A dieci giorni dall’allunaggio, tornano i negazionisti del Rover e dello sbarco
Ci segnalano i nostri contatti una serie di condivisioni con contenuti negazionisti del Rover e dello sbarco sulla Luna, espressi con un linguaggio volutamente aggressivo ed eristico allo scopo di occultare l’assenza di contenuti.
Ovvero creando contenuti falsi con tono rabbioso si trasforma la discussione in una accozzaglia di disinformati, bot e utenti rissosi rendendo ogni risposta razionale impossibile per impraticabilità del campo.
Partiamo quindi dalle basi.
L’allunaggio è stato girato “dall’askenazita Stanley Kubrick”
Un po’ di “accusa del sangue” gratis, in questi difficili giorni, non si nega a nessuno. Kubrick affermò una volta con forte ironia “non sono ebreo ma mi è successo di avere genitori ebrei”, e la sua origine non ha niente a che vedere con g li assurdi e infondati complotti che gli vengono attribuiti.
Anche se come abbiamo visto, in certi ambienntti ormai la parola “ashkenazita”, scritta in tutte le possibili varianti sgrammaticate posssibili, è diventata sinonimo di una chiamata alle armi ed un invito ad additare il nemico di turno.
Persino il comico canadese Brad Gosse, autore di libri comici come “Il Cetriolo Curtis non può venire a cena”, “Il mio grosso uccellone rapace nero” e “Mike Lit è difficile da trovare” si è ad esempio ritrovato negli ambienti del complottismo promosso a “filosofo askenazita della Scuola di Francoforte”.
E tremiamo all’idea di quale scuola filosofico-letterario-mondialista possa aver generato le gag dei vari “Vacanze di Natale” in Italia.
Tornando a Kubrick, una nota teoria del complotto lo vede aver girato personalmente l’allunaggio in una località segreta.
La prova di tutto questo sarebbe un video girato con un attore malamente truccato da Kubrick, un mockumentary (ovvero falso documentario) del 2015 chiamato “Shooting Stanley Kubrick”, in cui il regista inventa di aver ottenuto una “intervista esclusiva col famoso regista”.
Intevista esclusiva che consta nell’attore Tom Mayk con una visibile barbaccia incolta ed un montaggio tristemente traballante di scene scarsamente illuminate nel doppio tentativo di scimmiottare un film indipendente e nascondere la mancanza di somiglianza tra Kubrick e Mayk dietro l’artificio.
Il portavoce della vedova di Kubrick ebbe già modo all’epoca di definire la “testimonianza” come “fraudolenta e inveritiera”, ma si sa come funziona il mondo delle bufale: una bufala finirà pubblicata ovunque, la smentita solo di tanto in tanto.
Ulteriori tentativi di rianimare la bufala, nata da un libro complottista degli anni ’70, si sono basati su contenuti generati con AI. Proprio su queste pagine abbiamo visto con quali mezzi tecnici e come è stato girato l’allunaggio, con Armstrong che ha ripreso se stesso con una telecamera montata sul MESA, modulo dedicato alla custodia dell’equipaggiamento, fissata sul lato dello stesso e in seguito rimossa e usata con un apposito treppiede inserito nell’equipaggiamento.
La Jeep pieghevole non aveva il volante!
Possiamo essere certi su quest’ultimo commento che lo scopo sia solo provocare reazioni inconsulte e scomposte nel lettore. Un tentativo di trolling, neppure di quelli riusciti bene.
Abbiamo già visto sul LEM come l’apparente “povertà” dei materiali non sia dovuta alla miseria che descrive, ma al fatto di dover ridurre il peso il più possibile.
Ad esempio il “nastro adesivo” descritto da un altro negazionista dell’allunaggio era in realtà uno dei primi usi del Kapton Tape, materiale adessivo creato da Dupont e che fece il suo debutto proprio sul modulo di allunaggio, noto per la sua resistenza fisica e termica e che tutt’ora viene usato per la fabbricazione di batterie ricaricabili negli strumenti tecnologici di tutti i giorni.
Il Rover, previsto inizialmente con un costo di 19 milioni di dollari, arrivò a 38 a causa delle soluzioni tecniche necessarie, messe in cantiere da produttori come Boeing e Delco.
Proprio l’assenza di un volante esibita con arroganza dalla condivisione è una di queste soluzioni: il Rover veniva controllato da un apposito controller a T sito in mezzo ai sedili, per controllare quattro ruote in zinco, alluminio e titanio in grado di sterzare in modo indipedente grazie a due motori elettrici separati.
In una massa di 210 Kg si rese necessario inserire un’antenna, un sistema di registrazione, sedili con cinture di sicurezza, un sistema aggiuntivo di supporto vitale e il necessario per estrarre campioni.
Un odometro e un sistema di navigazione basato sulla direzione del Sole, di fatto uno gnomone spaziale, completavano una serie di soluzioni innovative che dimostrano il grande ingegno necessario per andare sulla Luna.
E perché non ci siamo tornati?
Come abbiamo avuto modo di dire, il fatto che le missioni Lunari siano tornate in auge solo negli ultimi anni si dmostra proprio coi costi sostenuti per farlo: in piena guerra all’allunaggio le amministrazioni Americane e Sovietiche erano pronte a spendere enormi somme di danaro per la soddisfazione di “bruciare l’avversario” e vincere un altro capitolo della Guerra Fredda.
Fu proprio col disgelo e la Perestrojika che semplicemente, il pubblico cominciò a trovare problematico giustificare tali sia pur necessari investimenti: meno ricerche sugli armamenti significava meno ricerca sui razzi vettori, e meno necessità di “arrivare primi” aggiungeva una remora morale a costi che di fatto lievitavano durante la ricerca e sviluppo.
Se fosse stato un falso come adducono le teorie del complotto, sarebbe bastato semplicemente tagliare un po’ i fondi al “falso Kubrick”.
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