Quando c’era Lui i treni arrivavano in orario? Affatto
Una delle frasi ripetute fino al parossistico belato dai fanboy del regime fascista è il mitologico “quando c’era Lui i treni arrivavano in orario”, dove il riferimento a Lui è, ovviamente, al dittatore fascista Benito Mussolini.
Ci siamo già occupati di un elenco di “cose buone fatte dal Fascismo” che o non esistono, o sono in realtà attribuibili a momenti precedenti e successivi alla storia, oppure nate animate da eccellenti intenzioni e, come molte opere Italiane del passato, note per aver partorito risultati subottimali.
I treni in orario sono sia tra le cose inesistenti che, trasversalmente, tra le cose per cui un piccolo migliorameno non si deve al regime.
Quando c’era Lui i treni arrivavano in orario? Affatto
Il Fascismo aveva ereditato una linea ferroviaria in disfacimento, ulteriormente ridotta in malarnese dopo la Prima Guerra Mondiale, e faticosamente ripristinata nelle parti danneggiate nell’immediato dopoguerra.
Vale a dire, col Regime Fascista salito a potere nel 1922, con almeno quattro anni di lavori ferroviari di cui il Fascismo e suoi sostenitori si presero il merito.
Ma anche così vi era una netta discrepanza tra l’opinione dei sostenitori del partito, specie italiani, e la stampa estera.
Nel 1936 il giornalista Statunitense George Seldes notò che, al pari di ogni regime, “curiosamente” le grandi tratte frequentate da turisti e maggiorenti stranieri erano grossomodo in orario, ma la maggior parte delle altre tratte, le tratte minori usate dai pendolari erano afflitte da una sequela di disservizi che rendevano l’orario una chimera.
Qualcuno di voi chioserà che succede ancora adesso, specie in periodi di elevata mobilità e crisi sui lavori, ma il punto è che il Regime Fascista semplicemente si fondava sulla menzogna.
Elizabeth Wiskemann, giornalista inglese, confermò di non aver mai viaggiato su un treno in orario, e una delegazione del ministero degli esteri Belga negò il mito dei “treni italiani puntuali” dichiarando invece il mito degli Italiani come incapaci di arrivare in orario.
Semplicemente, a giornalisti e delegati esteri era consentita libertà di parola, in madrepatria, a giornalisti, delegati e semplici utenti italiani no.
Ogni notizia sgradita al Regime veniva nascosta e tirarle fuori era un atto di “disfattismo”, quindi ti poneva come nemico dello Stato e andava rigidamente censurata e il suo latore punito.
Questo naturalmente impediva che un italiano insoddisfatto si lamentasse, mentre il simpatizzante aveva buon gioco ad esibire i treni come “simbolo della legge, dell’ordine e dell’organizzazione del fascismo”.
Simbolo, come abbiamo visto, basato su un falso.
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