Non esistono “centinaia di parole esquimesi per neve”
Uno dei miti più risalenti nel tempo è l’esistenza di centinaia di parole esquimesi per neve. A tratti chi diffonde l’aneddoto è generoso e si ferma a quaranta.
Il mito nasce per giustificare il concetto di relativismo linguistico: la teoria per cui le lingue siano il frutto dell’ambiente e quindi una popolazione cresciuta tra i ghiacciai perenni debba avere parole per ogni tipo di neve esistente.
Ma non è così: ci sono frasi e gruppi di parole per ogni tipo di neve, non di parole
Non esistono “centinaia di parole esquimesi per neve”
Partiamo da una serie di considerazioni: non esiste una sola “lingua esquimese”, ma una famiglia di lingue eschimo-aleutine, composta dalle lingue eschimesi (conosciute come Inuit) nel nord dell’Alaska, del Canada ed in Groenlandia, dalle lingue yupik nell’Alaska sud-occidentale ed in Siberia, e dalla singola lingua aleutina delle Isole Aleutine e delle Isole Pribilof.
Le lingue di tale famiglia sono lingue agglutinanti: in esse diversi morfemi si combinano senza trasformarsi, aggiungendo suffissi e prefissi, ovvero blocchi di parole equivalenti alle nostre frasi, grossomodo.
Ciò posto, in realtà nei linguaggi proto-Eschimesi esistono tre radici collegate ala neve: qaniɣ per la neve che cade, aniɣu per la neve caduta, e *apun per la neve in terra.
Ovviamente, laddove in una lingua agglutinante eschimo-aleutina bisognerà parlare di tormenta di neve, neve che si scioglie e altri simili concetti la forma privilegiata sarà l’uso di suffissi e prefissi, dando l’illusione di una lunga pletora di parole.
Al contrario le lingue eschimo-aleutine hanno effettivamente molti più pronomi dimostrativi dell’italiano: almeno una trentina.
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