Con un titolo che recita “Drogava i bambini e li metteva vivi nei sacchi / Premiata col Nobel per la Pace perché è stata un mito” sembra che l’articolo parli di un mostro sanguinario, solito nell’occultare bambini vivi in body bags dopo averli drogati e, paradossalmente, insignita del Nobel per la Pace.
No, non è questo il titolo adatto a Irena Krzyżanowska, al secolo Irena Sendler, eroina della seconda guerra mondiale che salvò la vita a 2500 bambini ebrei in Polonia. Il suo nome non viene menzionato nel titolo scelto da TgNews24 per l’articolo pubblicato il 28 ottobre 2018, dunque un lettore che si ferma alla copertina potrebbe ignorare totalmente l’argomento trattato.
Nella scheda Facts about Irena del sito ufficiale dedicato alla Sendler (qui la scheda) leggiamo l’intera biografia. Irena Sendler nacque a Varsavia il 15 febbraio 1910 e visse a Otwock, in Polonia. Studiò letteratura polacca all’Università di Varsavia e quando i Tedeschi occuparono la Polonia, nel 1939, iniziò ad aiutare gli ebrei offrendo loro cibo e rifugio. Fino al 1940, quando venne innalzato il Ghetto di Varsavia e Irena non potè più offrire riparo agli ebrei perseguitati. Si interessò, dunque, ai bambini ed entrò a far parte dell’associazione Zegota.
Non essendo sufficienti i suoi documenti da assistente sociale polacco, grazie all’organizzazione segreta Zegota e soprattutto grazie a un suo conoscente impegnato nel Dipartimento delle Malattie Infettive, riuscì a ottenere un documento falso da infermiera e ad accedere al Ghetto di Varsavia. Il suo nome in codice fu Jolanta.
Le strategie usate da Irena Sandler insieme a 10 membri della Zegota – la vicenda è ben riassunta nella scheda del progetto Life in a Jar – per trarre in salvo i bambini dalla persecuzione nazista erano diverse: talvolta li faceva nascondere sotto la barella di un’ambulanza, oppure riusciva a trovare loro una via di fuga attraverso le fognature. In altre occasioni li nascondeva dentro valigie, sacchi e borse, oppure sfruttava un loro malanno per farli trasportare con l’ambulanza.
Come riporta Snopes, Irena era solita trasportare anche un cane per coprire con l’abbaio le voci dei bambini nascosti. Per non perdere le informazioni sui loro nomi e sulle destinazioni, Irena nascose tutti i loro dati in un foglio inserito dentro un vaso di vetro interrato nel giardino di un amico.
Al termine della guerra, Irena disotterrò il vaso contenente i nomi e si assicurò che tutti i bambini tornassero dalle loro famiglie. Alcune di esse, però, erano state uccise nei campi di concentramento. I bambini rimasti senza famiglia vennero adottati da altre famiglie polacche, altri fecero ritorno in Israele.
Come riporta Snopes dal Los Angeles Times, Irena e i suoi collaboratori nascondevano i bambini all’interno di borse, valigie, sacchi e anche bare, e somministravano loro dosi di sedativo per contenere i loro lamenti. I bambini riuscivano ad uscire dal ghetto attraverso passaggi segreti in azioni programmate al secondo.
I bambini usciti dal ghetto grazie alle operazioni di Irena e dei collaboratori vennero accolti in conventi Cattolici, orfanotrofi e famiglie, con documenti in cui venivano fornite delle generalità non ebraiche.
Il 20 ottobre 1943 la Gestapo arrestò Irena a Varsavia e la sottopose a umilianti interrogatori con torture. I nazisti volevano che facesse i nomi dei suoi collaboratori, ma Irena non parlò nonostante le fratture alle gambe che i militari le procurarono. Condannata a morte, venne liberata quando la Zegota riuscì a corrompere un ufficiale tedesco. Era il 1944.
La disinformazione sul presunto Premio Nobel conferito a Irena Sendler viaggia su livelli internazionali. Si sostiene, infatti, che Irena Sendler avesse ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2007, ma Snopes ci fa notare che in quell’anno il premio venne assegnato all’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore e al Comitato Intergovernativo per i Mutamenti Climatici dell’Onu. La Federazione Internazionale degli Assistenti Sociali lamentò, infatti, il mancato conferimento del Nobel a Irene Sendler.
Come scrive Snopes e com’è noto ad altre testate, le candidature al Premio Nobel non vengono rese note prima dei 50 anni dall’assegnazione del premio. Come riportava anche Repubblica quando parlava della bufala sulla nomina di Donald Trump al Nobel per la pace, ricordiamo:
Il protocollo per le nomine è uno dei più riservati e scrutinati. Le nomine, per un totale di 329 candidati, di cui 217 persone e 112 organizzazioni, devono essere presentate ogni anno entro il 31 gennaio. La lista deve rimanere segreta e la Commissione norvegese dei Nobel non può divulgare i nomi per 50 anni. Anche trascorso questo tempo, lo possono fare solo per scopi culturali e a propria ed esclusiva discrezione.
TgNews24, nel titolo, non fa alcun riferimento a Ilena Sendler e ai 2500 bambini ebrei salvati dalle grinfie del regime nazista. Senza contestualizzare le affermazioni scelte per il titolo si potrebbe pensare di aprire un articolo su un serial killer premiato da Oslo, nonostante avesse passato la vita a drogare bambini per poi metterli vivi dentro i sacchi. Del resto, torna sulla bufala del premio Nobel, fatto non vero e dimostrato dalla storia. Un lettore non avvezzo a leggere gli articoli, dunque, vede l’immagine di tanti sacchi disposti in fila in combinazione con un titolo vago ed equivocabile e potrebbe pensare a una storia di follia.
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