DISINFORMAZIONE Migranti in protesta, direttore Coop: “Loro vogliono vestiti firmati, Armani, Boss e scarpe Pirelli”
Ci segnalano questo articolo pubblicato il 26 Ottobre 2016 su Riscatto Nazionale:
Il direttore della cooperativa Sar.ha svela i veri motivi della protesta miscelata dei clandestini ospiti in hotel. I cosiddetti richiedenti asilo che scapperebbero dalla guerra e dalla povertà vogliono abiti firmati da leggi importanti case stilistiche italiane e smartphone di ultima generazione. Schiaffo in faccia ai poveri italiani.
MESTRE – Senza scarpe, ma con lo smartphone. All’indomani della protesta in strada così apparivano ieri i profughi ospitati all’hotel Byron di Malcontenta. Erano lì, chi bivaccava sui divani e chi gironzolava nei dintorni. «Non abbiamo le scarpe e siamo costretti a stare con le ciabatte anche ora che fa freddo – dice, con poche parole stentate di italiano, Aadan, 24 anni originario della Somalia – anche i vestiti sono leggeri». La storia dei lucchetti che il giorno prima li aveva fatti scendere in strada per una breve manifestazione sembra archiviata. «Purtroppo vengono in Italia avendo come modello i sistemi di accoglienza del Nord Europa – spiega Lorenzo Chinellato, presidente della cooperativa Sar.ha – quando sono arrivati li abbiamo vestiti, abiti standard. A loro piacciono i vestiti di marca, Armani eBoss, ci hanno chiesto le scarpe Pirellli. Questi sono i loro modelli. Quando sono giunti da noi non avevano abiti, ma avevano tutti lo smartphone».
La stessa notizia è riportata dal Giornale e la fonte comune è Il Gazzettino.
Non trovando ulteriori chiarimenti abbiamo contattato l’Associazione Onlus S.ar.ha via e-mail. Abbiamo ricevuto loro risposta nella persona di Alessio Favaro:
Le notizie riportate dalle testate locali afferivano ad altri problemi. Poi per ovvi motivi mediatici il fuoco si è spostato sul clamore e su una battuta ilare e divertente, detta per far capire quali siano le aspettative degli ospiti migranti. Nessun capo firmato viene erogato o omaggiato, ci mancherebbe.
Sognare non costa nulla e per fortuna vale per ogni nazionalità, razza e colore.
Si riscontra sempre con rammarico come la strumentalizzazione delle notizie scateni interessi e disinteressi poco consapevoli dei reali fatti accaduti.
Una battuta ilare e subito l’attenzione si sposta su quel dettaglio che fa più presa sulle coscienze, per scatenare la disinformazione. Le testate prese in esame fanno leva su questo, perché c’è sempre da sottolineare il dettaglio che infastidisce e indigna l’utenza media. Non importa se la reale protesta fosse nata dal disagio di non avere indumenti adatti a ripararsi dal freddo. Qualcuno ha scherzato sul desiderio di abiti firmati e la potenza mediatica ha trovato il pelo nell’uovo. Utile, molto utile, per raccogliere consenso, condivisioni e click.
Disinformazione, dunque, perché il problema reale è rimasto sotterrato dalla captatio malevolentiae di un dettaglio ingigantito e reso protagonista.
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