Minacce, profili fake e fango: è iniziata la campagna d’odio contro Pietro Orlandi
Tra gli sviluppi sul caso Emanuela Orlandi ci ritroviamo, inevitabilmente, a parlare di una campagna d’odio partita a gamba tesa contro il fratello Pietro. Non semplici fedeli turbati dalle ultime novità – di cui parleremo – che conseguono l’apertura delle indagini da parte della Santa Sede dopo quaranta anni di silenzio, bensì un vero e proprio attacco frontale in cui compaiono anche minacce di morte.
Come abbiamo visto accadere con i pro-Putin e i no-vax, ora stiamo assistendo al proliferare di un esercito mononota pronto ad intervenire con ogni genere di offesa cieca in ogni post pubblicato da Pietro Orlandi. Alle semplice espressioni di dissenso, purtroppo, si alternano veri e propri attacchi frontali in cui Dio, Gesù e la fede cristiana diventano il pretesto per abbassare il livello di umanità e cedere il posto alla violenza più subdola e tipica dell’era social.
Il contesto
Riportare tutti gli sviluppi sul caso Orlandi appesantirebbe la lettura. Su Bufale.net eravamo rimasti all’apertura delle indagini da parte della Santa Sede – la stampa aveva parlato, erroneamente, di “riapertura” – una notizia sensazionale confermata proprio dagli organi di stampa della Santa Sede in una nota pubblicata il 9 gennaio 2023.
Nel contempo, verso la fine del 2022 spuntò il cosiddetto audio shock reso pubblico dal giornalista investigativo Alessandro Ambrosini sul suo blog Notte criminale. L’audio documentava un colloquio tenuto tra il giornalista e un ex socio di Enrico De Pedis che faceva nomi e cognomi di altissimi prelati dello Stato Pontificio, tra cui quello di Karol Wojtyla e il segretario di Stato Agostino Casaroli.
Brevemente, si parlava di strani traffici di minorenni nei quali Emanuela Orlandi sarebbe stata inghiottita, sostanzialmente confermando quanto riportato prima dal giornalista Tommaso Nelli in Atto di dolore e poi nella serie Netflix Vatican Girl. Un’amica della cittadina vaticana scomparsa, ricordiamo, aveva riferito che Emanuela Orlandi le confidò di essere stata oggetto di attenzioni da parte un religioso nei giardini vaticani.
Spostandoci velocemente avanti nel tempo, il 12 aprile Pietro Orlandi è stato finalmente ricevuto dal Promotore vaticano della Giustizia Alessandro Diddi, con il quale si è trattenuto per 8 lunghissime ore. Una volta terminato l’incontro, Pietro Orlandi ha dichiarato ai giornalisti di aver fatto i “nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare”.
A rifinire l’intero impianto di novità, almeno in termini di cronaca, è stato quanto accaduto il giorno precedente, 11 aprile, quando Pietro Orlandi ha partecipato a DiMartedì e ha detto: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case“. Sulle conseguenze di quella frase e del suo successivo incontro con Diddi presso la Santa Sede, si concentra questo editoriale.
Il fango contro Pietro Orlandi: minacce, profili fake e odio
Se da una parte esiste certamente la stampa vaticana che risponde alla frase di Pietro Orlandi attraverso le parole del cardinale Stanislaw Dziwisz, dall’altra si crea l’ennesimo problema con gli equilibri sui social.
Accade, infatti, che Vatican News accusi Pietro Orlandi e il suo legale Laura Sgrò di “non aver indicato le fonti delle informazioni al Promotore di Giustizia”, cosa che lo stesso Orlandi respinge: “Gli abbiamo consegnato [a Diddi, ndr] una lunga lista di nomi”.
Soprattutto, la stessa Laura Sgrò ha replicato alle accuse di Vatican News con una lettera inviata proprio alla redazione nella quale si legge, a chiare lettere, che la stessa Sgrò non ha partecipato al colloquio tra Pietro Orlandi e Alessandro Diddi e soprattutto la redazione, con quell’articolo, eserciterebbe su di lei la pressione di violare il segreto professionale.
Nei fatti, Orlandi non ha mai accusato Giovanni Paolo II di pedofilia – dato che anche Papa Francesco ha parlato di “illazioni offensive” – e lui stesso ha precisato che la frase “non andava certo a benedire le case” può significare di tutto, “anche che andava a giocare a biliardo“, ma la corda si è spezzata presto. Gli account di dubbia provenienza commentano: “Vi inviterei alla prudenza” e snocciolano supercazzole su “massoni komunisti” che avrebbero manipolato i familiari della povera Emanuale, e proprio come accade tra no-tutto e pro-Putin i loro profili sono monotematici: solo contenuti sul Papa o sul caso Orlandi.
Alle velate insinuazioni, si aggiungono le minacce di morte:
“Tu farai una brutta fine, schifoso mentitore”. Insomma, come molti solidali con la famiglia Orlandi sostengono, ormai la campagna d’odio contro il fratello Pietro è partita ed è successo una volta concluso il colloquio con Diddi presso la Santa Sede. Ciò di cui abbiamo parlato oggi riguarda certamente casi isolati, ma parliamo già di casi e non affatto di caso.
Esiste già una pluralità, e per non allungare troppo la narrazione ci siamo limitati a pochi esempi.
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