ACCHIAPPACLICK Da gennaio 2017 alcuni televisori saranno illegali: ecco quali – bufale.net

All’avvicinarsi delle scadenze, il variegato popolo della Rete tende a riesumare dalle nebbie del tempo articoli datati e già affrontati, col consumarsi di allarmi di ogni tipo.

Scoprire che alcuni televisori saranno illegali è un forte incentivo alla condivisione: leggere prima l’articolo per intero libera da molti timori

Dal prossimo 1 gennaio 2017 i televisori dovranno essere “future proof”, a prova di futuro. È una delle novità previste dal decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso marzo, che vieta la vendita in Italia delle TV sprovviste di tuner DVB-T2 e codec HEVC. Dal primo luglio è scattata la prima scadenza, cioè il divieto per i produttori di immettere queste televisioni sul mercato italiano, mentre dal prossimo 1 gennaio 2017 questi apparecchi saranno illegali in Italia. Insomma, entro il prossimo anno i dispositivi che non rispettano la legge non potranno essere venduti nemmeno al dettaglio.

Una scelta che di fatto taglia fuori numerosi televisori, anche recenti – molti di quelli commercializzati nel 2015 non rispettano la legge – e che costringerà un grande numero di rivenditori a liberare i magazzini entro la scadenza o cercare soluzioni che non siano la vendita all’interno del paese: al di fuori dell’Italia, infatti, nessuna legge prevede divieti simili ed è quindi possibile vendere i dispositivi “illegali” all’estero per sostituirli con quelli a norma. L’obiettivo della legge è quella di attuare un aggiornamento forzato dell’hardware, anche in previsione di un passaggio definitivo allo standard di trasmissione DVB-T2 HEVC che potrebbe arrivare nel corso dei prossimi anni, forse già nel 2022.

Fino a quel momento, cioè quando il Governo “spegnerà” le trasmissioni attuali, le televisioni che dal primo gennaio saranno considerate illegali funzioneranno comunque senza problemi. Nel momento in cui sarà effettuato lo switch off, però, per continuare a funzionare necessiteranno di un decoder esterno e conseguente secondo telecomando. Bisogna comunque sottolineare che le televisioni continueranno a funzionare nonostante la scomodità del decoder, consentendo quindi a chiunque di proseguire la visione senza dover necessariamente cambiare apparecchio. Chi invece dovrà adeguarsi saranno i rivenditori, che non potranno più vendere televisori non a norma.

È importante, però, tenere gli occhi bene aperti sulle offerte che nel corso dei prossimi mesi riguarderanno probabilmente questi televisori. Non perché si rischia di ritrovarsi a casa un apparecchio inutilizzabile dal 2017, ma perché prima o poi il cambio di trasmissioni avverrà e di certo gli standard DVB-T2 e HEVC saranno, appunto, a prova di futuro. Se si vuole risparmiare e non si ha paura di scendere a compromessi in futuro – per esempio utilizzando un decoder esterno – ci si può invece indirizzare su queste tipologie di TV, tenendo però presente che l’acquisto sarà consentito solo fino al prossimo primo gennaio. Per controllare la presenza di tuner DVB-T2 e codec HEVC si può fare riferimento al sito del produttore.

Ne avevamo parlato diffusamente nell’articolo PRECISAZIONI Non è una bufala: presto dovremo cambiare tutte le nostre Tv.

Sostanzialmente, dal punto di vista del consumatore non cambia assolutamente niente, e dal punto di vista del rivenditore cambia poco.

Se le TV col nuovo standard saranno sui nostri scaffali sin dal prossimo anno, e quindi chi ha bisogno di un nuovo televisore farebbe bene ad attendere un mesetto circa per essere sicuro, le vecchie TV non saranno inutilizzabili o bisognose di decoder nell’immediato.

Le possibili soluzioni a questo problema, che va risolto nel biennio 2020-2022, prevedono un iniziale doppio binario

L’ipotesi più accreditata sul tavolo è basata sull’approccio cosiddetto Simulcast, che prevede la trasmissione contemporanea di alcuni programmi in digitale terrestre con la vecchia tecnologia DVBT (quella attualmente in funzione) e di altri programmi con quella nuova (DVBT2).

Tempi e modalità del Simulcast sono attualmente oggetto anche della consultazione Rai per il rinnovo della concessione del servizio pubblico. In sede di confronto pubblico in vista della consultazione online, si sta discutendo fra le altre cose su quanti e quali contenuti mantenere sui Mux che saranno mantenuti in DVBT e quanti e quali programmi trasferire su nuovo standard HDR.

L’idea è affidare alla Rai il compito di apripista del nuovo mercato del digitale TV, un ruolo importante dal punto di vista tecnologico e in linea con analoghe iniziative di Viale Mazzini, come ad esempio la trasmissione di alcune partite dei prossimi Europei di calcio via satellite in 4K. L’obiettivo è allettare i consumatori verso l’acquisto dei nuovi televisori con l’offerta di contenuti ad hoc e il calcio è sicuramente un argomento convincente per molti utenti, pronti a spendere subito per una qualità video superiore.

Un ruolo di lepre tecnologica per la Rai che potrebbe rientrare nero su bianco sul nuovo contratto di servizio.

Al momento, c’è da dire che una qualche confusione sugli standard degli apparecchi televisivi in circolazione c’è. I distributori appongono l’etichetta con le specifiche degli standard di trasmissione DVBT o DVBT2, ma non fanno altrettanto per quanto riguarda le codifiche HEVC, HEVC Main10 e nemmeno MPEG4. Manca l’obbligo di legge per queste specifiche, ma sarebbe opportuno che i distributori aggiungessero anche queste specifiche sui nuovi TV, per consentire ai consumatori di capire esattamente che tipo di apparecchio stanno acquistando ed evitare così lamentele post vendita.

Al di là dei tempi del passaggio dei 700 Mhz alle telco (2020, 2022 ma ciò non toglie che non si potrà attendere il 2025 per trasmettere in HEVC) e al di là del nodo del coordinamento internazionale delle frequenze (richiesto dalla Commissione Ue entro giugno 2017), i Mux riservati al digitale terrestre in Italia dopo il passaggio saranno 14 (la Francia ne ha 8 che diventeranno presto 6).

E’ su queste risorse che si sta ragionando in termini anche di contenuti: è chiaro che per trasmettere delle televendite di pentole non è strettamente necessario il DVBT2, quindi starà ai broadcaster decidere quali programmi spingere subito sui Mux tecnologicamente evoluti.

E’ presumibile che, ad esempio, Mediaset Premium potrà mettere a punto un’offerta Premium con la tecnologia più avanzata in tempi stretti, destinando almeno un Mux all’HDR, ed è altrettanto plausibile che la pay Tv controllata da Vivendi non aspetterà certo il 2022 (data richiesta dall’Italia per il passaggio della banda 700) per partire con l’HDR.

Per quanto riguarda il capitolo decoder, è possibile anzi probabile che nuovi decoder Hevc main 10 compatibili con l’HDR saranno in circolazione ma serviranno per il secondo o il terzo televisore di casa e non per l’apparecchio principale.

La previsione è che il mercato risponderà da sé al salto tecnologico e che la gente passerà sua sponte ai nuovi televisori DVBT2 come avvenne all’epoca del passaggio dal bianco e nero al colore.

Non uno switch off sullo stile del vecchio passaggio dall’analogico al Digitale, con canali che improvvisamente hanno cessato di esistere lasciando le vecchie TV Analogiche a trasmettere nebbia statica, ma un graduale affiancamento di trasmissioni ad alta qualità e qualità normale in modo da invogliare e rendere appetibile il passaggio.

Ma questa è una delle molteplici ipotesi.

E bisognerà saper attendere, ancora un altro po’.

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