Il viralizzatore medio non ha fine pedagogico però nel “marmottizzare” una notizia. Semplicemente esprime la dualità del suo rapporto con l’informazione: da un lato per sostentarsi e far cassa su un pubblico di rissosi condivisori indignati, aggredisce con livore l’informazione stessa, chiamandola “Informazione Ufficiale” per presentarsi come “Controinformazione” o “Informazione Alternativa”, ad essa superiore. Dall’altro lato saccheggia senza posa l’Informazione, riciclando e rivendendo materiale altrui come “cose che i giornali non dicono”.
L’esempio è plateale: ci è stato sottoposto l’articolo del blog “Nessuna Censura” dal titolo altisonante “Fate girare, l’India ammette l’innocenza dei Marò”, datato 13 marzo 2017.
Memorizzate la data, è importante. Fatto?
Ora confrontate il testo contenuto nell’articolo con l’articolo di Il Giornale del 11 febbraio 2015 titolato Marò, ora l’India ammette: “I proiettili non erano loro”. E spunta la truffa dei testimoni fotocopia.
Vi aiutiamo con qualche estratto.
Nessuna Censura:
Che il processo messo in campo dall’India nei confronti dei due fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fosse al limite del ridicolo, non è una novita. Ma dalle carte che i legali indiani hanno consegnato al Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo, emergono alcuni dettagli sconcertanti.
Non solo quelle testimonianze fotocopia rilasciate da alcuni pescatori sopravvissuti il giorno in cui Valentine Jelastine e Akeesh Pink persero la vita, ma soprattutto l’allegato numero 4 che riporta l’autopsia svolta sul corpo dei due pescatori uccisi. Sembrava essersi persa nei cassetti dei tribunali indiani, e invece è rispuntata ad Amburgo. Nel documento, la prova che i proiettili che hanno colpito a morte i due indiani non sono quelli in dotazione ai marò.
Il Giornale
Che il processo messo in campo dall’India nei confronti dei due fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fosse al limite del ridicolo, non è una novita.
Ma dalle carte che i legali indiani hanno consegnato al Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo, emergono alcuni dettagli sconcertanti.
Non solo quelle testimonianze fotocopia rilasciate da alcuni pescatori sopravvissuti il giorno in cui Valentine Jelastine e Akeesh Pink persero la vita, ma soprattutto l’allegato numero 4 che riporta l’autopsia svolta sul corpo dei due pescatori uccisi. Sembrava essersi persa nei cassetti dei tribunali indiani, e invece è rispuntata ad Amburgo. Nel documento, la prova che i proiettili che hanno colpito a morte i due indiani non sono quelli in dotazione ai marò.
Nessuna Censura:
Come riporta il Quotidiano Nazionale, in un articolo a firma di Lorenzo Bianchi, le testimonianze di chi avrebbe assistito alla morte dei due pescatori si assomigliano eccessivamente. Come se nell’essere redatte fossero state scritte dalla stessa mano e opportunamente falsificate in modo da dimostrare la colpevolezza di Latorre e Girone. Dopo gli eventi del 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, i testimoni dichiarano che gli assassini sono i “sailors”, i marinai, facendo nome e cognome dei due marò. Le testimonianze, allegate tra le carte che l’India ha depositato ad Amburgo, sono contenute nell’allegato 46.
A rilasciarele sono il comandante del peschereccio, Freddy Bosco (34 anni), e il marinaio Kenserian (47), i quali dichiaro “onestamente e con la massima integrità” che la loro imbarcazione “finì sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi”.
Il Giornale:
Come riporta il Quotidiano Nazionale, in un articolo a firma di Lorenzo Bianchi, le testimonianze di chi avrebbe assistito alla morte dei due pescatori si assomigliano eccessivamente. Come se nell’essere redatte fossero state scritte dalla stessa mano e opportunamente falsificate in modo da dimostrare la colpevolezza di Latorre e Girone. Dopo gli eventi del 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, i testimoni dichiarano che gli assassini sono i “sailors”, i marinai, facendo nome e cognome dei due marò. Le testimonianze, allegate tra le carte che l’India ha depositato ad Amburgo, sono contenute nell’allegato 46.
A rilasciarele sono il comandante del peschereccio, Freddy Bosco (34 anni), e il marinaio Kenserian (47), i quali dichiaro “onestamente e con la massima integrità” che la loro imbarcazione “finì sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi“.
La “notizia recente” che i nostri viralizzatori attribuiscono alla camera dell’Eco affine No al razzismo verso gli Italiani in realtà è un completo copincolla, dell’articolo originale de Il Giornale, assolutamente non munito di alcun credito di attribuzione e modificato nella data per dare l’illusione di una notizia recente e che bisogna “viralizzare” perché “ci tengono nascosta.”
Anche il secondo portale, usato come fonte, riporta come data della notizia il primo marzo 2017, ma peritandosi, quantomeno, di indicare Il Giornale come fonte, ancorché omettendo il dettaglio della data.
Dettaglio non di poco conto, dato che le notizie invecchiano, e col tempo si scoprono altre cose.
Apprendemmo all’epoca che la questione sollevata fu tutt’altro che chiara e lapalissiana, ed ancora pesa sul procedimento in corso
Si apre un giallo sui documenti presentati dall’India al Tribunale di Amburgo sulla vicenda dei marò italiani. Secondo una ricostruzione pubblicata da Quotidiano.net e ripresa da altri media e agenzie italiane, sarebbe stata consegnata una perizia in base alla quale le misure dei proiettili che hanno colpito a morte i due pescatori indiani non sarebbero compatibili con quelli in dotazione ai militari in servizio con la Nato e quindi dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
L’India potrebbe aver inviato ad Amburgo una vecchia perizia con misurazioni fatte in maniera approssimativa poi soppiantata da una nuova perizia fatta anche alla presenza di carabinieri italiani i cui risultati invece confermerebbero la compatibilità delle misure del proiettile estratto dalla testa di uno dei due pescatori indiani uccisi, con quelle in dotazione dei militari italiani.
Congelare la situazione a febbraio 2015 comporta che i viralizzatori hanno potuto saltare a piè pari le perizie successive, che, inserendo il seme del dubbio, avrebbero “deprezzato” la loro merce.
Sostanzialmente, dubitate sempre di chi vi chiede di condividere e far girare, prima verificate.
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