ANALISI IN CORSO Blue Whale: terza vittima in Abruzzo
Ci segnalano un articolo pubblicato il 23 maggio 2017 su Rete8:
Blue Whale: terza vittima in Abruzzo, fortunatamente anche questa individuata in tempo, prima che giungesse al passo estremo della catena di autodistruzione.
Merito soprattutto del livello di attenzione e rete di massima allerta che si é creata tra coetanei, soprattutto alla luce dell’inquietante episodio che ha portato una ragazzina di Pescara a sfiorare il suicidio ed é tutt’ora ricoverata presso lo speciale reparto di neuropsichiatria infantile del Salesi di Ancona. Nel caso specifico é stata una banale partita di calcetto a mettere in allerta gli amici di un 15enne, anch’egli di Pescara. Delle strani cicatrici notate su un avambraccio hanno fatto scattare l’allarme, da li il rapido passaparola che é giunto fino agli investigatori della Polizia Postale. Già sequestrato il telefonino del giovane, si sta cercando di risalire alla fonte dei terribili messaggi su Whatsapp con i quali si catturano i giovani e li si costringono ad entrare nel vortice delle 50 regole che portano all’autodistruzione. Il fenomeno sembra essersi già sgonfiato in Russia, dopo la cattura del suo ideatore, ma é nel resto d’Europa che ora sta facendo sentire i suoi terribili effetti. Tra le regole imposte anche atti di autolesionismo ed é su questo che gli inquirenti stanno concentrando la loro attenzione per il caso del 15enne, mentre é stato ribadita ancora una volta la necessità, da parte di famiglie e scuola, a vigilare su comportamenti strani e segnalarli sul canale telematico “Una vita da sociale”, messo in piedi per dare ai ragazzi uno strumento in più contro gli abusi della rete.
Siamo consapevoli delle innumerevoli analisi in corso in continua pubblicazione da parte del nostro servizio. In risposta a quanti ci accusano di “illudere il lettore per poi abbandonare l’analisi e non fornire aggiornamenti” diciamo che la nostra priorità è la cautela: non traiamo conclusioni né applichiamo i nostri tag finché non vengono riportati nuovi sviluppi.
Il caso della Blue Whale è decisamente il più discusso di questi giorni. Lo abbiamo affrontato in un articolo specifico e in altre occasioni, quando sono comparse bufale gratuite, Catene di Sant’Antonio e fatti di cronaca di pura invenzione. Oggi affrontiamo un caso che l’informazione indica come terzo anche secondo Il Giornale nell’articolo “Pescara, 15enne con segni sul braccio: “Caso Blue Whale”” pubblicato nella stessa data dell’articolo che prendiamo in esame. Fanpage, a sua volta, pubblica l’articolo “Blue Whale, terza vittima a Pescara: 15enne salvato dagli amici del calcetto” e così anche IlPescara con “Blue Whale, terzo caso nel pescarese: vittima un 15enne“. Una prima osservazione nasce dalla pubblicazione di Fanpage che nell’articolo inserisce un’immagine:
Non specifica, inoltre, se si tratta di un’immagine d’archivio. La risposta arriva dal sito argentino Los Andes dove viene riportata la notizia di un 14enne di San Juan sospettato di volersi togliere la vita dopo averlo annunciato su WhatsApp. Anche in questo caso vi sono stati sospetti che collegavano la sua vicenda alla Blue Whale. La notizia è del 4 maggio.
L’articolo di Rete8 riferisce – e con esso Il Giornale, Fanpage e IlPescara – che mentre il 15enne giocava a calcetto, i suoi amici notavano delle cicatrici sul suo avambraccio. Da quel momento scattava l’allarme. La Polizia Postale è intervenuta sequestrando il telefono del ragazzino per «risalire alla fonte dei terribili messaggi su WhatsApp con i quali si catturano i giovani e li si costringono ad entrare nel vortice delle 50 regole che portano all’autodistruzione». Già solo in questo punto, l’articolo non specifica se sul telefonino dl 15enne vi fossero tracce di contatti con eventuali curatori (come stabiliscono le notizie sulla Blue Whale) e dunque di regolamenti da rispettare.
Sul Giornale leggiamo:
Gli agenti hanno sequestrato il cellulare del ragazzino per verificare la presenza di un “curatore” del terribile gioco che avrebbe dato al ragazzino delle indicazioni su WhatsApp.
Si noti ancora la frase “verificare la presenza di un curatore”. Ancora, Fanpage:
Già informati gli investigatori della Polizia Postale che hanno provveduto a sequestrare il telefonino del giovane, ora si sta cercando di risalire alla fonte delle conversazioni su Whatsapp che avrebbero portato il ragazzino a partecipare alla Blue Whale Challenge.
Si noti, nuovamente, la frase “si sta cercando di risalire alla fonte delle conversazioni su WhatsApp che avrebbero portato il ragazzino, ecc. “. Infine, IlPescara:
Ora gli inquirenti cercheranno di risalire alla fonte che ha condizionato il ragazzino portandolo ad iniziare il folle gioco che impone di eseguire 50 ordini autolesionisti fino ad arrivare alla morte per suicidio.
“Cercheranno di risalire alla fonte”. Dal confronto tra ben tre articoli di altrettante testate emerge che non v’è certezza alcuna sul collegamento tra le ferite riportate dal ragazzino e il circuito della Blue Whale. Le fonti, inoltre, parlano di terzo caso citando come precedenti l’episodio di una ragazzina 13enne di Pescara e un altro 15enne, sempre di Pescara.
Sul Resto del Carlino, infatti, leggiamo la storia di Elisa (nome fittizio). La ragazzina si era accasciata in classe dinanzi a compagni e insegnanti. Ad essi aveva confessato di aver partecipato alla Blue Whale, stesse affermazioni che poi aveva rivolto ai sanitari dell’ospedale di Pescara e del Salesi di Ancona. I genitori stessi di Elisa avevano consegnato il suo smartphone agli inquirenti. Sul Messaggero leggiamo che: «Da quanto emerso, sarebbe entrata in contatto con il terribile gioco attraverso alcuni gruppi WhatsApp».
Ancora, sul Giornale leggiamo che: «La giovane a quanto pare si era iscritta al Blue Whale circa due mesi fa e di fatto si trovava proprio alla fine del gioco, ovvero il momento in cui l’ultima regola impone di andare all’ultimo piano di un palazzo e gettarsi nel vuoto». Confidiamo in una distrazione dell’articolista, ma abbiamo tutti imparato che le regole della Blue Whale si esauriscono in 50 giorni di declivio verso l’inferno. In ogni caso si fa uso di espressioni come “a quanto pare”.
Il caso di “Elisa” risulta essere uno degli altri due casi di Blue Whale in Italia. L’altro ha come protagonista un ragazzino di Sarno (Salerno) che il 19 maggio avrebbe tentato di salire sul tetto del teatro De Lise di Piazza Cinque Maggio alle 21:45 (Quotidiano.net) per poi darsi alla fuga quando è stato sorpreso da un ragazzo insospettito dai suoi movimenti. Troviamo riscontro anche su SalernoToday ma entrambe le testate riportano la dichiarazione che un famigliare aveva rilasciato alla redazione de Il Mattino:
È piccolo e a quell’età ci si attacca a tutto per attirare l’attenzione soprattutto delle ragazzine. Il bambino ha soltanto fatto credere di aver iniziato un gioco che in realtà non ha mai iniziato. Poi, ieri sera in piazza, resosi conto di quel che stava creando, è scappato per paura delle conseguenze. Non ha provato a salire sul teatro, forse gli altri ragazzi hanno visto delle ombre sull’edificio ed hanno pensato fosse lui con l’intento di buttarsi. Quando si è creato il caos, si è spaventato, si è allontanato dalla folla accompagnato da un amico che ha tentato di proteggerlo da quello che stava succedendo intorno.
Sul caso di “Elisa”, per quanto si parli di sospetto, non arrivano ancora conferme sull’attinenza con la Blue Whale. Al momento vi sono soltanto le sue dichiarazioni. Gli inquirenti – secondo le fonti – stanno analizzando il suo smartphone. L’11enne di Sarno fingeva e si è dato alla fuga.
Sul terzo caso, invece, del 15enne di Pescara non abbiamo altre notizie, bensì solamente elementi che parlano di cicatrici sul braccio e intervento della Polizia Postale. La connessione con la Blue Whale resta un sospetto. Le fonti non forniscono altri elementi, bensì offrono poche righe sul caso singolo e parlano di correlazione con i due casi precedenti. Si può dunque parlare di Blue Whale quando, nei nostri tre casi, resta solamente un’ipotesi?
Saremo lieti di aggiornarvi in un prossimo articolo.
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