BUFALA Bordata dal Primo Ministro John Howard: “Via i musulmani dall’Australia”
Il personaggio del giorno in tema bufale è John Howard, il quale secondo un messaggio di posta elettronica sarebbe il Primo Ministro dell’Australia, con una recente presa di posizione in merito ai musulmani che in qualche modo darebbe una forte spinta a chi, anche in Italia, guarda sempre con scetticismo al fenomeno dell’immigrazione. In realtà il messaggio in questione presenta tantissimi errori ed inesattezze, al punto che oggi 6 settembre si è rivelato necessario un chiarimento definitivo sulla vicenda.
Partiamo dal presupposto che John Howard non è il Primo Ministro in Australia. La carica l’ha ricoperta, ma dal 1996 al 2007. Insomma, da oltre un decennio non riveste più questo ruolo, mentre non molto tempo abbiamo assistito alla vittoria politica di Scott Morrison. Detto questo, cosa avrebbe dichiarato questo controverso personaggio politico, al punto da ottenere il consenso di tantissime persone anche in Italia? Analizziamo il testo dell’email divenuta nuovamente virale:
“DISCORSO DEL PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO….LEGGETE!!!
Il Primo Ministro di Australia: John Howard
Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici.
Sembra che il primo ministro John Howard abbia scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando:“GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI!
Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!
La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altre [sic] parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che VI ha accettati”.
Nonostante in Australia le prese di posizione politiche nei confronti dei musulmani non sono mai state tenere, occorre ricordare non solo che John Howard non sia più il Primo Ministro da un bel pezzo, ma anche che alla sua figura non siano mai state associate affermazioni così estreme. Come se non bastasse, emerge anche che parte di queste dichiarazioni siano autentiche, ma non pronunciate dal protagonista del nostro articolo.
Le pesanti affermazioni riguardo i musulmani in Australia, infatti, traggono spunto da quanto dichiarato da un americano, Barry Loudermilk, veterano dell’esercito, nei giorni successivi all’attacco subito dagli Stati Uniti l’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, senza dimenticare quello al Pentagono a Washington. A tal proposito abbiamo un articolo apposito che lo dimostra. Insomma, una bufala bella e buona quella riguardante John Howard.
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