BUFALA “Vendo bambina al miglior offerente”
Ci segnalano un post pubblicato oggi, 24 ottobre 2017, sulla pagina Facebook Io vivo a Roma:
Per visionare il post integrale troviamo gli articoli del sito ufficiale Io vivo a Roma e di Donnaweb:
Entrambi i siti scrivono:
Speriamo si tratti solo di una bufala, di una provocazione, e a dirla tutta anche se solo di questo si trattasse basterebbe già a far gelare il sangue nelle vene perchè su queste cose è allucinante perfino scherzarci su.
E’ apparso in un gruppo del famoso social che si occupa di compravendite, una donna ha pensato di pubblicare un annuncio davvero incredibile, un post nel quale spiega che desidera vendere la bambina che porta in grembo, con tanto di foto relativa all’ecografia, allegata.
Uno scherzo di cattivo gusto? Pensiamo sia davvero così perchè davvero non si riuscirebbe ad immaginare come reale una cosa simile.
Purtroppo sui social gira di tutto e sono tante le persone che approfittando del fatto che nessuno in realtà sa chi siano, non fanno altro che sfogare la propria rabbia e le proprie frustrazioni pubblicano commenti pieni di odio, post razzisti, bestemmie varie, fino ad arrivare ad una provocazione simile… davvero non c’è limite al peggio.
Noi abbiamo solo voluto mostrare fino a che punto possa arrivare la fervida immaginazione delle persone, per il resto giudicate voi, verità, bufala o provocazione?
La risposta arriva dalla pagina Facebook Commissariato di PS Online – Italia, che in un post del 22 settembre 2017 scrive:
Per chi avesse problemi di visualizzazione riportiamo il testo:
METTE IN VENDITA UN FETO #TROLL #FAKE La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha indagato in stato di libertà una donna di anni 28 anni residente a Milano per avere pubblicato on line un annuncio in cui proponeva a terzi la vendita del proprio nascituro. Tale condotta è sanzionata penalmente dall’art.71 legge 184/83.
L’indagine è stata avviata a seguito del rinvenimento, da parte del personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, di un annuncio sulla pagina Facebook “Compro e vendo tutto” in cui una utente, asserendo di essere al quinto mese di gravidanza e pubblicando l’ecografia del feto, proponeva il nascituro al miglior offerente con prezzo di partenza di 10.000 euro.
Le indagini della Polizia Postale consentivano di identificare l’utente che è stata sottoposta a perquisizione domiciliare ed informatica prontamente disposta dalla Procura Distrettuale di Catania ed eseguita dalla Polizia Postale di Milano.
L’indagata, coniugata, con un impiego di addetta in un esercizio commerciale, ammetteva di essere stata l’autrice dell’annuncio ma riferiva di averlo scritto in maniera provocatoria, in qualità di “troll”, ovvero utente che pubblica messaggi provocatori con la finalità di creare disturbo e fomentare gli utenti.
In particolare, la donna, che non era in stato di gravidanza, aveva prelevato l’immagine della ecografia in Rete da un gruppo web di mamme e, per attirare l’attenzione nel gruppo Facebook, lo aveva pubblicato unitamente alla proposta di vendita.
Un troll, termine che deriva dalla mitologia scandinava, nel gergo di internet è un soggetto che interagisce con altri nell’ambito degli spazi virtuali, pubblicando scritti possibilmente falsi, diffamatori, molesti, fortemente provocatori, al fine di attirare l’attenzione, fomentare le discussioni e disturbare.
La Polizia Postale consiglia di non rispondere ai troll, ignorando le provocazioni e segnalando, comunque, i contenuti che potrebbero configurare reati procedibili d’ufficio o imminenti pericoli al fine, in ogni caso, di verificarne la fondatezza. Coloro che si rendono autori di tali condotte possono rendersi responsabili di illeciti penalmente o civilmente perseguibili. #essercisempre
La Polizia fa dunque riferimento all’art.71 della legge 184 del 1983 sul diritto del minore ad una famiglia, di cui troviamo il testo nel sito ufficiale della Camera dei Deputati:
Chiunque, in violazione delle norme di legge in materia di adozione, affida a terzi con carattere definitivo un minore, ovvero lo avvia all’estero perché sia definitivamente affidato, è punito con la reclusione da uno a tre anni (68) (11/cost).
Se il fatto è commesso dal tutore ovvero da altra persona cui il minore è affidato per ragioni di educazione, di istruzione, di vigilanza e di custodia, la pena è aumentata della metà.
Se il fatto è commesso dal genitore la condanna comporta la perdita della relativa potestà e l’apertura della procedura di adottabilità; se è commesso del tutore consegue la rimozione dall’ufficio; se è commesso dalla persona cui il minore è affidato consegue la inidoneità ad ottenere affidamenti familiari o adottivi e l’incapacità all’ufficio tutelare (11/cost).
Se il fatto è commesso da pubblici ufficiali, da incaricati di un pubblico servizio, da esercenti la professione sanitaria o forense, da appartenenti ad istituti di assistenza pubblici o privati nei casi di cui all’articolo 61, numeri 9 e 11, del codice penale, la pena è raddoppiata.
La pena stabilita nel primo comma del presente articolo si applica anche a coloro che, consegnando o promettendo denaro od altra utilità a terzi, accolgono minori in illecito affidamento con carattere di definitività.
Bufala, dunque, che non ha lasciato senza conseguenze l’indagata autrice della messinscena. A tal proposito vi rimandiamo alla nostra guida utile sul profilo legale della bufala.
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