NOTIZIA VERA E PRECISAZIONI Il gelato artigianale non causa Seu, bufala diffusa sui social. Parte denuncia. Il problema è il latte crudo, non il gelato
Ci segnalano un articolo pubblicato l’11 giugno 2017 sul sito Puglia Reporter (archive.is):
I casi di Seu registrati nelle ultime settimane nel territorio barese hanno portato a non pochi allarmismi e anche a qualche bufala diffusa sui social e probabilmente anche su Whatsapp.
Un falso avviso diffuso sul web metteva in guardia gli utenti consigliando di non consumare gelato. Nulla di più sbagliato ed infondato. Anche la presunta autorevolezza del finto documento diffuso sul web è stata oggetto di una denuncia per ora contro ignoti. Non vi è ufficialmente alcun allarme ma 16 casi di Seu registrati stanno destando effettivamente preoccupazione nella popolazione. Tuttavia questo non può giustificare allarmismi inutili.
Nonostante questo, non si tratterebbe di un’epidemia. Lo rassicurerebbero i medici locali. Anche se in Italia i casi di sindrome emolitico uremica normalmente non salirebbero che ad una quarantina all’anno.
La Seu, è provocata da una infezione intestinale causata dal batterio escherichia coli che, colonizzando nell’intestino, libera la verocitotossina la quale, entrando nel circolo sanguigno, arriva ai reni. Proprio per i possibili danni ai reni e al sistema nervoso è bene prestare molta attenzione ai sintomi. I sintomi comprendono dissenteria, sangue e muso nelle feci, senso di debolezza, mancanza di appetito e pallore.
L’allerta è stata diramata in tutta Italia e le strutture ospedaliere pugliesi stanno affrontando la situazione.
Le zone interessate sono il litorale di Bari, la costa ionica della provincia di Taranto, il Salento e la zona di Brindisi. I sintomi accusati da tutti sono più o meno gli stessi: dissenteria con sangue e muco nelle feci, dolore addominale, pallore, astenia, vomito. Le indagini del Laboratorio nazionale di riferimento per il batterio batterio escherichia coli presso l’Istituto Superiore di Sanità, sui campioni biologici relativi ai primi due pazienti, hanno permesso di diagnosticare un’infezione da Vtec 026, verocitotossina. Da quando è scattata l’allerta, l’Osservatorio epidemiologico regionale pugliese sta conducendo analisi per capire quale possa essere la causa dell’infezione.
Se inizialmente si è focalizzata l’attenzione sul trattamento scorretto di alcuni alimenti come il latte crudo, adesso i controlli si sono estesi praticamente ovunque: dalla filiera alimentare a quella zootecnica, sino alle acque di balneazione e a quelle potabili.
Anche se l’acqua di mare sarebbe da escludere.
In un caso, quello di Calimera, i biologi starebbero analizzando le acque di un pozzo dal quale i genitori attingevano acqua per lavarsi.
Sempre come riporta il Fatto Quotidiano, “l’elemento comune nei pazienti sarebbe stato il consumo di anguria, panini imbottiti di carne cotta sui furgoncini e insalata. Sulle angurie, in particolare, c’è il sospetto che siano state lavate con acqua contaminata”.
La seconda parte dell’articolo è stata evidenziata perché racconta fatti accaduti nel 2013 e riportati dal Fatto Quotidiano. Una nota del Ministero della Salute pubblicata il 16 settembre 2013, infatti, spiegava:
Tra la fine di luglio e la fine di agosto, sono stati registrati 20 casi di SEU, per la maggior parte dei quali (16) è stato possibile dimostrare l’associazione con un’infezione da VTEC O26. Tutti i casi erano in età pediatrica ed erano residenti, o avevano soggiornato, in Puglia.
Ancora:
Allo stato attuale il focolaio epidemico appare in marcato declino, con gli ultimi casi esposti al contagio non oltre la metà di agosto. Questo rilievo suggerisce una ridotta o forse cessata attività della fonte epidemica.
Puglia Reporter, forse per distrazione, unisce i 3 casi registrati in Puglia nelle ultime settimane ai ben 16 attestati nel 2013, che misero in allarme l’intero Paese. I numeri di questo 2017, per fortuna, sono di gran lunga inferiori.
Restando sul nostro caso, il messaggio virale diffuso su tutte le piattaforme era già stato oggetto di una nostra analisi il 9 giugno, e riportava:
Ragazzi non mangiate gelato artigianale perché è stato venduto del latte non pastorizzato e ad Altamura una bambina è morta e l’altra è in condizioni gravi, mentre a Montalbano ieri una signora dopo aver mangiato un gelato è stata ricoverata con urgenza a Matera e adesso è in fin di vita! Questa malattia si chiama SEU ed è la causa di questo latte non patotizzato quindi fate attenzione!
Su Palo Live, sito di informazione locale, scopriamo che il testo originale della Catena di Sant’Antonio portava la firma di Antonio Scianaro, consigliere comunale del Comune di Fasano (BR). Su Fasano Live leggiamo che Scianaro, medico dell’ordine di Brindisi, si è trovato costretto a pubblicare una smentita sul proprio profilo Facebook:
Antonio Scianaro ha dunque sporto denuncia contro ignoti per tutelare la sua persona, come riportato anche su Ostuni Live e Corato Live. Su entrambe le testate leggiamo che i tecnici dell’ASL e i Carabinieri del NAS hanno prelevato dei campioni di gelato dal frigorifero della famiglia di Altamura. Gli esami eseguiti sui campioni hanno dato esito negativo, lasciando concludere che non vi fosse traccia del batterio incriminato. A tal proposito si è espresso anche il Dipartimento dell’ASL di Bari in un comunicato pubblicato l’8 giugno. In apertura, leggiamo: «La Regione Puglia, tramite i suoi organi competenti, la ASL di Bari, l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata e l’ARPA, sta monitorando la situazione che in questo momento non desta preoccupazione».
È dunque vero che Antonio Scianaro, trovatosi al centro di un messaggio virale fatto circolare per sollevare allarmismo, abbia denunciato contro ignoti la diffusione della catena di Sant’Antonio. Abbiamo dunque fornito le nostre precisazioni per far notare che Puglia Reporter ha messo insieme i dati attuali con quelli del 2013.
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