La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste

di Shadow Ranger |

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La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste Bufale.net

La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste: nonostante un post X dichiari la sua esistenza, con un nome peraltro così stereotipato da suonare xenofobo, non esiste alcuna Samira Buzbab campionessa di nuoto.

Il riferimento è ovviamente alla falsa narrazione sulla campionessa di pugilato Imane Khelif, falsamente accusata di essere un “uomo transessuale” con criteri poco chiari dettati da una federazione sospettata di vicinanza al Cremlino e a tratti di essere anche una aliena rettiliana.

La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste

La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste

La Buzbab non esiste: si tratta di Lia Thomas, campionessa di nuoto transessuale esclusa dalle Olimpiadi (cosa che peraltro, come vedremo, nega le false narrazioni filorusse sulle Olimpiadi). Peraltro, con un goffo fotoritocco sul pube per aggiungere un bozzo, anche questo cifra comune in molti fotoritocchi.

La campionessa di nuoto algerina transessuale Samira Buzbab non esiste

La foto usata è disponibile su Getty Images, naturalmente a pagamento (ma dubitiamo che chi ha fatto il fotoritocco abbia ottemperato i diritti), modificata per incunearsi nel filone transfobico delle foto “not a dude” (foto di nuotatrici col pube photoshoppato) e contemporaneamente soffiare sul fuoco dell’inesistente polemica col CIO e l’Algeria.

Lia Thomas, prima campionessa americana transgender risulta infatti esclusa di diritto dalle competizioni olimpiche in quanto per la competente federazione di nuoto ha effettuato una transizione di genere MtF, attraversando quindi la pubertà e i cambiamenti fisici che le darebbero un vantaggio su atlete donne.

Basti questo a provare la falsità di ogni accusa rispetto al CIO, che secondo l’attuale narrazione (sovente politicamente orientata) sarebbe promotore di una agenda “gender” che costringe atleti maschi a competere con le donne senza idonea “verifica gender”.

Si tratta quindi di un contenuto transfobico che si incunea nella narrazione politicamente orientata e di marca transfobica che abbiamo visto in queste Olimpiadi.

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