a formare un Governo che la macchina del fango va già riaccesa.
Leggiamo quindi nostri contatti allarmati dalla seguente “notizia”, rubricata col tonante sottotitolo di oltraggio agli Italiani e dal roboante titolo evidenziato
Dopo un lungo iter amministrativo, la giunta romana ha recentemente assegnato cinquantacinque case popolari liberate. Quello che il sindaco Virginia Raggi definisce “un grande successo”, rischia però di diventare un boomerang i cui effetti potrebbero risultare devastanti, per l’amministrazione come per l’ordine pubblico.
Di queste case, ventuno di quelle assegnate, ben il 40%, sono state assegnate ad extracomunitari che hanno scavalcato nelle classifiche famiglie che avevano già in precedenza fatto richiesta. Questa scelta del sindaco Raggi non solo si aggiunge ai provvedimenti filo immigrazionisti ma aumenta il rischio di far esplodere una già crescente tensione sociale tra i residenti dei quartieri romani e i nuovi inquilini extracomunitari.
In sostanza le case sono state liberate da cittadini italiani ‘abusivi’ – secondo le regole del Comune di Roma – e date a immigrati. Che ne avevano diritto: sempre secondo il Comune di Roma.
E’ un esempio lampante di cosa sia la sostituzione etnica: case costruite con i soldi di generazioni di italiani, vengono sottratte a italiani per essere regalata a famiglie di immigrati. Perché si riproducano più in frette e così ci sostituiscano in modo più efficiente.
Il 40% a extracomunitari non contempla i comunitari e gli zingari. Quindi il numero reale è vicino al 100%. Ma anche se fosse ‘solo’ il 40%, sarebbe un numero abnorme rispetto alla popolazione di immigrati residente.
Ed in questo testo c’è di tutto: il goffo fotomontaggio al paint con l’onnipresente bambino piangente usato per ogni bufala, la disinformazione del Giorno della Marmotta, che rimesta nel fango storico roba di mesi o anni fa per spacciarla come nuova, ed un po’ di sentimento contro l’immigrazione attinto alla Bufala del Giustiziere.
La storia reale è sostanzialmente la seguente: il 28 Dicembre 2017, a seguito dell’emergenza abitazioni il Comune di Roma decide di aggredire la c.d. scroccopoli , ovvero il fitto sottobosco di case popolari occupate e mai rilasciate, vendute o tramandate di padre in figlio come una sorta di feudo
L’Amministrazione capitolina nell’ultimo mese ha consegnato 55 case popolari a famiglie aventi diritto. In un anno e mezzo le assegnazioni sono state oltre 750, più di 500 solo quest’anno, contro le 250 del 2014 e le 280 del 2015.
“È un risultato significativo. Stiamo finalmente riportando giustizia alle famiglie oneste – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi – che aspettano la casa popolare in graduatoria sin dal 2000. Andiamo avanti spediti, forti del censimento da poco completato degli alloggi popolari dell’Edilizia Residenziale Pubblica di Roma Capitale: una mappa precisa a disposizione per liberare le case popolari occupate da chi non ha titolo e consegnarle contestualmente a chi ha diritto e bisogno. Il meccanismo è tornato in moto, poniamo fine a ‘scroccopoli’ ”.
Il censimento degli alloggi popolari dell’Edilizia Residenziale Pubblica di Roma Capitale ha portato alla luce circa 2.000 situazioni in cui ad abitare una casa popolare sono persone con redditi alti, immobili di proprietà o residenze altrove, sia dentro che fuori i confini capitolini. Inoltre, sono stati individuati 1.600 alloggi i cui legittimi assegnatari sono deceduti.
Tra i casi emersi ci sono quelli di famiglie con redditi di 90 mila euro e auto di lusso, persone con 18 immobili di proprietà, giovani benestanti subentrati abusivamente nelle case popolari dei nonni, nuclei con entrambi i genitori lavoratori e redditi di 45 mila euro l’anno, coppie sposate che detenevano due alloggi popolari oltre ad avere immobili di proprietà. Fino alle case popolari arredate con suppellettili in bagno d’oro, vasche con l’idromassaggio, cabine-armadio hollywoodiane e maxischermi.
“Il prossimo obiettivo – ha dichiarato l’assessora al Patrimonio e alle Politiche abitative, Rosalba Castiglione – è far sì che il patrimonio pubblico disponibile, quindi non afferente alle case popolari, sia valorizzato come merita. La città possiede molti immobili di pregio sottostimati o con canoni molto al di sotto dei valori di mercato. Parliamo di alcune delle location più belle del mondo, basti pensare agli appartamenti vista Colosseo, Piazza Navona o Fontana di Trevi, che sono stati dati fino ad oggi a meno di 200 euro al mese. Un assurdo sistema a colabrodo, che disperde risorse a scapito delle entrate delle casse comunali e quindi dei servizi alla città. I beni di Roma Capitale appartengono a tutti i cittadini e solo e unicamente a beneficio della collettività devono essere amministrati”.
Nel trarre dunque un bilancio conclusivo, l’Amministrazione Capitolina dichiara, nell’anno 2017, di aver riassegnato 500 abitazioni, di cui 55 nel mese di dicembre, sottraendole ai furbetti dell’abitazione popolare per rimettere le case popolari nel sistema delle assegnazioni.
Siamo dunque alla disinformazione del Giorno della Marmotta: una notizia di dicembre 2017 tenuta in frigo e sbrinata al primo sentore di ritorno alle urne per far cassa con la viralità, ma anche alla bufala del Giustiziere, laddove in una serie di sfortunati (ed improbabili) eventi il nostro amico viralizzatore decide di imbastire una narrativa parallela in cui famiglie con redditi di 90 mila euro e auto di lusso, persone con 18 immobili di proprietà, giovani benestanti subentrati abusivamente nelle case popolari dei nonni, nuclei con entrambi i genitori lavoratori e redditi di 45 mila euro l’anno, coppie sposate che detenevano due alloggi popolari oltre ad avere immobili di proprietà vengono improvvisamente trasfigurati in “poveri italiani” (le vittime) privati delle loro “povere case” (alloggi popolari abusivamente occupati, tramandati di padre in figlio, riarredati, affittati, venduti e comprati) per colpa dei “cattivi stranieri” (in realtà tutti i cittadini aventi i requisiti richiesti da ERP), con richiesta al popolo della Rete di cliccare e condividere per punire le “autorità conniventi”.
Tornando ai requisiti richiesti, scopriamo infatti che gli stessi sono
cittadinanza italiana o di uno stato aderente all’Unione europea o di altro stato non aderente all’Unione europea, sempre che, in tale ultimo caso, il cittadino straniero sia titolare di carta di soggiorno o regolarmente soggiornante ed iscritto nelle liste di collocamento od esercitante una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo;
residenza anagrafica od attività lavorativa esclusiva o principale nel comune od in uno dei comuni compresi nell’ambito territoriale cui si riferisce il bando di concorso, salvo che si tratti di lavoratori destinati a prestare servizio presso nuovi insediamenti produttivi compresi nel suddetto ambito o di lavoratori emigrati all’estero, per i quali ultimi è ammessa la partecipazione per un solo comune.
quindi parliamo di abitazioni sottratte a chi non ne aveva diritto per essere assegnate a cittadini italiani (o con regolare carta di soggiorno), iscritti alle liste collocamento o regolarmente inseriti nella forza lavoro.
Ma si sa, in campagna elettorale tutto è concesso.
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