Abbona l’amico ad una rivista su Paperino: ed è uno scherzo costato ben caro ad un 46enne di Cremona. All’epoca 37enne, comunque un’età troppo avanti per gli scherzi.
E lo scherzo è il più vecchio del calendario, censito in ogni sua occorrenza da quando esistono i telefoni e i servizi di abbonamento e da asporto: qualcuno abbona qualcun altro a servizi a pagamento, ordina cibo da asporto e gli molla sul groppo il prezzo della merce non richiesta o l’onere di annullare tutto.
Ma qualcuno non ci sta. Come in questo caso.
Comincia tutto col nostro protagonista che decide di abbonare il suo amico ad una rivista su Paperino, “Disney 313”.
Una raccolta di storie della testata “Paperino” dedicata alla vettura un po’ auto, un po’ catorcio, del personaggio Disney.
Come da manuale dello scherzo, il malcapitato si è trovato il postino in casa con la rivista e i primi solleciti di pagamento per un abbonamento richiesto e mai pagato.
Siamo nel 2013: la vittima decide di sporgere denuncia.
Problema: l’operaio ha usato il suo telefono per la burla, le indagini sono sorprendentemente brevi e viene subito scoperto.
Qui nasce il primo problema: l’amicizia ormai era persa per sempre, e l’operaio cerca di tamponare le conseguenze legali rimborsando 1000 euro all’ex amico.
Ma la sostituzione di persona è un reato procedibile di ufficio.
A questo punto l’autore dello scherzo diventa un vero e proprio avatar dello sventurato Paperino: a prescindere dalla volontà dell’ormai ex amico, una volta arrivata alle autorità notizia della sostituzione di persona bisogna procedere.
Tocca così al nostro improbabile eroe cercarsi un avvocato. Non avendo il denaro necessario decide di fare domanda per l’ammissione al gratuito patrocinio.
Nel farlo però omette per errore uno dei lavori che svolgeva in quel periodo.
Patteggia tre mesi di reclusione con sospensione della pena, rimborsa all’amico le spese legali, arrivano i controlli sull’autocertificazione e risulta che, a causa di quell’omissione, non aveva i requisiti per il gratuito patrocinio e gli arriva un’accusa per falsità in atti.
Nuovo giro nuova corsa: questa volta la pena sono dieci mesi di reclusione, ma la sospensione della pena non può più essere applicata perché la precedente condanna fa da “precedente”.
Nonostante gli eccellenti sforzi del legale, l’unica soluzione è la conversione in lavori di pubblica utilità, che ora tocca scontare al protagonista.
Più povero, più solo (ormai l’amicizia è del tutto annientata), con una condanna in corso.
“Non mi do pace. Per quello scherzo che ritenevo innocuo, mi è capitato tutto questo. Avevo anche risarcito con 1.000 euro S.. Mi dispiace”
Commenta laconico il burlone.
Possiamo però far nostra la riflessione della Provincia di Cremona.
Sono ormai decenni che le “telefonate scherzo” esistono, e decenni che tra gli scherzi tipici compare la possibilità di abbonare persone a servizi e riviste.
Non solo in Italia: come avete visto nel link, in America ci sono intere raccolte di simili scherzi.
Ma siamo nel 2022. Anni in cui esistono la PEC, la Firma Digitale e mezzi per sottoscrivere abbonamenti provando la propria identità in modo inoppugnabile e certo.
Non sarebbe meglio dissuadere i fan dello scherzo ad ogni costo prima che paghino l’amaro frutto delle loro scelte?
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